L’imperativo è innanzitutto uno: negoziare. O meglio, ri-negoziare. A partire dal debito pubblico con la Troika (Ue, Bce, Fmi). Un’alternativa rappresentata come se fosse tra crescita e austerità.
Adesso che le elezioni politiche in Grecia sono prossime – si terranno domenica 25 gennaio dopo la mancata elezione del presidente della Repubblica in Parlamento – il programma di Syriza fa tremare i vertici di Bruxelles e Francoforte. Il partito della sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras viene infatti dato in testa nei sondaggi, con diversi punti di distanza da Nea Dimokratia del premier Antonis Samaras.
Cosa succederebbe, quindi, se nel giro di un mese al Paese ellenico, oggi martoriato da una disoccupazione al 28% e un debito pubblico oltre il 175% del Pil, venisse applicata la ricetta Tsipras? Al solo timore che ciò accada, le Borse hanno già fatto il tonfo.
IL PROGRAMMA DI SALONICCO
Approvato alla Fiera internazionale di Salonicco il 15 settembre 2014, il programma di Syriza non fa alcun accenno a ipotesi di uscita della Grecia dell’euro (lo stesso Tsipras ha più volte negato di voler percorrere questa strada), ma affida al governo un “forte mandato di negoziazione” tale da aprire “una trattativa” con le istituzioni europee. Sul fronte interno, la ricetta Tsipras si fonda su un Piano di ricostruzione nazionale da 11.382 miliardi. “Nessun Paese nella storia economica moderna – ha detto Tsipras nel settembre scorso al Forum Ambrosetti – può far fronte ad un debito che si avvicina al doppio del suo Pil, un Pil che si sta riducendo di continuo, dal momento che questo Paese deve pagare ogni anno oltre 10 miliardi per interessi, ed è tenuto ad avere surplus del 4,5% che deve andare al pagamento del debito”.
LA RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO
La “trattativa” ha un primo obiettivo programmatico: “Cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico”. Come? Riportando indietro di una sessantina d’anni la lancetta dell’orologio e proponendo una “Conferenza europea sul debito” sulla falsariga di quanto fatto nel 1953 per la Germania, che oggi “può accadere anche per il Sud Europa e la Grecia”. “Noi proponiamo una soluzione europea – ha aggiunto Tsipras al Forum Ambrosetti -, per trovare una base sostenibile, nella logica della mutualità, nella logica della conferenza del 1953 che ha affrontato il debito della Germania, che è stato un grande momento di solidarietà per l’Europa”. Accanto a questo, c’è la cosiddetta “clausola di crescita” da inserire “nel rimborso della parte restante” così che “sia finanziato con la crescita e non attraverso leggi di bilancio”.
LA MORATORIA DEL PAGAMENTO DEGLI INTERESSI
Si va poi dalla “moratoria del pagamento del debito per recuperare i fondi per la crescita”, parola quest’ultima onnipresente, all’esclusione degli investimenti pubblici dal Patto di stabilità fino a un “New Deal Europeo” con iniezioni di denaro da parte della Banca europea degli investimenti, mentre la Bce dovrà intervenire con “acquisti diretti di obbligazioni sovrane”. Sulla base del programma di Salonicco, Tsipras assicura “una soluzione socialmente praticabile sul problema del debito della Grecia in modo che il nostro Paese sia in grado di pagare il debito residuo attraverso la creazione di nuova ricchezza e non di avanzi primari, che privano la società di reddito”.
IL PIANO POPULISTA DI RICOSTRUZIONE NAZIONALE
Ma cosa accadrà finché la fantomatica “trattativa” non sarà finita? Indipendentemente dal risultato della negoziazione, il governo di Syriza sostituirà il Memorandum sottoscritto con la Troika con il Piano di ricostruzione nazionale articolato in quattro i “pilastri”. Si parte dal capitolo per “affrontare la crisi umanitaria” dove con una spesa pubblica di 1.882 miliardi si contempla, tra le altre cose, di concedere l’elettricità gratis e sussidi per il pasto a 300mila famiglie povere, fornire 30mila appartamenti con un contributo per gli affitti, assistenza medica e farmaceutica gratis per disoccupati non assicurati oltre alla tessera speciale di trasporto pubblico. Il secondo pilastro intende “riavviare l’economia e promuovere la giustizia sociale” con l’estinzione di obbligazioni finanziarie ai fondi statali e di sicurezza sociale in 84 rate, l’innalzamento da 5mila a 12mila euro della soglia di esenzione fiscale, l’abolizione della tassa unificata di proprietà (Enifia) sostituita da una patrimoniale sulle grandi proprietà, lo stop ai pignoramenti sulle prime case e la nascita di un ente pubblico di intermediazione per la gestione del debito privato, fino al ripristino del salario minimo di 751 euro. Terzo pilastro è il “Piano nazionale per riconquistare l’occupazione” con un aumento di 300mila posti di lavoro in due anni e norme più stringenti in difesa dei lavoratori. Infine il quarto obiettivo: “Trasformare il sistema politico per rafforzare la democrazia”, puntando sulle forme di democrazia diretta e sul taglio ai costi della politica e alle immunità dei parlamentari.