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Unicredit, Intesa e Mps. Tegola in arrivo dal G-20?

Federico Ghizzoni e Maurizio Beretta

Soddisfatto per i risultati degli stress test. Fiducioso per l’Unione bancaria europeo. Timoroso per le nuove regole in arrivo dal prossimo G-20.

Sono questi i principali stati d’animo di Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, che commenta con l’inserto Affari&Finanza del quotidiano Repubblica, l’esito degli stress test ad opera di Eba e Bce: “Abbiamo superato bene l’esame di Francoforte, ora puntiamo a una maggiore redditività e a consolidare la crescita nell’est del continente”.

E con l’Unione bancaria europea, aggiunge Ghizzoni nell’intervista a Marco Panara di Repubblica, “pagheremo meno il rischio Paese”.

Ma c’è un rischio all’orizzonte per le banche sistemiche, secondo il capo azienda del gruppo creditizio: “C’è preoccupazione in tutto il sistema – dice Ghizzoni – perché il Financial Stability Board si appresta a presentare al prossimo G20 di Brisbane la proposta di aumentare significativamente i requisiti di capitale per le banche globalmente sistemiche (Unicredit è l’unica banca italiana a rientrare in questa categoria, ndr)”.

“Non si conoscono i numeri della proposta – aggiunge l’amministratore delegato di Unicredit – ma si parla di un capitale totale tra il 16% e il 20% degli attivi ponderati per il rischio. Le banche ovviamente si adegueranno alle prescrizioni ma invito tutti a riflettere sugli effetti collaterali, ovvero al fatto che un minuto dopo il mercato, come abbiamo già visto con Basilea III, chiederà a tutte le banche e non solo a quelle globalmente sistemiche di adeguarsi, determinando una nuova frenata nell’erogazione di credito e quindi dell’economia”.

I timori di Ghizzoni si rintracciano anche nella newsletter interna “Superindice” di Unicredit in cui Ghizzoni scrive: “L’incertezza resta elevata, come dimostra la volontà del Financial Stability Board di introdurre, nei prossimi mesi, un ulteriore rafforzamento dei requisiti patrimoniali delle banche d’interesse sistemico. Un’innovazione che finirebbe per penalizzare l’erogazione del credito all’economia reale, e quindi la crescita economica”.

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