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La deriva del Nimby e qualche idea per prevenire il fenomeno

L’attentato incendiario alla linea dell’alta velocità di Bologna, a quanto riferiscono i media, sarebbe legato agli ambienti No Tav che da anni protestano, anche in modo violento, contro l’alta velocità in Val di Susa.
Questa notizia ci ha improvvisamente fatto ricordare quanto possa essere pericolosa la deriva estremistica e violenta del cosiddetto fenomeno Nimby.
Questa sigla sta per NotInMyBackYard, ovvero non nel mio cortile, e indica le proteste verso un’infrastruttura che deve essere realizzata su un determinato territorio.
Non tutte le proteste cosiddette Nimby sono violente, ci mancherebbe, e quando pacifiche sono lecite.
Tuttavia anche in quest’ultimo caso, queste provocano spesso enormi rallentamenti nei tempi di realizzazione dell’opera. Come fare per prevenire questi ritardi?
Il dialogo preventivo con il territorio è uno degli elementi chiave per informare la cittadinanza, ascoltarla, condividere le informazioni e anche accogliere – laddove tecnicamente possibile – richieste di modifiche al progetto dell’opera.
La buona capacità di comunicare il progetto deve essere importante tanto quanto le sue caratteristiche tecnico ingegneristiche. Non sempre in Italia istituzioni e aziende sono state in grado di far questo.
Per fare questo occorre investire del tempo? Sicuramente si, ma quando non lo si fa i tempi si allungano sine die. E allora tanto vale prevenirlo.
Prima di tutto guardiamo alle esperienze che all’estero hanno funzionato meglio che da noi. Il caso francese, del Débat Public, è il più citato dalla letteratura e potrebbe essere un ottimo punto di partenza.
Altri spunti vengono anche dal modello tedesco, dove il dialogo con la comunità locale è facilitato da un mediatore professionista, terzo e addirittura iscritto ad un apposito albo.
Soprattutto ripartiamo da alcune buone proposte già avanzate in questa direzione. In Parlamento giace un disegno di legge presentato dall’on. Realacci in questa legislatura, mentre sul finire del 2012 un’iniziativa analoga è stata presentata dall’allora Ministro Passera. Entrambe si richiamano al modello francese. Perché non ripartire, e velocemente, da qui?



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