La Waterloo sulla via Emilia del Pd targato Matteo Renzi, 667.283 voti in meno rispetto alle europee di maggio 2014, un calo del 55,9% e 322.504 persi per strada rispetto alle regionali del 2010, il 37,6% in meno, dà ragione alla profezia di Massimo D’Alema: Renzi è un episodio della sinistra, non il punto d’arrivo.
Siccome i numeri parlano, ma in questo caso cantano, l’esultante abbiamo vinto due a zero di Renzi, somiglia assai alla famosa vittoria di Pirro: tanti dei 667.283 voti persi per strada sono parte del nostro elettorato che secondo D’Alema e’ disaffezionato: questo dimostra che l’illusione di buttar via l’elettorato di sinistra per conquistare quello di centrodestra e’ sbagliata.
Non regge, dunque, la sin troppo approssimativa analisi di Renzi: l’astensione è un problema secondario, al cospetto della ben più profonda di D’Alema: la disaffezione del nostro elettorato e’ un problema politico: non molto tempo fa abbiamo avuto un risultato elettorale eccezionale e ora molti sono delusi.
I numeri della Waterloo renziana parlano, anzi cantano. Nella sua roccaforte emiliana, il Pd è passato dal 70% delle europee 2014 e dal 68,1% delle regionali 2010, a un risicato 37,7%, con un calo di più di 30 punti. E in Calabria è sceso dal 45,8% delle europee di maggio e dal 59% delle precedenti regionali, al 43,8%, con un calo che oscilla da due a sei punti. In totale, nelle due regioni conquistate, il Pd ha bruciato 749.994 voti rispetto alle europee di maggio di sei mesi fa: 667.283 sulla via Emila e 82.711 in Calabria.
Lasciare sul terreno 749.994 elettori, vuole dire, innanzitutto, scarsa credibilità e affidabilità verso chi dirige le operazioni in loco e al centro e anche disconoscimento del fragilissimo per quanto eclatante 41% circa arrivato alle europee di maggio che dopo sei mesi, sei, finisce per il 49,6% nell’astensione: piaccia o no, i 749.994 elettori che hanno disertato in massa le urne hanno voluto rimarcare la loro disaffezione dal Pd locale e centrale, e dallo stesso governo. E, ancora, da formazioni a sinistra del Pd, come Sel e/o la lista Tsipras non hanno intercettato il voto di astensione, fermandosi mediamente al 3,5-4%.
Ha pesato la questione morale? Certamente: assistere alla continua dilapidazione di denaro pubblico, alle spese pazze dei rimborsi elettorali, alla piaga del trasformismo, genera distacco e disaffezione indubbiamente profondi specie se vengono dai sacerdoti delle mani pulite.
Ha pesato l’attacco ai diritti e alle tutele sindacali, come l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori? Certamente: mettersi sulla stessa lunghezza d’onda del neoliberista e senatore a vita Mario Monti o dell’Unto del Signore, Silvio Berlusconi, non ha portato consensi.
Ha pesato la crescita delle diseguaglianze? Certamente: veder assottigliarsi quotidianamente il valore di stipendi e pensioni e perfino dei propri risparmi da una sfilza di leggi e leggine di misure inique e vessatorie, mentre le medie e grandi ricchezze crescono, ha fatto salire rabbia e sofferenza.
Tutti motivi validi che possono spiegare la Waterloo del Pd: ma forse bisognerebbe inserire e presto e con coraggio, la laicità per la pressocchè totale sudditanza ai diktat della Chiesa e di Papa Francesco su diritti che si vorrebbe non rendere disponibili alla gente e in particolare per le donne: all’aborto sicuro e legale, all’eterologa, alla contraccezione e riproduzione libera, alla fecondazione assistita, all’eutanasia. Nè sono tollerabili, per uno Stato laico e non teocratico, i silenzi a proclami simil-razzisti un bambino battezzato non è uguale a un bambino non battezzato.
C’è ancora molto da fare perchè Renzi sia veramente un episodio della sinistra, secondo la profezia di D’Alema: il rischio di scivolare in una dittatura religiosa e liberista che restringe sempre più le maglie delle libertà e dei diritti individuali e collettivi, della democrazia e della partecipazione, è tutt’altro che scongiurato e la risposta alla Walterloo renziana non può che essere l’altra sinistra, laica e antidogmatica, per infrenare le inframmettenze clericali e per far rinascere una prospettiva socialista e liberale.