A ben vedere, dicono tutti e tre le stesse cose. Che sia Matteo il toscano, Silvio il milanese o il Matteo lombardo a pronunciarle, le parole della ricetta sono sempre quelle: meno burocrazia, meno regole, meno tasse, meno Europa. Poi i tre dosano gli ingredienti in maniera più o meno abbondante a seconda delle convenienze e delle circostanze. Capita però che i piatti serviti non piacciano ad almeno la metà dei commensali italiani. Dimenticavo, c’è anche un altro cuoco nella cucina del ristorante Italia, Beppe il genovese, ma in questo caso nemmeno si capisce quale ricetta proponga, quindi alla fine sembra prevalere il digiuno.
Ora, come accade che un’insolita nebbia provochi qualche disagio novembrino ad Abu Dhabi, succede nel paese del Gattopardo che gli Italiani brava gente e storicamente popolo di elettori preferiscano da qualche tempo a questa parte disertare le urne. Del resto, anche quando votavano in massa, non è che i riscontri oggettivi del loro voto avessero mai consentito di formare governi stabili, in grado di durare, decidere e governare. Quindi, perché stupirsi se, spinti anche dalle oggettive difficoltà di tutti i giorni, alla fine decidono di mandare un bel vaffa al loro dovere di cittadini? Popolo di qualunquisti? Di teledipendenti che non leggono e dallo scarso senso civico? Forse, in parte è così. Ma è più probabile che non si venda la politica perché manca il prodotto, ovvero quello disponibile è contraffatto da un livello medio di offerta piuttosto modesto, peraltro viziato anche da molti comportamenti che definire inopportuni è solo un eufemismo per una piccola memoria di quel rispetto che sarebbe dovuto alle Istituzioni.
E mentre il Mondo corre – almeno una parte, quello che solo alcuni lustri fa era affamato di benessere e stili di vita occidentali – il Belpaese degli intellettuali presenzialisti si interroga sulle cause di tale apatia elettorale, dimenticando la più semplice delle risposte: la gente ha bisogno di leader e quando questi non si mettono direttamente in campo, la cosa interessa loro poco.
Nella ciacola generale, manteniamo quindi la calma non essendo successo niente di grave, traumatico o addirittura pericoloso con ‘ste elezioni regionali. Si risolvano al più presto i paradossi, quelli accennati all’inizio di questo pezzullo e ci si prepari invece per quelle serie, quelle di primavera.