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Vi spiego perché i Popolari di Mauro aderiscono al gruppo Gal

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

I Popolari per l’Italia hanno aderito al gruppo Gal perché siamo stati i primi a sollecitare la costituzione di un partito popolare in Italia tra tutti coloro che si riconoscono nel PPE. Ovviamente questo dato politico di estrema importanza richiedeva il superamento delle vecchie sigle esistenti (Ncd, Udc, Fi); una linea politica omogenea con contenuti, percorsi e alleanze condivise in alternativa al Pd di Renzi; una forma partito aperta alla società civile (movimenti, associazioni, eccetera) che rifiutasse le tentazioni egemoniche da parte di alcuni sugli altri; l’unificazione dei gruppi parlamentari come conseguenza logica e non come dato propedeutico a un partito unico.

Non avendo avuto finora risposte in merito, abbiamo ritenuto doveroso riprendere una nostra autonomia per meglio incidere sul Governo e per sollecitare con più forza e determinazione una strategia unitaria nella chiarezza degli obiettivi e delle modalità di perseguimento degli stessi. Continuare con la nostra presenza in un gruppo senatoriale nel quale convivono realtà come quella di Scelta Civica, proveniente dalla comunità di Sant’Egidio sempre più collocata vicino al Pd, è diventato assolutamente improponobile per dignitosa nostra coerenza. Il Gal ci ha consentito di mantenere integra la nostra identità e denominazione di Popolari per l’Italia.

Ma il centrodestra va ripensato e costruito, si dice da tempo: ciò che noi immaginiamo di dover ricostruire deve essere diverso da quello realizzato in passato da Berlusconi con la nascita del Pdl. Noi riteniamo utile e necessario che anche in Italia, come nel resto d’Europa, che le due forze politiche più rappresentative, PPE e PSE, siano alternative, anche se per contingenze storiche siano costrette a governare insieme per un certo periodo. E’ ovvio che, in questo senso, riteniamo qualsiasi forma di populismo antieuropeo come quello rappresentato dalla Lega e dal MoVimento 5 Stelle, fuori dal nostro quadro di azione. Noi non demordiamo dall’idea di perseguire obiettivi unitari tra tutti coloro che oggi sono presenti con noi nel PPE.

Sull’eventualità che i nostri sottosegretari possano dimettersi mi sento di sottolineare che le dimissioni in politica sono l’extrema ratio della non condivisione di un progetto. Allo stato attuale, su alcuni punti, sentiamo di avere soluzioni diverse da quelle a volte proposte da un Governo che sembra essere un monocolore a guida esclusivamente socialista. Vedremo nei contenuti reali che verranno esaminati, se ci sono le condizioni per una collaborazione quale quella fin qui da noi offerta a Renzi per senso di responsabilità verso l’Italia. La fiducia è qualcosa che un Governo deve meritarsi e noi non siamo pregiudizialmente contrari ad esprimerla. Al Senato come alla Camera esiste una coalizione di maggioranza parlamentare. Dipenderà dalle singole componenti apprezzare, valorizzare e mediare i contributi forniti da tutti, le tesi di ognuno. Qualsiasi atteggiamento arrogante, certo, inficerebbe le ragioni dello stare insieme. Vedremo.

Fino ad oggi la Costituente popolare ha faticato a definire posizioni e alleanze. Purtroppo in Forza Italia, Ncd e Udc, nostri naturali interlocutori in quanto aderenti al PPE, ci sono divergenze interne che non facilitano il dialogo. Alcuni pensano di dirigersi più sulla destra dello schieramento moderato, altri più sulla sinistra senza mai approfondire le relative scelte. E’ questo, per noi, un modo sbagliato di approcciarsi all’esigenza annunciata di unità. Aspettiamo che all’interno dei partiti indicati si faccia chiarezza una volta per sempre in modo da poter individuare contenuti e strategie univoche e condivisibili. Allo stato attuale nessuno immagina un assottigliamento della maggioranza al Senato. Chi è più responsabile deve saper tessere la tela con approcci meno disinvolti e più rispettosi che nel passato.

Un altro dei punti fondamentali è l’alleanza con il Governo, che a lungo andare potrebbe rappresentare un freno elettorale. Più volte il nostro presidente Mario Mauro ha legittimamente sottolineato che ogni forma di appiattimento sulle scelte operate da Renzi, senza alcun coinvolgimento degli alleati o addirittura in contrasto con le nostre valutazioni, corre il rischio di inficiare la nostra peculiare identità. Gli elettori vogliono chiarezza e coerenza. Senza queste caratteristiche l’elettorato liberal-moderato potenzialmente a noi vicino, si rifugia nell’astensionismo. E questo è un errore che non possiamo consentire nell’interesse del Paese tutto. Ognuno deve fare la sua parte.

Potito Salatto, vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia



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