“Qual è il doppio di sei? Siamo…” – LInus
Viviamo in un mondo complesso ed interdipendente. Un mondo dove l’economia della conoscenza e la diffusione delle nuove tecnologie di rete hanno prodotto il capitalismo intellettuale 2.0 che sta generando cambiamenti epocali nei mercati e nella società.
E’ un salto di paradigma straordinario quello in corso, una tendenza inarrestabile alle competenze ed alla professionalizzazione diffusa che sta ridisegnando dalle fondamenta il contesto competitivo e che pone al centro dell’universo economico e sociale la conoscenza e, dunque, l’uomo che la detiene. Spostare la visione dal processo di produzione a quello di condivisione, ossia dal consumo razionale dei fattori disponibili (capitale e lavoro) alla creazione di reti che facilitano la condivisione della conoscenza: è questo il significato evolutivo profondo del capitalismo intellettuale.
Tutto cambia, in un mondo in cui la condivisione è il valore fondante, bisogna pensare e agire in modo diverso: non si fa più competizione individuale, si fa competizione collaborativa. E’ una rivoluzione profonda. Non si vince più da soli o vincono tutti o non vince nessuno.
Ma non è finita: se cambia il capitalismo, è chiaro che devono progressivamente adeguarsi anche i modelli di rappresentanza degli interessi. E’ in atto una metamorfosi dei modi di concepire la rappresentanza che necessita di una nuova dimensione di condivisione e collaborazione per accompagnare la crescita del sistema nel suo complesso.
Ed è proprio questa la linfa vitale di CONFASSOCIAZIONI, il soggetto di rappresentanza del sistema delle associazioni professionali dei servizi all’impresa e delle professioni innovative che aggrega 157 organizzazioni con circa 260.000 professionisti iscritti: un segmento importante, il sistema nervoso del Paese che include, ad esempio, le professioni del management, dell’informatica, della comunicazione, della formazione, della finanza d’impresa, del private & investment banking e del real estate.
Quali sono i “perché” di questo successo? In estrema sintesi, essi risiedono nelle logiche di competizione collaborativa che vengono attivate. Prima esistevano comportamenti antagonisti o finalizzati al mero presidio della propria nicchia, sia che fosse un’impresa, una posizione professionale piuttosto che la propria associazione di categoria. Ora c’è una piattaforma collaborativa come Confassociazioni che cerca di offrire risposte concrete e pragmatiche attraverso l’integrazione e la collaborazione delle professioni associative con tutti gli altri protagonisti dell’economia e della società della conoscenza. Nessuno escluso.
Un meccanismo inclusivo, una rete di rappresentanza diffusa che va al di là dei conflitti del passato perché ciò che conta per il futuro è l’obiettivo strategico della collaborazione e della condivisione. Un modello sinergico di organizzazione in cui tutti lavorano insieme creando nuove prospettive per le professioni associative, il sistema nervoso del Paese, un sistema spesso innovativo che, pur nelle difficoltà del periodo attuale, è forse l’unico capace di offrire opportunità e risposte alle nuove generazioni.
Ma come è stato possibile invertire il trend negativo del mercato della rappresentanza? In sintesi: nella logica della piattaforma collaborativa delle reti del capitalismo intellettuale 2.0, il vantaggio individuale non dipende più solo da un calcolo di convenienza quotidianamente aggiornato, ma vive e cresce nei processi di moltiplicazione delle reti e delle organizzazioni a cui il professionista (e la persona) aderisce.
Reti e organizzazioni in cui ciascuno si fida nel dare sapendo che riceverà (ancorché, magari, non subito) qualcosa in più di ciò che ha dato. Non necessariamente un vantaggio economico. Non sempre il vantaggio quello ricercato originariamente o è misurabile in moneta corrente: anzi, nella società della conoscenza e dei saperi il valore si concentra sull’immateriale, sul sistema relazionale, sul superiore vantaggio competitivo generato dalla collettività.
Le strutture progettate come CONFASSOCIAZIONI ragionano e collaborano come piattaforme di condivisione innovative in cui il sapere e le conoscenze (ma anche il business) si alimentano e moltiplicano secondo un modello che potremmo definire di “rappresentanza for profit”: una grande rete di competenze ed opportunità cui ognuno dei soggetti coinvolti, pur nel pieno e profondo rispetto delle regole etiche e dell’assenza di conflitto d’interessi, si attivano nel processo di rete con la stessa forza e velocità con cui svolgono individualmente il proprio ruolo professionale, sociale, di rappresentanza.
Tutto questo alla straordinaria velocità del Web, con visioni e obiettivi di lungo periodo prestabiliti nelle finalità, ma con processi organizzativi e con indicatori modificabili ogni momento in modo tattico. Un processo competitivo ma inclusivo, un processo “win-win” che attiva incessantemente fenomeni di competizione collaborativa.
La crescita esponenziale della galassia Confassociazioni dimostra come il fenomeno associativo delle professioni intellettuali sia tutt’altro che in crisi, nonostante l”economia di guerra” degli ultimi 6 anni. Al contrario, i numeri anti-recessivi di questa Confederazione evidenziano che i sistemi di condivisione intellettuale innovativi creano valore aggiunto in termini di idee e nuove opportunità. Bisogna metabolizzare che si tratta di un “mondo nuovo” in cui non è strategico sapere a priori quale sia l’opportunità da intravedere o cogliere, ma l’importante è essere costantemente connessi con il mondo ed esposti all’innovazione.
Il nostro è un Paese in difficoltà perché ricco e seduto anche solo nel confronto concorrenziale con economie al momento più trainanti ed evolute. Confassociazioni sta generando una sfida nuova, ottimizzando un sistema di relazioni aperto ed inclusivo, promuovendo una competizione collaborativa non solo interna ma anche aperta ai mercati globali del sapere e della conoscenza che si sviluppano in rete. Per il bene dei nostri professionisti, dei nostri giovani, del Paese tutto.