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Ecco come le tensioni ucraine minano la storica alleanza Usa-Russia nello spazio

L’escalation nelle tensioni tra Russia e Stati Uniti per la crisi ucraina rischia di spezzare la lunga collaborazione dei due Paesi nello spazio, creando non pochi problemi all’industria spaziale americana che dall’ingegneria russa è sempre dipesa in larga misura e aprendo le porte a un avvicinamento tra i programmi spaziali russi e quelli cinesi che potrebbe impensierire Washington.

LO STOP DELLE ESPORTAZIONI DI TECNOLOGIE SPAZIALI VERSO LA RUSSIA

La Russia è un alleato chiave per gli Stati Uniti per le sue competenze nel trasporto di carichi in orbita, che siano i satelliti per le comunicazioni delle aziende occidentali o gli astronauti americani diretti alla Stazione spaziale internazionale (Iss). L’invasione della Crimea da parte dei russi a marzo ha segnato una spartiacque. A fine mese, il dipartimento di Stato americano ha deciso un temporaneo stop della concessione delle licenze per l’esportazione verso la Russia di tecnologie sensibili legate al settore della difesa, inclusi i satelliti, come parte delle sanzioni imposte contro Mosca.

Il desiderio di Washington è tanto di punire la Russia per le sue politiche espansionistiche quanto di rilanciare l’industria spaziale nazionale. Ma le sanzioni alla Russia si sono subito rivelate un’arma a doppio taglio.

LA RITORSIONE DELLA RUSSIA

Mosca ha immediatamente reagito. Due i fronti su cui si è mossa. Primo, il blocco della vendita dei motori dei razzi di fabbricazione russa che servono per mandare in orbita i satelliti Usa. Gli Stati Uniti potranno usarli per lanci civili ma non militari. Per gli Usa il problema è serio perché i motori russi MK-33 e soprattutto gli RD-180 sono considerati i migliori sul mercato e gli Usa non hanno ancora una tecnologia in grado di competere.

I propulsori russi RD-180 sono utilizzati sul vettore statunitense Atlas V della United Launch Alliance (ULA), il fornitore del governo Usa di servizi per i lanci; la ditta che produce gli RD-180 è la russa Energomash, filiale dell’azienda statale russa Energia Rocket and Space Corporation. L’altro motore russo, NK-33, è il nucleo del missile pesante Antares, chiave del futuro programma di esplorazione spaziale statunitense.

La Russia ha anche detto che non ha intenzione di rinnovare oltre il 2020 la cooperazione con gli Stati Uniti sulla Stazione spaziale internazionale, mentre gli Usa vorrebbero mantenere la Iss almeno fino al 2024. Anche qui la collaborazione di Mosca è indispensabile perché le uniche navicelle per rifornire la stazione e avvicendare gli equipaggi sono le antiquate ma affidabili Soyuz, dopo l’abbandono americano del programma degli Space Shuttle nel 2011. Le decisioni sono state comunicate dal vice primo ministro Dmitry Rogozin, che su Twitter si è anche lasciato andare a un’ironia piena di scherno indicando che l’unico modo in cui gli americani potranno ora raggiungere la Iss sarà un trampolino.

CAPITOL HILL CORRE AI RIPARI

Ma anche Washington prende le sue misure. Senato e Parlamento americani hanno appena dato forma finale alla proposta di legge per proibire l’uso futuro dei motori per razzi di costruzione russa usati per lanciare i satelliti militari americani. La legge, National Defense Authorization Act 2015, esige che il dipartimento della Difesa americano sostituisca il motore russo attualmente usato, l’RD-180, con un sistema di propulsione fatto negli Usa entro il 2019 (Per questo la ULAUnited Launch Alliance, si è unita alla Blue Origin, la venture per la costruzione di razzi guidata da Jeff Bezos, il fondatore di Amazon.com, per sviluppare un’alternativa all’RD-180 che dovrebbe essere pronta proprio per il 2019; il motore allo studio si chiama BE-4). 

La legge vieta inoltre al Pentagono di firmare nuovi contratti o di rinnovarne esistenti con aziende che lanciano satelliti e dipendono da fornitori russi. La proposta verrà messa al voto della Casa dei rappresentanti questa settimana.

Ancora, visto il problema di raggiungere l’Iss in modo autonomo dalle navicelle russe Soyuz, a settembre la Nasa ha scelto la Boeing e la Space Exploration Technologies Corp., nota come SpaceX, per costruire le navette spaziali che trasporteranno gli astronauti americani alla stazione spaziale a partire dal 2017.

LE CONSEGUENZE PER LE ATTIVITA’ SPAZIALI DI RUSSIA E AMERICA

Il congelamento delle licenze tecnologiche Usa verso la Russia è un colpo alle attività della International Launch Services (ILS), azienda con sede a Reston, Virginia, ma controllata dal governo russo e che usa razzi russi, e di un’analoga azienda con sede a Long Beach, California, ma di proprietà della russa Energia Rocket and Space Corporation, la Sea Launch. Queste aziende svolgono regolarmente lanci commerciali per clienti di tutto il mondo (oltre che per il governo russo).

L’International Launch Services (di cui SpaceX vuole diventare diretta concorrente) e i suoi clienti hanno infatti chiesto con insistenza al governo Usa di rivedere la sua posizione e a maggio il dipartimento di Stato americano ha ceduto esentando i satelliti commerciali dal blocco delle autorizzazioni all’export di hardware americano.

Ma se le sanzioni americane riducono le attività per gli operatori russi, il divieto di utilizzare i motori dei razzi di fabbricazione russa per il lancio di satelliti militari rappresenta un problema per gli Usa.

“Considerato che nel 2013 i veicoli di lancio russi sono stati usati per trasportare quasi la metà di tutti i satelliti commerciali nello spazio, il dipartimento di Stato americano potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza nazionale nel breve termine, perché alcuni di questi satelliti possono avere clienti della sicurezza nazionale”, indica una fonte dell’industria spaziale occidentale intervistata da The Moscow Times. “Senza contare che metà delle comunicazioni militari passano sui satelliti commerciali”.

Inoltre, oltre 30 missioni del programma spaziale americano potrebbero essere ritardate, in media di tre anni e mezzo, se la Russia ferma completamente le esportazioni dei motori per i razzi RD-180, ha rivelato un rapporto del Pentagono ottenuto dal sito SpaceNews e ordinato dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Sviluppare propulsori per il lancio dei satelliti potrebbe costare agli Stati Uniti fino a 5 miliardi di dollari.

L’AVVICINAMENTO DELLA RUSSIA ALLA CINA

La cooperazione Usa-Russia nello spazio è stata “molto evidente e molto simbolica. Quanto può essere isolata dalle più vaste tensioni nei rapporti tra questi due Paesi?”, si chiede Scott Pace, ex funzionario Nasa ora alla George Washington University.

Nella decennale alleanza tra Mosca e Washington per lo spazio c’è sia una ragione politica (gli Usa volevano tenere gli scienziati russi concentrati su progetti occidentali, anziché fornire prodotti e servizi a Paesi nemici) sia commerciale: l’ingegneria sovietica era già disponibile, affidabile e a basso costo. Oggi il quadro è mutato sia per motivi tecnologici che politici.

Se i propulsori RD-180 sono ancora indispensabili, altri razzi sovietici perdono colpi: i Proton (prodotti dalla ILS) hanno subito sei incidenti in sei anni. Anche gli americani hanno i loro problemi. Di recente si è schiantata, causando un morto e un ferito, la navetta spaziale commerciale della Virgin Galactic, subito dopo essersi sganciata dall’aereo vettore che l’ha portata in quota. Si trattava di un test in vista del lancio del servizio di tour spaziali commerciali ideato dal miliardario britannico Richard Branson che, dopo questo incidente, ha subito una battuta d’arresto.

La ricerca americana di tecnologie più moderne e sicure è dunque doverosa, ma farlo senza l’alleato russo può essere rischioso per motivi geopolitici ancor più che tecnologici. La Russia, infatti, ai ferri corti con gli Usa, stringe i legami con la Cina.

Le sanzioni all’export in vigore da fine marzo, abbiamo visto, impediscono la vendita e distribuzione alla Russia e “aree di interesse russo” (quindi la Crimea) di qualunque veicolo spaziale costruito negli Usa o con componenti Usa (anche satelliti fatti in Europa). Questo impedisce a Mosca di comprare hardware spaziale occidentale ma la rende libera di perseguire una maggiore interazione commerciale con industrie non regolamentate dall’ITAR, l’International Traffic in Arms Regulations, come l’industria spaziale cinese, fornendo un ulteriore stimolo alla Russia a perseguire strette relazioni nel commercio e nella difesa con la Cina. Nikolai Testoyedov, capo della Information Satellite Systems, uno dei maggiori produttori russi di satelliti, ha detto alla Interfax che la sua azienda sta seguendo progetti al di fuori dell’ITAR, ricorrendo ad hardware europeo, cinese o americano non coperto da quelle restrizioni.

Il capo dell’Agenzia spaziale federale russa Oleg Ostamenko ha affermato che la Russia è autosufficiente nelle tecnologie per lo spazio ma anche aperto a una maggiore cooperazione con la Cina. E il tema, non a caso, è stato tra i punti discussi nel recente incontro del premier del Consiglio di Stato della Cina, Li Keqiang, e del presidente del governo russo Dmitrij Medvedev. Nell’arena mondiale la Russia e la Cina diventano di fatto un serio contrappeso agli Usa e ai loro satelliti, ha rilevato durante l’incontro con il premier del Consiglio di Stato lo speaker della Duma di Stato della Russia Serghej Naryškin: “Lo stretto coordinamento delle posizioni della Russia e della Cina negli affari internazionali rappresenta attualmente un fattore di contenimento nei confronti della politica di una serie di Stati occidentali, innanzitutto degli Usa”.

Serghej Naryškin ha ringraziato Pechino per la comprensione della presa di posizione di Mosca sulla crisi ucraina ed anche per il fatto che i dirigenti cinesi si sono rifiutati di sostenere le sanzioni antirusse. Non è quindi solo la perdita dei propulsori RD-180 e che può dare motivo di preoccupazione a Washington.

 



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