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Dalla parte di Asia Bibi

cristiani tragedia

Asia Bibi potrebbe essere presto consegnata al boia per l’impiccagione. Dopo cinque anni di carcere la donna pakistana di 43 anni, madre di cinque figli, rischia ancora la pena di morte. Ma di quali delitti si è macchiata questa giovane donna?

Asia è cristiana, ha litigato con due donne musulmane che volevano farla convertire all’Islam; lei si è rifiutata energicamente e, per reazione, è stata accusata di blasfemia, per avere cioè insultato il profeta Maometto.

Da allora non ha avuto più pace, ha subito processi (che non sono ancora finiti) e carcere duro. Quattro anni fa “Zapping” (diretto da me) ha condotto una campagna radiofonica che ha raccolto oltre 200 mila firme, fra cui quelle di numerosi sindaci, parlamentati, intellettuali e star dello spettacolo. Grazie a quella campagna la pena di morte venne sospesa, ma Bibi è rimasta in carcere in attesa di un nuovo processo. Oggi però le condizioni di salute di Bibi si sono aggravate e il suo legale, Mushtag Gill (dirige anche una ong sui diritti umani nel Punjab), teme il peggio: una riconferma della pena capitale.

Non solo, ma l’avvocato è ormai convinto – per le minacce ricevute dagli estremisti islamici- che anche la sua vita è in pericolo. Del resto non è la prima volta che persone vicine a Bibi o semplicemente per averle espresso solidarietà, siano state perseguitate e, in alcuni casi, assassinati da musulmani fondamentalisti: l’ultimo caso si è registrato nel maggio scorso con l’uccisione dell’avvocato Rashid Rehman. Quello più clamoroso si è verificato nel 2011, quando il ministro per le minoranze Shahbaz Bhatti, venne massacrato solo perché aveva espresso solidarietà ad Asia Bibi, promettendo un suo intervento.

I cristiani in Pakistan sono appena il 4% (contro il 95% di musulmani) e sono stati sempre perseguitati. Negli ultimi tempi però le violenze degli estremisti islamici si sono intensificate, con la tolleranza, e spesso connivenza, delle forze di polizia e delle autorità locali. Ecco perché il “caso Asia Bibi” è diventato anche emblematico della condizione disperata dei cristiani.

L’opinione pubblica non può rimanere indifferente: proviamo a far sentire la nostra voce. Come? Troviamo il modo giusto per salvare la vita di una madre cristiana, vista anche l’insensibilità di tanti media. Intanto scrivete, mandate e-mail all’ambasciata pakistana a Roma. Noi siamo dalla parte di Asia Bibi.


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