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Tor Sapienza, ecco cosa può fare il Vicariato di Roma

“Cittadini e immigrati, con i rappresentanti delle istituzioni, possono incontrarsi, anche in una sala della parrocchia, e parlare insieme della situazione. L’importante è non cedere alla tentazione dello scontro, respingere ogni violenza”. E’ questo il messaggio di Papa Francesco, all’indomani degli scontri a Tor Sapienza tra immigrati e residenti.

DAL BUONISMO AL DIALOGO
Parole di assoluta novità secondo il costituzionalista Francesco D’Onofrio, che dovrebbero ispirare il modo di rapportarsi a quella che ormai è un’emergenza sociale. Si tratta, spiega il professore ed ex ministro dell’Istruzione, di agevolare il passaggio dalla cultura cristiana del buonismo a quella del dialogo: “L’atteggiamento cattolico nei confronti degli immigrati è sempre stato guidato dal buon cuore. Assistenza, elemosina, un pasto caldo come fatto cattolico residuale che ha la sua tradizione in San Francesco”.

IL RUOLO DELLE PARROCCHIE
Ora che in Vaticano c’è un Papa che viene ‘dalla fine del mondo’ ed è particolarmente sensibile agli ultimi, il volontariato può fare un salto di qualità e diventare tema politico: “Bergoglio pone il rapporto tra territorio e immigrati in termini di dialogo. In questo senso le parrocchie possono diventare luogo di incontro e di mediazione culturale”.

LA PROPOSTA CONCRETA
Un messaggio che diventa proposta concreta visto che D’Onofrio ha in mente di chiedere al Vicariato di Roma di intervenire e coinvolgere le parrocchie in questa missione: “Noto con rammarico l’assenza di iniziative di questo tipo. L’assistenza agli immigrati non dovrebbe limitarsi al pranzo di Natale, per questo abbiamo bisogno di scudisciate come quella che a suo modo ha dato il Papa”.

VERSO LO IUS SOLI
La cultura del dialogo che le parrocchie possono promuovere può agevolare a sua volta il passaggio dallo Ius sanguinis allo Ius soli, secondo D’Onofrio: “Per una cittadinanza basata sul territorio occorre sostituire l’idea del forestiero a quello dello straniero ma partendo dai quartieri, dai luoghi della città in cui più forte è il disagio sociale. Ecco perché sono le parrocchie le prime a poterlo fare”.

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