All’inizio del prossimo anno Google introdurrà le versioni “kids” dei suoi prodotti più utilizzati: motore di ricerca, YouTube, Chrome, forse Gmail saranno ritoccati e adattati per il pubblico con meno di 12 anni. Lo ha annunciato su Usa Today Pavni Diwanji, vice president of engineering di Google a capo della nuova iniziativa. “Abbiamo pensato: tante persone hanno dei bambini; di qui la spinta a cambiare i nostri prodotti perché siano divertenti e sicuri per i più piccoli”.
GOOGLE PER I RAGAZZI
Non c’è una data precisa per il rilascio dei nuovi prodotti per bambini, ma Google ci sta lavorando “a tempo pieno”. Non è del resto la prima volta che Big G pensa al pubblico dei ragazzi: ci sono state recenti iniziative come il suo Maker Camp virtuale (rivolto a chi aveva più di 13 anni), la gara Doodle 4 Google e l’iniziativa Made with Code grazie alla quale le luci degli alberi di Natale della Casa Bianca sono state accese grazie ai codici scritti da bambine di tutti gli States. “Vogliamo dare ai genitori gli strumenti per vigilare sull’uso che i loro figli fanno dei nostri prodotti”, dice la Diwanji. “Vogliamo che i bambini siano protetti, ma non è solo questo: vogliamo aiutarli ad essere più che semplici consumatori di tecnologia, renderli anche dei creatori”.
UN PUBBLICO OFF LIMITS
Non è detto che la mossa di Google non sia accompagnata da critiche. E’ noto che le aziende tecnologiche sono sempre alla ricerca di nuovi mercati per espandere la base utenti e quindi i guadagni, ma tradizionalmente la fascia di pubblico sotto i 13 anni è stata considerata negli Usa off limits. Negli Stati Uniti, infatti, esistono norme severe che proteggono la privacy online dei più piccoli, raccolte nel Children’s Online Privacy Protection Act (Coppa) della Federal Trade Commission. La Commissione ha inflitto in 15 anni multe contro 20 aziende per aver attinto a informazioni su utenti minorenni senza il consenso dei genitori, violando il Coppa; caso più recente, a settembre, Yelp è stata multata per 450.000 dollari per non aver creato protezioni sufficienti per impedire ai bambini di registrarsi al sito senza il consenso di un genitore.
Il Coppa prescrive il modo in cui le aziende possono raccogliere informazioni dai bambini e anche il modo in cui possono presentare informazioni e contenuti ai bambini (sotto i 13 anni). Siccome il guadagno di Google deriva per lo più dalla pubblicità e il valore delle ads di Google è legato al suo enorme bacino di dati degli utenti, il rispetto del Coppa sarà fondamentale per Google per disegnare i suoi prodotti “kids”.
Maneesha Mithal, associate director della divisione privacy and identity protection della Ftc, fa notare che il Coppa è stato più volte aggiornato alla luce di nuove tecnologie come la geolocalizzazione, il prelievo dei dati dai device mobili o l’upload di foto sui siti di social networking. “La tecnologia è fantastica perché può creare luoghi sicuri per i bambini”, dice Mithal. “Noi non vogliamo porre degli ostacoli, solo assicurare che ci sia sempre la supervisione dei genitori”.
Questo è un po’ il nodo: per i genitori è sempre più difficile controllare quello che fanno bambini molto avvezzi all’uso delle tecnologie e “suscettibili di essere manipolati dalla pubblicità”, sottolinea Marc Rotenberg, presidente dell’associazione americana Electronic Privacy Information Center.
IL KIDS STUDIO
Diwanji di Google la vede diversamente: lei non crede nella strategia di “impedire ai bambini di fare alcune cose” ma nell’insegnare loro, con la guida dei genitori, “che cosa è giusto e che cosa è sbagliato” e “nell’unire le famiglie con la tecnologia”.
Google ha anche un laboratorio di ricerca dove studia i suoi prodotti a misura di bambino. Nei quartieri generali di Mountain View, California, c’è un’area chiamata Kids Studio, dove i figli dei dipendenti sono invitati a passare il tempo giocando e sperimentando con vari prototipi di progetti. Questo fa capire a Google, spiega la Diwanji, che il punto di vista dei bambini sui prodotti tecnologici, tra cui quelli di Big G, è molto diverso da quello degli adulti.
Per questo Google pensa che la user experience dei suoi prodotti debba essere ritagliata su misura per chi ha meno di 13 anni, ma anche che debbano essere forniti strumenti ai genitori per vigilare sulle interazioni dei bambini con le tecnologie di Google. “Permettere la supervisione degli adulti, ma dando spazio alla libertà dei bambini”, sintetizza la Diwanji.
PERCHE’ LE AZIENDE HITECH VOGLIONO MOSTRARSI KID-FRIENDLY
Google non è la prima azienda che cerca di rendere i suoi prodotti a misura di bambino.
Apple ha introdotto un nuovo tipo di Apple ID e la funzionalità Family Sharing con il sistema operativo iOs 8 e con Os X Yosemite: si tratta di un tipo di account che organizza gli acquisti di giochi, applicazioni e contenuti sulle piattaforme Apple intorno alla supervisione di un adulto; a questa funzione è legato anche il fondamentale pulsante Ask to Buy con cui si evita che i bambini comprino le app e i giochi senza il permesso dei genitori.
Su questo punto tutte le grandi della tecnologia sono state colte in fallo, a cominciare proprio da Apple che a gennaio ha patteggiato con la Ftc e accettato di pagare un rimborso di 32,5 milioni di dollari ai genitori che si sono visti recapitare bollette esorbitanti per gli acquisti in-app dei loro figli, avvenuti a loro insaputa. Come parte dell’accordo con la Ftc Apple ha anche promesso di modificare le impostazioni per gli acquisti nelle applicazioni: ecco dunque da dove nascono le novità introdotte con la nuova versione del sistema operativo.
Stesso genere di problema per Google, che a settembre ha patteggiato con la Ftc dopo essere stata accusata di aver fatturato in modo scorretto a una serie di clienti, sempre per acquisti in-app che i bambini hanno potuto facilmente fare perché Big G non prevedeva l’inserimento di una password. Mountain View ha acconsentito a restituire almeno 19 milioni di dollari ai clienti “vittime” dei costi inaspettati e non a caso l’annuncio della Diwanji sulle nuova iniziativa di Google per i bambini arriva mentre la Ftc conferma la multa per Big G per la violazione del Coppa.
Anche Amazon è stata accusata a inizio anno di non aver richiesto il consenso dei genitori per alcune spese effettuate dai figli e la Ftc ha avviato un procedimento contro il colosso delle vendite online. Il motivo è sempre lo stesso: troppo facile per i bambini fare spese mentre usano le app mobili senza il permesso dei genitori. Ne sarebbero derivati milioni di dollari di acquisti non autorizzati. La Ftc cercherà, come accaduto con Apple e con Google, di ottenere che Amazon rimborsi i malcapitati genitori e che non addebiti più acquisti in-app che non hanno ottenuto il consenso di un adulto. Amazon, spiega la Ftc, offre molte app per bambini nel suo negozio di applicazioni da scaricare sui device mobili come il Kindle Fire e trattiene il 30% su questi acquisti. Non stupisce dunque che a settembre Amazon abbia cercato di dare un segnale mettendo sul mercato il Fire Hd Kids Edition, un tablet Kindle Fire pensato specificamente per i bambini, e che Peter Larsen, vice president di Amazon Devices, lo abbia così presentato: “Il Fire Hd Kids Edition include un anno di abbonamento gratuito a FreeTime Unlimited, che offre più di 5.000 libri, film, programmi Tv, applicazioni e giochi per bambini senza alcun costo aggiuntivo. Non riceverete mai una bolletta-choc”.