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Ecco come la Zucchi di Buffon sarà salvata (forse) dal fondo Gem

A salvare Gianluigi Buffon sarà un fondo di investimento specializzato in mercati emergenti. Si chiama Gem, ha sede a New York e firmerà (forse) un aumento di capitale riservato da 15 milioni in Zucchi, la società tessile in cui il portierone ha una quota del 56%.

I NUMERI DI ZUCCHI
E di salvare la società ce n’è un gran bisogno se si dà uno sguardo ai numeri. Così li riporta Repubblica : “La capogruppo Vincenzo Zucchi spa, dopo avere archiviato i primi nove mesi del 2014 con una nuova perdita di 8,9 milioni, è ricaduta nella fattispecie disciplinata dall’articolo 2446 del codice civile. In altri termini, il rosso ha superato un terzo del capitale e la società deve correre ai ripari”. Era già successo a marzo quando la società aveva dovuto ridurre il capitale sociale per 17,86 milioni e fino a 7,54 milioni “insieme con un aumento di capitale riservato da 15 milioni al fondo Gem global yield fund limited, che dovrebbe entrare nell’azionariato. Il condizionale, però, è d’obbligo, visto che quest’ultima operazione non si è ancora chiusa”.

IL RUOLO DELLE BANCHE CREDITRICI
L’impegno maggiore è ovviamente richiesto alle banche creditrici – Intesa Sanpaolo, Unicredit Banco Popolare e Bnl oltre a Banca di Legnano (Bpm) e Banca Popolare di Bergamo (Ubi) a cui è stata chiesta a fine ottobre una moratoria per il mantenimento delle linee di credito e per non risolvere l’accordo di ristrutturazione. A fine settembre l’indebitamento finanziario di Zucchi ammontava a 94 milioni.

… E QUELLO DELL’OUTSIDER GEM
Ma chi sono invece gli outsider di Gem? Global emerging market, questo il significato dell’acronimo, si presenta sul sito web come un “gruppo di investimenti alternativi da 3,4 miliardi di dollari, che gestisce un insieme di veicoli di investimento focalizzati sui mercati emergenti nel mondo”. Mercati emergenti come l’Italia? Il gruppo ha investito in “305 società in 65 Paesi”, in “buyouts di piccole e medie imprese, investimenti privati in azioni pubbliche e operazioni di venture capital” ed è entrato nel mercato del private equity Usa, “con il fondo affiliato Kinderhook Industries”. Le imprese target hanno fatturati compresi tra 30 e 150 milioni di euro.

LE ULTIME OPERAZIONI
Tra le ultime operazioni, operazioni spiccano proprio quelle americane: da Christal’s e Peekay, due retailer per adulti yankee, a Pawn Plus, operatore nel settore dei pegni in Pennsylvania, fino a Changing World Technologies, una società che ha sviluppato una tecnologia per la trasformazione degli scarti alimentari in bio-diesel, a Neos Ocular, che ha inventano un nuovo laser per il trattamento della presbiopia. In tutte queste società Gem ha acquisito una quota di maggioranza. Come in Ansen Electronics Company, basata a Hong Kong; nell’agenzia di modelle svizzera Elite; nella componentistica auto della belga Vcst Industrial Products. Ancora, in Challenger Limited, che lavora nei servizi legati a petrolio e gas e ha sede nell’Isola di Man e nel gestore di ospedali Apollo Hospitals Group, quotato a Mumbai.

QUOTE DI MINORANZA
Molti più mercati emergenti quando le operazioni riguardano quote di minoranza.
Da Agrenco Limited, una società nel settore agricolo basata alle Bermuda, all’investment company specializzata sull’Africa Aurora Investment Holdings, a China Timber Resources nel settore della gestione delle foreste. L’elenco è lungo e comprende società di ogni Paese: dall’Ungheria (con la compagnia assicurativa Cig Pannónia Életbiztosító), alla Turchia (con il produttore di succhi di frutta e conserve Ersu Meyve ve Gida Sanayi), alla Grecia con l’It di Ilyda; alle Filippine con Mrc Allied Industries, nel settore dello sviluppo immobiliare. Ma c’è anche la Francia, con Gaussin, che produce rimorchi per i trasporti industriali via nave e areo. E l’Italia, con l’industria alimentare Arena.

IL LEGAME CON L’ITALIA
Il buyout di Zucchi non sarebbe dunque né il primo né l’unico. E chissà se a fare da ponte con il BelPaese è Carmine Villani , managing director di Gem dal nome italiano che secondo la bio ufficiale si occupa di investimenti in energia ed ha un curriculum internazionale, a partire dalla laurea in Texas, in contabilità e business administration. “Villani è stato managing director in Kpmg a New York, dal 1991 al 1996, dopo aver lavorato in Citibank in Germania nel 1991 e precedentemente come auditor presso Ernst & Young a Los Angeles nel 1990”.

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