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Ecco gli effetti del calo delle migrazioni secondo Nomisma

L’Italia è un Paese che attrae sempre meno il capitale umano straniero, è un Paese in cui gli Italiani – che già da tempo sono residenti all’estero – iniziano a non voler tornare e soprattutto è un Paese che lascia – sempre più frequentemente – che i propri giovani vadano a cercare fortuna altrove.

Se è vero che, al momento, il saldo migratorio netto con l’estero continua ad essere positivo – riuscendo a più che compensare il saldo naturale negativo del Paese – occorre comunque prestare attenzione al fatto che , come sottolinea l’ISTAT, ciò avviene in misura via via decrescente. Viene dunque da chiedersi: cosa succederebbe al nostro Sistema Paese se, nel lungo periodo, perdesse del tutto la sua capacità attrattiva nei confronti degli stranieri? Gli effetti sulla struttura demografica e sul sistema socio-economico nazionali sarebbero tutt’altro che trascurabili.

Un esercizio di simulazione che abbiamo effettuato per la Regione Emilia Romagna ha permesso di stimare quello che accadrebbe al 2020 in un’ipotesi di “popolazione chiusa”, ossia di totale assenza di movimenti migratori: in sette anni la popolazione regionale si ridurrebbe del 3%, a fronte della crescita dell’11% – registrata fra il 2003 e il 2013- ascrivibile quasi interamente alla componente straniera; rispetto ad oggi l’incidenza della popolazione ultra settantacinquenne aumenterebbe di più di un punto percentuale, arrivando al 13% e l’indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra la popolazione di 65 e più anni e la popolazione fra gli 0 e 14 anni) sfiorerebbe il valore di 190, segnando la presenza di 190 anziani ogni 100 giovani (al 2013 l’indice è pari a 169).

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