Growth Summit Italia 2014. Ovvero come aiutare gli amministratori delegati a dare il proprio contributo per condurre il Paese fuori dalla crisi, creando valore. L’evento, giunto alla terza edizione, è organizzato da Aiceo, l’associazione italiana dei ceo, con il supporto strategico della società di revisione e organizzazione contabile EY.
IL PESO DEL CEO NELLA CREAZIONE DEL VALORE
Creare valore nel medio-lungo termine non solo per l’impresa che il ceo guida, ma anche per gli stakeholder che coinvolge e per il sistema Paese: questo deve essere, oggi, l’obiettivo di un imprenditore. L’analisi condotta nei mesi scorsi dall’Aiceo ha cercato dunque di identificare le leve e le variabili che possono essere attivate per la generazione di valore e si è interrogata sui possibili sistemi di misurazione dell’operato dei vertici aziendali, allo scopo di incentivare comportamenti virtuosi.
SUPERARE LA CRISI CHE CI HA CAMBIATI
Un lavoro tanto più importante, data la situazione attuale della nostra economia. “Il contesto economico complesso – ha spiegato Elena David, ad di Una Hotels e presidente di Aiceo – rende sempre più difficile il ruolo del ceo, che da un lato deve attuare politiche di corto respiro atte a fronteggiare la crisi con misure spesso fondate sul taglio dei costi, ma contemporaneamente deve assecondare e se possibile anticipare il cambiamento nei modelli di consumo e di business”. Come realizzare questo obiettivo? “La capacità di operare con una visione di lungo termine – continua David – in condizioni operative e di mercato non ottimali, di dare spazio a giovani talenti e di collaborare per disegnare regole condivise, è la premessa per creare una nuova cultura e un nuovo sistema di impresa”.
A PARTIRE DAGLI ASSET DELL’ITALIA
Il compito del ceo è facilitato intanto dagli asset di cui l’Italia continua a disporre, nonostante la crisi: domanda interna, struttura ed eccellenze industriali, competenze umane, risorse finanziarie private, patrimonio turistico e culturale. Nell’ultimo ventennio il Paese ha rallentato la crescita sotto gli standard europei e non è ancora uscita dalla recessione a differenza delle altre economie occidentali. Inoltre, le azioni sulle politiche di bilancio da parte del pubblico e privato hanno esacerbato il problema della crescita: l’aumento della pressione fiscale e i tagli di spesa pubblica hanno ridotto ulteriormente la domanda e la produttività delle imprese, che per sopravvivere hanno a loro volta avviato azioni di taglio costi, riducendo ulteriormente investimenti, forza lavoro e presenza nazionale. Inoltre, finora le recenti iniezioni di liquidità e gli stimoli della banca centrale e delle istituzioni nazionali, sono riuscite solo a tamponare una situazione che rischiava di incancrenirsi. Insomma, l’unico modo per fermare la spirale recessiva e riattivare una nuova stagione di crescita “è necessario innescare un circolo virtuoso, che in assenza del ruolo di sostegno del pubblico e delle banche, può ripartire solo attraverso azioni industriali mirate a far crescere strutturalmente la domanda, la produzione e l’occupazione”.
… E USANDO LE LEVE A DISPOSIZIONE DEI CEO
Dunque, laddove la politica ha fallito e le istituzioni in generale languono, è l’impresa a dover agire. Non è semplice identificare variabili e leve di cui il ceo dispone, tuttavia Aiceo ne ha individuate quattro su cui c’è assoluta convergenza. La prima è il mercato: l’azienda deve avere la capacità di crescita e sviluppo sia del mercato nel quale opera, acquisendo nuovi clienti, sia entrando in nuovi mercati. Ancora, il brand, il cui posizionamento può essere migliorato rispetto ai clienti target attraverso la fidelizzazione continua e rispetto ai competitor. Il terzo elemento è la capacità di attrarre e sviluppare le risorse umane, offrendo alle stesse opportunità di crescita e sviluppo soprattutto per le nuove generazioni. E infine, quella di rinnovarsi costantemente sia sui prodotti e servizi offerti al mercato sia attraverso innovazione disruptive, individuando cioè in anticipo nuovi trend e nuovi paradigmi di business. Anche l’innovazione sui processi aziendali assume rilevanza crescente. “Il 45% degli executive internazionali – ha concluso Donato Iacovone, ad di EY in Italia e vice-presidente di Aiceo – vede nell’Europa la destinazione preferita nei prossimi anni per gli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo. È una grande opportunità per le imprese italiane ma per far sì che Europa significhi anche Italia occorre gioco di squadra tra chi guida le istituzioni e chi guida le imprese del Paese. Come ceo alle istituzioni chiediamo molto, con forza e tutti i giorni: riforme, semplificazione e minore tassazione. Ma guardiamo anche dentro le nostre imprese: tutto ci dice che le imprese italiane devono mirare a un posizionamento premium, puntando su innovazione, investendo nei talenti e valorizzando il posizionamento dei marchi nei mercati internazionali”.