«Né il “Prometeo-Hegel” né il “Sisifo-Marx” sono in grado di assoggettare il mondo al potere dell’uomo. Le loro interpretazioni della storia e dell’uomo non possono determinare né modificare la nostra vita, perché non hanno saputo riconoscere l’uomo in quello che è il suo essere. L’essere è indisponibile, e proprio in ciò rimanda a Dio, quale origine di un amore che si elargisce illimitatamente senza mai pretendere una contropartita».
Ecco uno dei passaggi principali della conferenza tenuta dall’allora Vescovo di Ratisbona Gerhard Müller, oggi Prefetto della Congregazione per la Fede, per la presentazione del secondo volume di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”, tenutasi il 24 marzo 2011 nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma.
Nonostante gli strali lanciati dal cardinale tedesco contro l’opera del padre dell’idealismo Friedrich Hegel (1770-1831), che è considerato l’ispiratore remoto delle ideologie totalitarie del Novecento, il “tributo” che molti in Italia, compresi cattolici, riconoscono al filosofo tedesco è ancora molto alto.
APOLOGIA DI HEGEL
Iniziamo da lunedì scorso, 15 dicembre, perché proprio sotto Natale si è tenuto a Pisa l’ennesimo incontro “apologetico” di Hegel, con protagonista il noto filosofo e collaboratoredell’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche della Rai Remo Bodei, che insegna Storia della filosofia all’Università di Pisa ed è stato illustre docente anche presso la Scuola Normale Superiore della stessa città.
“La contraddizione sempre crescente. Su un frammento di Hegel”, è il titolo dell’Incontro con Remo Bodei per il Seminario di Interpretazione testuale, che ha avuto luogoa Palazzo Ricci, nel cuore di Pisa. «Luogo d’incontro e di discussione aperto a tutti i docenti e agli studenti», il Seminario ha chiesto al suo relatore di «far parlare», ancora oggi, il testo di Hegel, «mostrando come, attraverso un uso assai peculiare della lingua, esso costruisce un’immagine fine e complessa del nostro rapporto col mondo». Questo tardivo “appello” a riscoprire l’Autore che è stato all’origine di tanti danni durante e dopo il “Secolo breve”, è rivolto poi dagli organizzatori dell’università di Pisa «soprattutto ai giovani, sia come uditori che come animatori di incontri concepiti anche quali occasioni, a loro riservate, di esporre pubblicamente i risultati di ricerche in corso».
Ma se dai volumi di Bodei ci aspetteremmo l’esaltazione della statolatria e dell’idealismo hegeliani, da Sistema ed epoca in Hegel (Bologna 1975) ad Hegel e Weber. Egemonia e legittimazione (con F. Cassano, Bari, 1977), minore credito alla dialettica ottocentesca o all’estetica del Goethezeit si vorrebbe da teologi o filosofi cattolici, attardati sul pensiero immanentistico ed utopistico dell’Ottocento, piuttosto che sulla filosofia classica o contemporanea.
“ANCORA IPOTESI SU HEGEL?”
Riprendendo quindi il titolo di un vecchio testo di uno di questi teologi, Piero Coda, che ha veicolato molto, anche nel mondo cattolico, il pensiero anti-metafisico ed anti-realista del filosofo tedesco (cfr. Il negativo e la trinità. Ipotesi su Hegel, Città Nuova, Roma 1987), ci chiediamo se non sia giunto piuttosto il momento di “archiviare” o, almeno, “storicizzare” Hegel. A tal proposito, aiuta molto un recente testo, curato da Fabrizio Renzi, che contiene diversi contributi (dei filosofi Antonio Livi e Vittorio Possenti e del teologo Domenicano P. Giovanni Cavalcoli, oltre che dello stesso Renzi), che spiegabene come una ripresa dell’hegelismo, oltre che fuori tempo, appare incompatibile con la filosofia cristiana. Si tratta del saggioDialettica positiva. Dal realismo del senso comune al realismo metafisico(Casa editrice Leonardo Da Vinci, Roma 2014, pp. 200, € 20).
In particolare Giovanni Cavalcoli OP, docente emerito di Teologia dogmatica nello “Studio Teologico Accademico Bolognese”, nel saggio La contraddizione in S. Tommaso ed Hegel. Riflessioni su di un libro di Giovanni Ventimiglia(pp. 65-76), offre una analisi critica dell’opera di un altro filosofo “neo-hegeliano” contemporaneo, Giovanni Ventimiglia, che è docente di “Temi e problemi di filosofia” all’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza) e di Antropologia filosofica nella facoltà di Teologia dell’università di Lugano (Svizzera).
L’intento del saggio di P. Cavalcoli è quello di dimostrare la centralità dell’influenza della dialettica hegeliana nell’esito dell’allontanamento della proposta filosofica contemporanea dal piano del realismo cristiano.
«Preoccupazione fondamentale di Hegel – scrive infatti Cavalcoli – non è tanto cogliere il reale, quanto piuttosto organizzare l’unità e la distinzione nel pensiero attorno a quella che egli chiama l’“Idea”, impostazione idealista, del resto da lui esplicitamente professata. Così, mentre per l’Aquinate la conoscenza comporta un adeguarsi al reale, per Hegel si tratta di distinguere per unire dialetticamente all’interno di un pensiero a priori e precostituito» (p. 68).
Il peggior danno apportato dalla dialettica hegeliana, che conduce a introdurre un principio di contraddizione persino in Dio, è quello di aver identificato, aggiunge il teologo domenicano, «l’essere (reale) col pensiero (concetto), confondendo l’essere con la nozione dell’essere» (p. 72).
Questo sviluppo alle sue estreme conseguenze del cogito cartesiano, ha quindi procurato a Hegel la definizione,«non del tutto immeritata, di essere un empio negatore del principio di non-contraddizione ed egli fa ben poco per scagionarsi da questa gravissima accusa e per puntualizzare la sua visione che tanti danni ha procurato al pensiero e alla morale (si pensi solo al concetto marxista di “contraddizione”)» (p. 68).
HEGEL IN TV: I LATI POSITIVI DEI VIZI
E’ tale però il fascino ancora esercitato da Hegel, conclude Cavalcoli riferendosi alla proposta di Ventimiglia, «che riesce a sedurre anche alte intelligenze senza che esse se ne accorgano. Considerare contraddittoria l’analogia vuol dire far crollare tutta la metafisica e tutta la teologia, Ma, che dico? Tutto il pensiero umano alle radici» (p. 75). Il problema, poi, è che queste “alte intelligenze” discettano anche dagli spalti televisivi, perché il filosofo Ventimiglia non è nuovo alle trasmissioni di largo ascolto, a partire da quando, nel 2012, iniziò addirittura con la comparsata a “Se stasera sono qui”, il programma condotto da Teresa Mannino su La7, nel quale fece scalpore nella sua illustrazione dei «lati positivi dei vizi». Dobbiamo allora ancora formulare “Ipotesi su Hegel”?!