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Il grigio che c’è (in ognuno di noi)

La politica sta facendo il possibile per convincere gli italiani che non serve a niente. Le elezioni regionali sono state una sconfitta per tutti i partiti, PD compreso, che non può certo ritenere vittorie i risultati delle regionali. L’affluenza in Emilia Romagna e Calabria si è attestata a livelli ben al di sotto delle medie italiane. E i dati delle primarie in Veneto e Liguria fanno presagire più o meno lo stesso copione (è andata meglio in Puglia).

A inizio Novembre un’inchiesta sui rimborsi delle spese collegate all’attività politica ha coinvolto 40 dei 50 membri del consiglio regionale dell’Emilia Romagna. A Roma, dopo le evidenti difficoltà di Marino a gestire gli scontri a Tor Sapienza e la questione, oltremodo spinosa, delle trascrizioni dei matrimoni fra persone dello stesso sesso, emerge uno scandalo che attraversa i partiti di destra e di sinistra e che fa molto riflettere: un sistema di potere per intercettare l’aggiudicazione di appalti e di finanziamenti pubblici costruito (tra l’altro) intorno al mondo delle cooperative, il lato migliore dell’imprenditoria italiana, quello che dovrebbe essere più vicino al popolo e che non punta solo al profitto (anche se, è chiaro, anche qui ci sono delle storture).

 

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Rene Magritte, The empire of lights, uno dei quadri che più  esprime la contraddizione fra bene e male, luce e ombra

Quello che fa più riflettere è la storia di uno dei protagonisti di questa vicenda (il braccio destro del boss Massimo Carminati), che è stata raccontata dall’Espresso. Stefano Buzzi, detenuto modello nel 1980, si laurea, primo fra tutti, in carcere a Rebibbia. All’uscita, nel 1985, fonda una cooperativa per dare lavoro agli immigrati, agli ex detenuti, ai senza fissa dimora. Uno che ricomincia la sua vita per fare una cosa più  che degna: dare un lavoro a chi è escluso dalla società. Poi il giro si allarga e gli affari aumentano, e probabilmente il gioco si fa più duro, le commesse più invitanti e si comincia, un po’ per sopravvivere un po’ perché in fondo si sa che quello che si sta facendo è cosa buona, a fare pressione per ottenere gli appalti migliori. E a partire da qui si fa più concreto il quadro prospettato dagli inquirenti, che contestano l’associazione a delinquere di stampo mafioso a un numero indefinito di appartenenti ai medio-grandi poteri romani, e che sfiora persino alcuni volti molto noti della politica nazionale (fra cui l’ex sindaco Alemanno e il ministro del lavoro Poletti, fotografato a tavola con alcuni degli indagati sottoposti a custodia cautelare).

L’Espresso si chiede come mai nessuno si sia accorto che quel detenuto modello era ritornato dalla parte dei cattivi. E la domanda è ben posta: come può accadere che una persona che ha cominciato a fare una cosa così grande e bella si sia persa per strada. Perchè Buzzi, nei fatti, la cooperativa l’ha fondata davvero, e davvero ha dato lavoro a tante persone. E perché è difficile immaginare che in mezzo a tutti gli indizi trovati dagli inquirenti non ci fosse niente di buono, che si fosse smarrito del tutto quell’impeto di costruire che aveva condotto quell’uomo a rifarsi una vita nel recupero degli ultimi.

Eppure non è facile giudicare, non è semplice dire quando uno passa dalla parte dei buoni a quella dei cattivi, è impossibile dire fino in fondo quando una persona è malvagia, oppure ha semplicemente un atteggiamento strumentale, un “il fine giustifica i mezzi”. Questo non vuole dire che i reati contestati non sussistano, anzi. Questi comportamenti sono stati giudicati criminosi dalla procura, e molti degli indagati sono stati arrestati, da qui non si scappa. Ma il giudizio morale non è semplice tanto quanto quello giuridico, e la scala di grigi è ampia. Una persona parte con un idea bella e buona, ma poi si rende conto che per realizzarla deve venire a compromessi, e finisce per farsi travolgere dai compromessi, e finisce pure male. Un politico parte con un ideale bello e vero in testa, ma poi per realizzarlo si rende conto che deve negoziare fra quello che c’è e quello che ha lui nella testa, e finisce male. Non è una scelta di campo, uno stare dalla parte dei buoni o da quella dei cattivi. E’ un equilibrio instabile, una zona grigia, dalla quale nessuno può dirsi completamente immune. Poi ci sono naturalmente i casi eclatanti, ma quelli sono pochi: nessuno è completamente del bene o del male, tutti siamo in lotta per scegliere tutti i giorni.

Per questo l’atteggiamento peggiore con cui guardare quello che succede in questi giorni è il disincanto, il “tanto-rubano-tutti”, “tanto-votare-non-serve”. Primo, perché così la politica continuerà a farla chi ha delle ragioni strumentali per farla. E secondo, perché il grigio che attraversa le storie di tanti politici e membri della società ce l’abbiamo nel cuore anche noi. E ogni giorno dobbiamo lottare per restare in equilibrio, nelle nostre scelte, fra il bene e il male.

 


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