Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori, pubblichiamo il commento di Mario Comana apparso sul quotidiano Italia Oggi.
Colpisce vedere attribuito all’Italia quasi il 40% della carenza di capitale complessivo, situazione comparabile a quella della Grecia. Ma approfondendo l’analisi, si scopre che in gran parte tale fabbisogno è già stato soddisfatto e soprattutto che il problema si concentra su due banche e, cosa forse meno apparente, che riguarda soprattutto la riclassificazione di crediti immobiliari, che ha interessato tutta l’Unione ma in forma più acuta l’Italia. Dunque, un’immagine deturpata ma che non rende giustizia alla solidità del nostro sistema bancario, che non sfigura nell’insieme rispetto ai competitor.
Non dimentichiamo che l’esame è stato fatto alla data del 31 dicembre 2013 e che da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Allora viene da chiedersi quale sia l’utilità di queste gigantesche analisi dai risultati largamente prevedibili. Sì, c’è qualche novità positiva sulla Spagna e c’è stato il balletto intorno alle tedesche (su cui saranno opportuni approfondimenti). Ma, alla fine, non sembra ne esca un disegno nuovo del sistema bancario europeo. Le autorità di vigilanza avevano certo contezza delle situazioni emerse e non servivano sforzi titanici come quello fatto per assicurare un sereno passaggio di consegne alla Bce.
Resta la sensazione che lo scenario costruito e la metodologia adottata siano troppo focalizzati sul rischio di credito, mentre non pesa abbastanza il rischio liquidità. Così sono sacrificati i numeri delle aziende più focalizzate sull’intermediazione tradizionale come quelle italiane. Ma i problemi di liquidità non sono certo meno rilevanti! Quanto poi giovi alla ripresa del credito l’esercizio compiuto, resta un’incognita. Forse si scioglierà nei prossimi mesi, ma ora non se ne coglie alcun potenziale beneficio.