Ci sono giornalisti che chiacchierano e giornalisti che prima di parlare studiano e si tuffano in documenti ponderosi e numeri tristi.
Marco Cobianchi, giornalista di Panorama e saggista, fa parte della seconda categoria. Una delle sue ultime passioni è cercare di capire – a latere di Mafia Capitale – i veri conti del Campidoglio, debito più, debito meno.
Cobianchi, non parliamo di Mafia Capitale, ma di conti della Capitale. Qual è il reale stato finanziario di Roma, tralasciando Salvatore Buzzi e le cooperative rosse che lavoravano con i neri pure per affari verdi?
I conti di Roma Capitale, cioè del Comune, sono in disavanzo strutturale annuo per 1,2 miliardi, cioè: produce un deficit di 100 milioni al mese. I conti necessitano continuamente di assestamenti a causa della discrasia tra previsioni e consuntivi e, nonostante questo, i soldi per aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici si trovano sempre, come è stato fatto anche nell’ultima manovra correttiva approvata dal Comune. Peraltro nel 2012 la Ragioneria generale dello Stato ha detto che c’è stato un “indebito incremento dei fondi per la contrattazione collettiva” a favore dei dipendenti comunali. Marino, insensibile agli allarmi, prosegue su questa strada. I voti di 27mila dipendenti fanno gola a tutti. Per non parlare dei buchi prodotti dall’Atac sui quali è più dignitoso stendere un velo pietoso.
Ma com’è possibile, come lei scrive su Panorama.it, che l”ex sindaco Gianni Alemanno abbia potuto aumentare la spesa visti i deficit e i debiti?
Gli è stato consentito. Nel 2008, dopo 15 anni di Rutelli prima e Veltroni poi al Campidoglio, il Comune aveva 22,4 miliardi di debiti, 5,7 di crediti e 70mila cause civili. Queste tre voci sono state trasferite in un nuovo soggetto pubblico che si chiama “Gestione Commissariale”. Ripulendo il Comune di Roma da tutte le sue passività (i crediti inesigibili o inesistenti si scoprì, in seguito, erano pari a 3 miliardi) si è data la possibilità al sindaco di ricominciare a produrre deficit e debito. E lui non si è lasciato scappare l’occasione.
Mi faccia capire, quindi l’intervento del governo Berlusconi ha consentito di occultare – o di mettere in un sarcofago – i disavanzi delle amministrazioni Rutelli e Veltroni?
Esattamente. Fu una scelta sbagliata sotto il profilo economico anche se comprensibile dal punto di vista politico: se l’immagina Berlusconi che commissaria Roma dando la colpa a due sindaci di sinistra? Ma è stata una scelta disastrosa dal punto di vista del cosiddetto “moral hazard”. Alemanno e Marino, insomma, sono autorizzati a pensare che “Roma is too big to fail” e quindi continuano a spendere perché tanto qualcuno che pagherà, alla fine, si troverà.
Un attimo. L’ex assessore al Bilancio della giunta Veltroni, Marco Causi, in un intervento su Formiche.net per difendere le amministrazioni precedenti quella di Alemanno ha scritto: l’ultimo rendiconto Veltroni del 2007 ha una spesa corrente di 3,2 miliardi, che nell’ultimo rendiconto Alemanno del 2012 troviamo lievitata fino a 4,1 miliardi: più 28 per cento in cinque anni.
Conferma ciò che dico. Ma un ragionamento serio sulle cause del dissesto di Roma dopo 15 anni di giunte di sinistra non può partire dalla quantità delle spese correnti, ma dai saldi del bilancio. E i numeri sono quelli che ho detto prima e Causi farebbe meglio a spiegarci come è stato possibile accumulare 22,4 miliardi di debiti.
Mi spiega ruolo e attività di Massimo Varazzani?
E’ il commissario al debito di Roma, cioè l’uomo che deve pagare quei famosi 22,4 miliardi che Roma ha accumulato prima del 28 aprile del 2008 usando 500 milioni versati ogni anno dallo Stato. I dati più recenti dicono che sono rimasti ancora 14,3 miliardi da pagare. E a pagare sono sia i romani, che hanno le aliquote Irpef più alte d’Italia, sia tutti gli italiani.
Ma fino a quando, e quanto, i cittadini italiani pagheranno i debiti romani?
Il decreto di nomina del 2010 di Varazzani definisce il contributo “perpetuo” che è stato subito interpretato, correttamente peraltro, “per sempre”. Quindi, teoricamente, se Roma, tra qualche anno, si ritrovasse nelle condizioni del 2008, potrebbe scaricare, previo atto legislativo, nuovamente i debiti sulla Gestione Commissariale contando sul fatto che il contributo statale verrà versato fino alla fine dei tempi. Fino al Giudizio Universale. E visto che Roma è la Città eterna, gli italiani si possono mettere il cuore in pace.