Salute e geopolitica. Non è una sinestesia lessicale, forse un binomio inusuale che nelle ultime settimane però ha raccolto intorno a sé un grandissimo interesse. Il connubio trova il suo punto di incontro nell’Ebola. E’ per questo motivo, che proprio ieri sera l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica, la Mediolanum Farmaceutici e Formiche hanno patrocinato il primo di una serie di incontri dal titolo inequivocabile: “Ebola e la nuova geopolitica della salute”.
La pericolosa febbre emorragica ha toccato sul vivo tutti, esperti di relazioni internazionali, di salute, cronisti. Non si tratta di banale solidarietà, ma di una concatenazione di cause sanitarie e conseguenze geopolitiche che gravitano intorno al virus. Il dibattito ha avuto luogo a Milano, nei locali dell’Alta Scuola, alla presenza del direttore, il professor Vittorio Emanuele Parsi, di Marco Mayer, docente presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e di Paolo Alli, deputato del Nuovo Centro Destra. A mediare l’incontro la giornalista Sky Maria Latella.
Una piacevole chiacchierata in cui è stato spiegato perché, dopo l’Aids negli anni Ottanta, il mondo ci è ricascato. Forse anche in modo peggiore. Infatti, il virus spaventa per l’effetto devastante e quasi immediato. E’ come se il corpo umano subisse un progressivo, e per niente lento, spegnimento delle sue funzionalità. L’analisi didascalica parte da un livello macro per poi concentrarsi sull’epidemia. Il professor Mayer ha iniziato dicendo: “L’Europa è uno dei Paesi che maggiormente investe nella cooperazione per lo sviluppo, nel 2013 ha speso il 55.8 per cento delle risorse”. La febbre emorragica però nasce nel Continente Nero, più precisamente, in alcuni degli Stati dell’Africa Subsahariana. Terre di nessuno in cui le contraddizioni sono ancora troppe e in cui regna la quasi totale incapacità di gestione delle risorse, locali e non. Questo è il problema principale: “La cooperazione ipocrita infatti non crea benefici. E il Consiglio Europeo ha preso coscienza di ciò, arrivando alla conclusione che occorre puntare su partnership semplici, non verticali o eccessivamente burocratizzate, per riuscire a potenziare il settore sanitario dei Paesi in via di sviluppo” ha proseguito Mayer.
La salute è il settore di cui i cittadini europei sono maggiormente soddisfatti, è necessario quindi puntare soprattutto su questo. E’ la volta dell’onorevole Alli che si concentra un po’ di più sull’aspetto politico. “L’efficienza si può ottenere solo attraverso una strategia complessiva con uno scopo comune” ha esordito Alli che prosegue: “A dettare le regole deve essere il Parlamento che finalmente ha approvato una nuova legge in tema di cooperazione e sviluppo, che ha un approccio scientifico. Non è che i microprogetti siano inutili, ma non sono abbastanza, occorre che anche le organizzazioni internazionali possano contare su un coordinamento più ampio”. Con il nuovo testo di legge, Camera e Senato destrutturano il Ministero degli Esteri affidando le commissioni a un’agenzia più virtuosa. Questo potrebbe essere un primo passo avanti.
D’altronde, Ebola è emblematica in tal senso perché, estendendosi a macchia d’olio, impone una congiuntura a più livelli e tra enti differenti. Nelle scorse settimane infatti il virus ha varcato i confini nazionali dove, è stato incubato per oltre vent’anni nel silenzio più assordante, ed è emigrato verso altri Paesi, dall’America alla Spagna, solo per citarne alcuni. E così, “grazie allo sbarco in Occidente, Ebola ha destato meggiore interesse” ha spiegato Parsi. Ha infatti ottenuto una ribalta mediatica e probabilmente una presa di posizione seria per cercare di combatterla. “La febbre infatti potrebbe avere un effetto sulla stabilità dei mercati sviluppando una tendenza al risparmio. Come quando c’era l’aviaria. Ciò preoccupa quasi più delle decine di morti che potrebbe causare”. Ne è convinto il docente che precisa infine: “Mare nostrum e l’immagrazione in generale c’entrano poco, l’infezione viaggia in aereo“. I barconi quindi non destano particolari preoccupazioni almeno per ciò che riguarda il contagio.
Il prossimo integratore culturale lo berremo tutto d’un fiato il prossimo 1 dicembre “tra gli ospiti ci sarà anche il Ministro Martina” conclude Paolo Messa “si parlerà di Expo 2015“.