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Intesa, Unicredit, Mps & Co. Ecco la lenta (e incerta) ripresa delle banche italiane. Report Prometeia

Se non c’è ripresa economica, le banche non ce la possono fare. Un mantra, che vale quasi per ognuno dei fiacchi settori dell’industria domestica, ripetuto nel rapporto di previsione sui bilanci bancari di Prometeia. L’ultima edizione del rapporto del centro studi bolognese dipinge tuttavia un quadro abbastanza ottimistico di tutto il sistema che intravede segnali di timida ripresa – salvo complicazioni. Come quelle provocate dall’Europa che ci mette lo zampino con “una regolamentazione più complessa e stringente e il passaggio alla vigilanza della Banca centrale europea”.

IL PASSATO

Il percorso di aggiustamento avviato negli ultimi anni per rispondere al mutato quadro regolamentare e alle pressioni generate dalla lunga fase di crisi, “ha determinato una profonda erosione della redditività con un divario rilevante tra il costo e la remunerazione del capitale – scrive Prometeia – Tuttavia con il completamento del Comprehensive Assessment della Bce il cui esito è stato reso pubblico il 26 ottobre si apre una fase nuova. Il sistema bancario italiano è complessivamente solido, con un buon livello di eccedenza di capitale… nonostante la valutazione al 31 dicembre 2013 veda un numero di istituti in deficit di capitale. Una parte consistente di questo deficit è già stato colmato”.

… E IL FUTURO
A partire da qui, dunque, la maggiore sfida è puntare alla crescita della redditività. “Gli effetti positivi di un recupero dell’attività economica, seppur ancora modesto e rinviato al 2015, potranno essere amplificati dalle misure straordinarie messe in campo dalla Bce e dalla maggiore trasparenza sui bilanci delle banche derivante dal Comprehensive Assessment, appena completato”, spiegano da Prometeia. I finanziamenti della Bce dovrebbero fare la differenza e “favorire l’offerta di credito, soprattutto quando migliorerà la domanda di famiglie e imprese”. Con tutti i vantaggi che ne conseguiranno in termini di rafforzamento dei conti economici.

I CONTI
Il 2014 sarà ancora un anno cupo per le banche italiane. “Il flusso di rettifiche sui crediti sarà superiore al margine da clientela per il terzo anno consecutivo e assorbirà oltre l’85% del risultato di gestione”, e potranno ridursi solo nel triennio 2015-2017 grazie al graduale miglioramento delle condizioni economiche. “Tuttavia – continua Prometeia – la necessità di tenere elevate le coperture e la debolezza della fase di ripresa, obbligherà a tenere livelli di rettifiche importanti, superiori a quelli pre-crisi”. Ovvero oltre i 47 miliardi di euro, nel triennio, rispetto ai 40 registrati tra il 2009 e il 2011. Il costo del rischio si porterà invece a 85 punti base nel 2017, il doppio rispetto ai valori pre-crisi. La fiscalità, a partire dal 2015, dovrebbe avere un impatto decrescente, dato il nuovo regime di deducibilità in cinque anni delle rettifiche sui crediti.

A QUANDO L’UTILE?
Nel 2014 l’utile netto dovrebbe risultare positivo per 500 milioni. Nel triennio successivo però il settore registrerà circa 28 miliardi di utili netti, poco meno della metà di quelli realizzati nel triennio 2005-2007 (oltre 61 miliardi). Il roe potrebbe migliorare al 4,6% nel 2017. Ma sempre sotto i livelli pre-crisi.

I LIMITI E I RISCHI ANCORA IN CAMPO
Inoltre, i rischi non mancano. Come già hanno dimostrato gli stress test, il modello di intermediazione tipico delle banche italiane è stato il più penalizzato nell’onda lunga della crisi. E i volumi di credito sono destinati a crescere poco. “Ma l’ostacolo maggiore per un recupero significativo della redditività – conclude Prometeia – e il ritorno a ritmi di crescita sostenuti del credito rimane la rischiosità del credito, che continuerà a erodere una parte significativa dei margini tradizionali. Resteranno importanti pertanto le azioni di razionalizzazione della struttura fisica e dei costi operativi”.


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