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A preoccupare Putin ora c’è l’economia russa

Crescita del 2,1% entro il 2018. L’obiettivo economico dei big del pianeta, contenuto nel documento conclusivo del G20, resta ambizioso per un’Europa dai risultati ancora deludenti. Ma questo traguardo sembra lontano al momento anche per la Russia. Il presidente Vladimir Putin, infatti, non deve fare i conti solo con un’opinione pubblica internazionale ostile e con le tensioni in territorio ucraino. Le ripercussioni della sua politica al momento sono tutte interne, e stanno causando lo stallo economico-finanziario e il panico nel Paese.

Con un rublo soggetto a forti oscillazioni, la banca centrale russa ha annunciato negli scorsi giorni la liberalizzazione del cambio. I vertici di politica monetaria si apprestano dunque a “rottamare” il sistema che prevede interventi da 350 milioni di dollari al giorno ogni volta che la moneta scende al di sotto della forchetta fissata.

Il prezzo del rublo, che da inizio anno ha perso oltre il 30% a causa di sanzioni occidentali e prezzi del petrolio in ribasso, sarà ancorato attraverso i meccanismi di mercato, ma la Banca di Russia interverrà sui cambi, attingendo alle riserve di valuta estera se necessario per difendere la stabilità finanziaria.

Putin, si è detto “certo” che “gli attuali sbalzi del rublo finiranno presto” poiché le azioni della banca centrale russa in risposta alle azioni degli speculatori “ridurranno la volatilità del mercato valutario”. Intervenuto al vertice Apec di Pechino, Putin ha sottolineato che la Russia non aumenterà il suo debito statale e lo manterrà ad un livello controllabile inferiore al 15% del prodotto interno lordo.

L’economia della Russia risente delle sanzioni legate alla questione Ucraina. La banca centrale guidata da Elvira Nabiullina ha tagliato le sue previsioni sulla crescita nel 2015 portandole a zero nello scenario di base, in considerazione sia delle misure punitive prese dai Paesi occidentali e attese almeno fino al 2017 sia di un prezzo medio del petrolio di 95 dollari al barile. E le notizie sull’andamento dell’inflazione non sono migliori. Il tasso di crescita dei prezzi, stando alle ultime previsioni della banca centrale russa, toccherà l’8,2%-8,4% nel 2014, rispetto al 7,5% precedentemente stimato.

“I nostri indici di base riguardanti le riserve aurifere e valutarie restano a buon livello, questo ci permette di controllare la situazione senza l’adozione di misure straordinarie supplementari. Ripeto, non intendiamo introdurre restrizioni sui movimenti di capitali”, ha detto Putin.

Ma le rassicurazioni di Putin non calmano il panico che si sta diffondendo nel Paese. Specialmente tra i miliardari che da sempre gravitano nell’orbita del presidente, come sottolineato da New Republic. In un’intervista rilasciata lo scorso mese al FInancial Times, Sergei Pugachev conosciuto come “il banchiere del Cremlino”, ha ammesso che la Russia è “in stato di guerra”. La guerra dei cannibali miliardari che tentano di accaparrarsi le briciole di un Paese che si sente allo sbando.


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