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Don Milani a fumetti

La figura di Don Lorenzo Milani (1923-1967), parroco, scrittore, giornalista ed educatore popolare, continua ad interessare ed a far discutere. Papa Francesco, anche a fronte di passati tentativi di “appropriazione indebita”, ne ha recentemente sancito la completa “riabilitazione”, facendo ritirare il divieto di ristampa della sua principale opera Esperienze pastorali (1958), e definendolo, nel discorso rivolto al mondo della scuola il 10 maggio 2014, «un grande educatore».

Non è un caso che proprio alla vigilia dell’incontro che ha tenuto con il mondo della scuola il 10 maggio 2014, il Papa ha autorizzato la dichiarazione ufficiale di decadenza del decreto dell’allora Sant’Uffizio su Esperienze Pastorali. Ciò ha confermato che la Chiesa ha definitivamente riabilitato Don Lorenzo Milani, riconoscendogli la dignità di sacerdote che è rimasto sempre nell’ortodossia cattolica.

“DON MILANI. BESTIE UOMINI E DIO”

Una originale “storia a fumetti”, dal titolo Don Milani. Bestie, uomini e Dio, è appena uscita a descriverne, per il grande pubblico, la straordinaria vita ed opera, con testi scritti da Gabriele Ba, disegni di Riccardo Pagliarini, e la supervisione di un insegnante che ne ha vissuto da vicino l’esperienza, come Carlo Ridolfi [Becco Giallo Ed., Sommacampagna (Verona) 2014, pp. 128, € 14,00]. E’ interessante leggere questo libro comics anche perché è pubblicato da una piccola casa editrice veneta che, nonostante di tendenza sinistrorsa, non manca di far rilevare anche gli aspetti “politicamente scorretti” del Priore di Barbiana, compreso il suo «radicale anticomunismo», come l’ha definito Vittorio Messori in una sua recente raccolta di articoli e saggi (cfr. V. Messori, Le cose della vita, Sugarco, Milano 2009, p. 448).

ANTI-COMUNISTA?

Per esempio, nel marzo 1965 Milani pubblicò la “Risposta ai cappellani militari toscani”, che avevano sottoscritto un comunicato, l’11 febbraio 1965, nel quale dichiaravano che consideravano «un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta obiezione di coscienza che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà». Il Priore rispose con la nota “Lettera ai cappellani militari toscani” (6.3.1965), per difendere la “scelta” degli obiettori di coscienza, una lettera inviata ai giornali cattolici, ma pubblicata solamente dalla rivista comunista “Rinascita”. Nel fumetto non si manca di rilevare come a Milani questo accostamento con i comunisti “ripudiava” (vedi la strip che pubblichiamo, per gentile concessione dell’editrice).
Nell’ottobre 1967 il sacerdote scrisse quindi la “Lettera ai giudici”, per difendersi, dopo la denuncia dei cappellani militari dall’accusa di «incitamento alla diserzione e alla disobbedienza militare» (i due scritti e la sentenza finale di assoluzione faranno parte de “L’obbedienza non è più una virtù” pubblicato postumo dalla Libreria Editrice Fiorentina).

REAZIONARIO?!

Se del resto la parola “progressista” è da associarsi, nel tempo in cui visse Don Milani (la seconda metà del Novecento), al marxismo, va detto che il sacerdote fiorentino andrebbe considerato a tutti gli effetti come un “reazionario”. Naturalmente questa etichetta si presta a molte ambiguità e necessiterebbe di precisazioni ma, sarebbe importante saperlo, anche perché il Pci ed i “post-comunisti” sono riusciti a far passare la tesi di un Milani “prete catto-comunista” e, fino a tempi non lontani, non era raro vedere il ritratto del Priore di Barbiana accanto a quelli di Gramsci, “Che” Guevara ed altri “miti” delle sinistre.

Don Milani, in realtà, diede definizioni dell’ideologia e dei responsabili del marxismo come le seguenti, durissime: “Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male al fine di consentire, ad una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi”; “I capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e va lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciando e speculando tra le innumerevoli miserie della terra. Dove è al potere ne lenisce qualcuna e ne fa nascere molte altre, ma di questo fallimento riesce ad imporre che solo pochi ne parlino”.

E’ vero invece che, alcuni degli allievi più conosciuti della Scuola Popolare di Barbiana, hanno militato nella sinistra cattolica e, da loro, sono scaturite sue discutibili o distorte interpretazioni.

EDUCATORE FUORI DAGLI SCHEMI

Sta di fatto che Lorenzo Milani è ancora oggi uno degli uomini più discussi della Chiesa e del mondo cattolico italiano. Dall’infanzia agiata alla scelta del seminario, dalle incomprensioni con le gerarchie fiorentine del suo tempo alla Scuola Popolare fino alla stesura di Lettera a una professoressa (L.E.F., Firenze 1967), nel libro “a fumetti” sono ripercorse le tappe fondamentali della vita del sacerdote, per far conoscere anche ai giovani il suo impegno per l’emancipazione dei poveri, l’evangelizzazione popolare e lo straordinario valore pedagogico della sua esperienza di maestro.

Educatore fuori dagli schemi e decisamente scomodo, per l’epoca, il sacerdote di Barbiana ha ispirato riflessioni serie, spesso poi degenerate, a molti degli appartenenti alla generazione che “ha fatto il Sessantotto”. Da studiare a fondo, anche per le affinità che ne emergono con la pastorale di Bergoglio, sia da Arcivescovo sia, in parte, da Pontefice. Mi riferisco al discorso milaniano sulla necessità di un apostolato che affondi le sue radici nel cuore del popolo, alla critica dell’ideologia dominante e del denaro, per finire con l’importanza della scuola per l’evangelizzazione nella Chiesa. Riflettendo su tali “affinità” e sulle critiche che ricevette negli anni Cinquanta e Sessanta il sacerdote di Barbiana verrebbe sa pensare che non è un caso che anche per non pochi “intellettuali” di oggi, lo stesso Magistero di Papa Francesco “condannato” o presentato addirittura un “problema”.

DON MILANI PARLA ANCORA OGGI!

«Lasciatemi il tempo di far le cose per benino, rifacendomi cioè alla grammatica italiana, e su su nel giro di 20 anni vi riempirò di nuovo la chiesa. Ma questa volta d’uomini ardenti, preparati e coerenti. Capaci di resuscitare anche la festa del Titolare, se occorrerà, ma incapaci di sdondellar campane o di ornar di lumiere un altare senza aver prima profittato tutto l’anno del sacerdote per sgravarsi volta volta dei loro peccati» (Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali, L.E.F., Firenze 1958).

Don Milani a fumetti (Ed. Becco Giallo) - obiezione di coscienza e comunisti



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