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Perché Obama ed Europa sono stati silenti su Hong Kong?

Un’altra Tienanmen sta per concludersi a Hong Kong. Per fortuna però non in modo sanguinoso, come quella del 3-4 giugno 1989 a Pechino, dove i tank dell’esercito massacrarono in una sola notte centinaia, forse migliaia di studenti (800 le vittime, secondo la Cia). Ora nell’ex colonia inglese si sta assistendo in questi giorni alla resa dei leader della protesta, che dura da oltre cinque mesi. La lotta per la democrazia, che aveva alimentato tante speranze, si sta concludendo tristemente, dopo grandi manifestazioni (che hanno visto la partecipazione di oltre mezzo milione di persone), l’occupazione delle strade centrali di Hong Kong (da più di due mesi), con “l’ammissione di responsabilità” da parte di alcuni leader di “Occupy”.

Tre leader hanno infatti dichiarato, in una drammatica conferenza stampa, che abbandonano la protesta per non provocare nuove violenze da parte della polizia (dopo gli attacchi delle scorse settimane) che potrebbero provocare centinaia di vittime, con morti e feriti.
I dissidenti hanno accolto così, sia pure con dolore, l’appello del cardinale emerito Joseph Zen (82 anni) che da ottobre sollecita di “togliere le tende” dalle strade della città perché il presidente Xi Jinping non ha mai pensato di fare concessioni sulle modalità delle elezioni del nuovo governatore. È evidente che Pechino non ha alcuna intenzione di rispettare gli accordi con la Gran Bretagna, quelli concordati 17 anni fa con l’allora primo ministro inglese Margaret Thacher, riassumibili con lo slogan “Due sistemi,un solo Stato”.

”La Cina ci vuole schiavi – ha ribadito il cardinale Zen – perché le libertà civili sono inseparabili dalle libertà religiose. E in Cina sono negate entrambe”.
Non tutti gli studenti intendono però “mollare” la protesta: molti intendono resistere sino all’ultimo. Ma è ormai opinione diffusa che la partita sia persa e che la lotta per la democrazia a Hong Kong si debba portare avanti in altre forme, ricercando soprattutto alleanze e solidarietà all’estero. Anche da parte del premio Nobel per la pace Obama non si è avvertito, infatti, un grande interesse per la lotta degli studenti di Hong Kong. Per la verità anche la Ue si è particolarmente distinta per il suo imbarazzato silenzio per timore di disturbare la “grande Cina”: un silenzio condiviso dal governo italiano, anche perché l’Expo è ormai vicino.



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