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L’imbroglio culturale di Renzi e l’abolizione di laicità e socialismo

La sinistra, come la Titina, la cerco e non la trovo, chissà dove sarà, s’è persa nelle nebbie di una temperie culturale, quella che viviamo oggi, assai poco laica e sempre più spinta verso l’imperialismo missionario, anticamera della cristianità armata alla conversione di infedeli, anticonformisti, trasgressivi, cui non si riconosce, lo dimostrano le crociate, se non il dovere di essere oggi emarginati, ieri eliminati.

Una temperie culturale che si muove tra l’imbroglio culturale di Matteo Renzi di mettere nel pantheon del Pd l’azionista laico Piero Calamandrei, inflessibile oppositore dell’art. 7 della Costituzione, il Concordato clerico-fascista del ’29, insieme ai catto-comunisti Dossetti, La Pira e Berlinguer, e la supposta rivoluzione di Papa Francesco che ha conquistato qualche cuore e mente che avanti con gli anni – Bertinotti, Pannella, Scalfari – ha rinnegato, fino a cancellarla, la parola laicità in toto.

L’imbroglio culturale di Renzi è ancor più eclatante nella citazione, ereditata dalla sgiagurata era veltroniana, di Ghandi, Mandela e Kennedy contestuale all’oscuramento totale di qualsiasi protagonista, e ce ne sono stati tanti, del socialismo europeo: Brandt, Wilson, Palme, Delors, Zapatero, Giolitti, Trentin, cui il suo Pd fa parte dopo la sbandierata, forse frettolosa adesione al Pse. Dovrebbero preoccuparsi assai i vertici del Pse per una simile, inconcepibile, stortura.

Allora, altro che rivendicare siamo di sinistra, non abbiamo bisogno dell’esame del sangue, come sostiene Renzi a Repubblica! Di fronte a uno scempio culturale del genere, può anche essere vero che il Pd non ha bisogno dell’esame del sangue: ha urgentissimo bisogno di trasfusioni del sangue, continue e selezionate, per un verso e, per l’altro, di un approfondito check-up sul suo stato psicologico, o meglio sulla sua identità.

L’argine a questa temperie culturale assai poco laica, che vuol imporrre il bambino battezzato non è uguale al bambino non battezzato e la donna non ha diritto di accedere all’aborto sicuro e legale, all’eterologa e alla contraccezione, sta in una sinistra non genuflessa, l’altra sinistra, fautrice di uno Stato di diritto e non teocratico, per ritrovare la seducente Titina e ridar vita alle due inseparabili parole cancellate dalla temperie culturale: laicità e socialismo.

 


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