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Sorridono solo gli stolti dopo le elezioni in Emilia Romagna e Calabria

Presidenza della Repubblica, Presidenza di Camera e Senato, Presidenza del Consiglio, Governatori di quasi tutte le Regioni italiane e della maggior parte delle residue inqualificabili province; praticamente tutta la nomenclatura della casta del Primo stato, con le sole eccezioni di Lombardia, Veneto e Campania, è nelle mani del PD renziano.

E tutto questo in una situazione nella quale il Parlamento è espressione di una covata di nominati eletti con una legge dichiarata incostituzionale; un presidente del consiglio non eletto è il  frutto di un rovesciamento interno al partito di cui è pure segretario, mentre le nuove ultime istituzioni sono il risultato di elezioni nelle quali ha votato poco più di un terzo dell’elettorato.

E’ vero che la partita si è chiusa 2 a 0 per il partito di Renzi, ma ciò che dovrebbe far riflettere anche “il Bomba” fiorentino è quello scarso 38% di elettori emiliano romagnoli, per cui il neo governatore Stefano Bonaccini rappresenta, di fatto, poco più del 18 % dei cittadini aventi diritto al voto.

Con il centro destra ridotto ai minimi termini e l’insignificanza di quelle residue sigle e siglette che vorrebbero rifarsi alla tradizione democratico cristiana, la situazione che si sta delineando in Italia è a forte rischio di implosione.

Un ministro come quello dell’ambiente, Galletti, intimo di Casini, che nelle precedenti elezioni da candidato governatore aveva ottenuto il 3,76%, vede ora il suo partito unito al NCD e a una lista “Emilia Romagna Popolare” ridursi a una rappresentanza del 2,63 %, senza alcuna possibilità di esprimere un consigliere regionale. In altri Paesi europei un tale disastro imporrebbe immediate dimissioni. E, invece, si spera ancora nel miracolo della Madonna di San Luca e magari nell’improbabile ascesa dell’aspirante  “Pierfurby” al supremo Colle….

In Calabria Oliverio, esponente della vecchia nomenclatura del PD, dichiara che “adesso si tratta di voltare pagine” e di ricostruire la Calabria. Glielo auguriamo di cuore, anche se troppe sono state sin qui le prove negative che da tutti i partiti sono venute, anche in quella regione e, non  è un  caso allora, se anche lì gli elettori hanno disertato, con le frattaglie dei vecchi raggruppamenti centristi ridotte all’irrilevanza.

Sul fenomeno della diserzione dal voto abbiamo più volte espresso la nostra opinione: quando la politica è ridotta al ruolo servente e subordinato dell’economia e della finanza, che a livello internazionale detta i fini e usa strumentalmente la politica e i politici a libro paga e con un’Unione europea, che con la sua  incompiuta natura politica e istituzionale, ha annullato ogni residua sovranità nazionale e con essa la stessa democrazia, è evidente come gli elettori abbiano compreso che andare a votare non serva a nulla.

Tanto più per ambiti istituzionali nei quali i rappresentanti eletti hanno dimostrato, dalla Vetta d’Italia a Capo Passero, che non perseguono certamente il bene comune quanto, molto più prosaicamente e, spesso illegalmente, il proprio ed esclusivo tornaconto personale.

In tale situazione non serve il patetico e non più credibile richiamo berlusconiano all’unità dei moderati, nel momento in cui sta per costruirsi in maniera latente un blocco degli “incazzati”, oggi assenteisti al voto, ma, io credo, ormai sulla strada della rivolta sociale a cominciare da quella fiscale e via per li rami.

Senza un cambio di paradigma globale e una nuova offerta politica, da parte di una rinnovata classe dirigente ispirata ai valori di un’etica dell’umanesimo cristiano e integrale, il rischio che corriamo è quello di un esito autoritario che è ormai  presente, nella realtà di una crisi morale, culturale, economica, politica, istituzionale e della rappresentanza che può appagare  solo gli stolti.

Ettore Bonalberti

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

 



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