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Sacerdozio alle donne? Per Papa Francesco “la porta è chiusa”

Periodicamente, come un fiume carsico, torna a galla. È una di quelle questioni che compaiono ai primi posti nell’agenda dei cosiddetti catto-progressisti, cioè di coloro che in nome e per conto di una visione modernista della chiesa, vorrebbero introdurre riforme radicali perché, dicono, la chiesa deve stare al passo coi tempi. E se i tempi cambiano, deve cambiare anche la chiesa e il suo modo di stare nel mondo. Una delle questioni, dicevamo, più sentite dal progressismo in salsa cattolica, riguarda l’accesso delle donne al sacerdozio. A parte il fatto che non risulta esserci tutta questa schiera di aspiranti sacerdotesse , il punto su cui battono i fautori di questa riforma è, manco a dirlo, la discriminazione e il fatto che la donna nella chiesa avrebbe un ruolo marginale rispetto agli uomini. Probabilmente anche sulla scia dell’ideologia di gender, una sorta di femminismo 2.0 che vorrebbe fare tabula rasa di ogni differenza per dire che l’essere maschio o femmina prescinde dal dato biologico trattandosi di una libera determinazione degli individui (che però, chissà perché, continuano a nascere chi con il pisellino chi con la peperina), costoro non si capacitano di come sia ancora possibile nel XXI secolo che il sacerdozio resti appannaggio degli uomini. Onde per cui continuano a battere sul tasto della discriminazione perché non è giusto che gli uomini possano fare i preti e le donne no. Tutti devono avere pari opportunità. E’ uno dei tanti paradossi dell’epoca contemporanea: solo qualche decennio fa ad essere un valore era considerata la diversità, ora invece la diversità non è più tollerata, bisogna essere tutti uguali. E pensare che una grandissima santa come Teresa di Calcutta soleva dire che se c’era una cosa per cui ringraziava Dio era che l’aveva fatta diversa dagli uomini…Il paradosso poi diventa esilarante quando gli alfieri dell’apertura del sacerdozio alle donne, pensando magari di fare bella figura con i loro superiori, non si rendono neanche conto che sono proprio i loro superiori ad aver chiuso ogni possibilità in tal senso. Prendiamo il caso di Padre d’Ors, per sua stessa definizione “scrittore erotico, mistico e comico”. Stiamo parlano di un prete spagnolo chiamato dal Pontificio Consiglio per la Cultura, presieduto dal card. Ravasi, a far parte di un gruppo di trenta consiglieri provenienti da tutto il mondo, incaricati di presentare una relazione sul ruolo delle donna nella Chiesa. Ora uno pensa che se sei stato chiamato per un incarico così importante e delicato, una qualche sintonia di pensiero col Papa ce la devi avere, o no? Bene. Intervistato da Repubblica, alla domanda se sia favorevole al sacerdozio delle donne il sacerdote non ha esitato: “Assolutamente sì, e non sono da solo”. Per poi aggiungere: “Il cambiamento è necessario, anche perché si tratta di una discriminazione inaccettabile. ..Resistere alla vita è un peccato perché la vita è cambiamento continuo”. Dunque, padre d’Ors è favorevole al sacerdozio delle donne. E qui casca l’asino. Perché Papa Bergoglio la pensa esattamente all’opposto. Durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal Brasile dopo la Giornata Mondiale della Gioventù, il papa ha infatti pronunciato le seguenti parole, proprio in risposta ad una domanda sull’ordinazione delle donne: “E, con riferimento all’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L’ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva. Quella è chiusa, quella porta, ma su questo voglio dirti una cosa. L’ho detto, ma lo ripeto. La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica di questo.
Più chiaro di così si muore: la porta del sacerdozio alle donne è chiusa, dice Papa Francesco, avendola chiusa il suo predecessore San Giovanni Paolo II “con una formulazione definitiva”. Punto e a capo. E detto da uno come Papa Bergoglio, che rarissimamente usa toni categorici, c’è da credergli. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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