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Italia incapace di spinte radicali: un quadrato nero

Qualche giorno fa mi hanno messo in guardia. – Stai attento a quello che scrivi e a certe telefonate – così mi hanno detto. – Si sta alzando un forte vento gravido di tensione sociale. Prendere certe posizioni, nette, anche su un blog può nuocerti. Specie se parli di periferie. Specie se alzi i toni della protesta. Non vedi come certa politica si sta radicalizzando? –
Ecco. Ci ho riflettuto. E mi sono reso conto che questo paese non è più nemmeno capace di finire in pasto a spinte radicali e rinnovatrici. Non è luogo buono neanche per gli scontri con cui l’onda lunga della storia disarciona i sistemi autoreferenziali uniti come pus e tintura. Chi monta la rivolta Formigli?
E dico “non è capace” proprio per manifestare il mio rammarico nei confronti della vigliaccheria degli italiani che pensano ma non fanno. Perché questa Italia non sa e non vuole cambiare. Ama essere moderata perché non vuole che nessuno poti il sottobosco che protegge le sue piccinerie e le sue piccole e grandi manfrine, i piccoli e grandi giri di malaffare. La Sicilia, per dire, adesso è pronta per votare Salvini, con la stessa isteria e inconsapevolezza con cui aveva accolto Grillo.
La DC, che è l’antenato politico del partito della Nazione evocato da Renzi, ha fatto questo. Ha creato una società di uomini abituati a vivere in un equilibrio pericolante fatto di una fitta rete di favori e relazioni. Di piaceri e di obblighi da ricambiare. Che non sanno ammettere i propri errori, e che non vogliono mai pagare per un errore commesso. La classe politica, così come lo Stato, non sa e non vuole dimagrire. Non sa e non vuole arretrare. Continua a occupare e presidiare ogni ambito dell’economia divorando tasse su tasse. Perfino a livello antropologico la rottamazione è, a conti fatti, un bluff. Tra la Moretti e la Bindi c’è la stessa differenza cromosomica tra l’uomo e la scimmia.
No, non rischio in questo paese. Nulla. E poi, a guardare gli epiteli della società, a guardare il mondo di artisti e pensatori, non vedo Malevich qui. Non vedo il quadrato nero che fa giusto un secolo e che è assai attuale. Tant’e.


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