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Nella mobilità sostenibile l’Italia continua a dimostrarsi carente rispetto all’Europa

Nell’immaginario di molti, il nostro Paese rappresenta la culla in cui sono stati raggiunti gli apici dell’espressione artistica e culturale del vecchio continente, un territorio che raccoglie meravigliosi borghi e splendide città d’arte in cui è possibile ammirare opere illustri. Peccato che queste città siano spesso congestionate dal traffico e che la scarsa mobilità sia uno dei primi aspetti a disincentivarne la visita. Nonostante gli italiani subiscano gli effetti di un traffico sempre più intenso e debbano fare i conti con i continui rincari che interessano i costi di gestione della propria autovettura, cui possono porre in parte rimedio mettendo le assicurazioni auto migliori a confronto per trovare la polizza dal premio più contenuto, la soluzione più auspicabile, adottata da molte città europee, nel nostro Paese non sembra riuscire ad attecchire.

In tutta Europa, le iniziative per promuovere una mobilità sostenibile sono davvero numerose: a partire dall’intensificazione del trasporto urbano con passaggi frequenti e puntuali, i sistemi di car sharing che consentono di muoversi capillarmente per la città, le piste ciclabili ben strutturate e che permettono di muoversi in sicurezza nello spazio urbano, sino ad arrivare a sistemi di consegna merci realizzati da mezzi non inquinanti e zone cittadine verdi e sicure che incentivano gli spostamenti a piedi, i motivi che inducono il cittadino ad abbandonare l’auto di proprietà, un bene costoso e superfluo, in favore di spostamenti più rapidi e sostenibili, sono davvero numerosi.

Insomma, l’Italia sarà pure il Bel Paese, la terra di Venezia, della Città Eterna, di Firenze e del Rinascimento, ma le bellezze e i tesori di cui disponiamo non possono, da soli (o per lo meno possono solo in parte) sostenere il turismo e l’indotto che ne deriva, stimolare gli investimenti e le grandi opere se non adeguatamente integrati a un sistema di servizi completo, efficiente e a misura di individuo. La differenza con le politiche sociali degli altri Paesi è palese, e lo sono anche i risultati.

L’efficacia di queste politiche è riscontrabile soprattutto nelle nazioni del nord, dove la mobilità sostenibile è perfettamente integrata nello stile di vita delle persone: ad Amsterdam più di metà dei cittadini si muove agevolmente sui 500 km di piste ciclabili che la attraversano, Berlino gode di un ottimo sistema integrato di trasporti, mentre Oslo è considerata la capitale mondiale dell’auto elettrica, posseduta da ben 21.000 persone.
Inoltre, in moltissime città, vengono continuamente inaugurati quartieri “auto free”, realizzati appositamente per residenti senza macchina.

L’Italia purtroppo non ha raggiunto risultati altrettanto brillanti, soprattutto se si considera che la diminuzione del numero delle immatricolazioni è imputabile unicamente alla crisi economica che ha colpito il nostro Paese, detentore del primato di nazione più motorizzata d’Europa.
Il Libro Bianco dell’Eurispes sul trasporto merci e persone rivela come, nelle grandi aree metropolitane, ci siano più di 600 automobili ogni mille abitanti, cifra che tocca la soglia di 700 a Roma e Firenze.
Roma e Milano sono inoltre presenti nella top ten delle città europee più congestionate, con velocità medie di percorrenza inferiori ai 10 km/h.

Tali esiti sono tutt’altro che incoraggianti e mostrano come la situazione in Italia sia ancora fortemente sbilanciata in favore del traffico privato su ruote. Questa si pone in netto contrasto con le difficoltà che affrontano le famiglie nel mantenere veicoli di proprietà, le cui spese costituiscono circa il 13% del reddito complessivo. Altro dato paradossale riguarda poi il fatto che il 70% degli spostamenti nelle aree urbane avvengono per il tramite di un mezzo privato che poi resta posteggiato per più del 70% della sua vita.

A dire il vero, nel nostro Paese, non mancano iniziative di comunicazione volte a incentivare la mobilità sostenibile, ma queste sono totalmente svincolate da un progetto organico che ne regoli lo sviluppo, motivo per cui un’adozione uniforme sul territorio nazionale non risulta plausibile.
L’unica iniziativa che ha riscontrato una buona partecipazione e ha prodotto risultati tangibili è stata il car sharing: durante il “Car Sharing Day” sono stati presentati i numeri relativi all’utilizzo di questo servizio ed è emerso il dato incoraggiante di oltre 220.000 iscritti per una squadra di 2.500 vetture distribuite in 11 città, con picchi di utilizzo a Milano e Roma.
A dare speranza è il fatto che queste cifre possano crescere nel tempo, arrivando nel 2020 a coinvolgere 12 milioni di utenti per un giro di affari di 6,2 miliardi su scala globale.

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