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La Grande Guerra vista dagli scienziati

Il convegno “La Grande Guerra rivoluziona la comunità scientifica. Il ruolo dell’Italia” in corso oggi e domani presso la sede centrale del Cnr a Roma, presieduto dalla prof.ssa Emilia Chiancone, si inserisce nell’ambito del programma triennale (2014-2016) ‘Scienze e Grande Guerra’, promosso dall’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, in occasione della ricorrenza del Centenario del Primo Conflitto Mondiale. Il progetto intende affrontare lo studio e la presentazione al pubblico (tramite convegni e pubblicazioni) di quattro filoni tematici: La trasformazione della comunità scientifica internazionale e il ruolo dell’Italia; Il mondo dell’agricoltura e la guerra; Gli scienziati e la guerra; Nuove tecnologie e nuova organizzazione nel campo delle comunicazioni.

Il rapporto fra ricerca scientifica collegata alle esigenze militari, mobilitazione industriale e mobilitazione civile, assume una fisionomia particolare nel corso del conflitto. Inizialmente si presenta come necessità di migliorare l’ascolto verso i singoli “inventori”, ma dopo i primi mesi di guerra, diviene chiaro in tutti i paesi che solo un’attività di ricerca scientifica organizzata e nuovi meccanismi di relazione fra ricerca e produzione industriale possono dare una risposta efficace alle nuove necessità degli eserciti che si affrontano. L’opinione pubblica dei paesi dell’Intesa viene particolarmente colpita dall’apparente superiorità tecnologica iniziale della Germania. Le vicende che hanno luogo in Francia, Inghilterra e Italia, e la preparazione alla guerra negli Stati Uniti, delineano un nuovo modello di organizzazione della ricerca che si trasferirà poi al dopoguerra.

Il Consiglio Internazionale delle Ricerche nasce dalla cooperazione intellettuale e dalla cooperazione tecnico-scientifica tra i paesi dell’Intesa: Francia, Inghilterra, Italia, Belgio e Stati Uniti. Esso diviene nel dopoguerra il centro motore di attività e di dialogo scientifico, ponendo le basi per la creazione di una serie di azioni coordinate e rappresenta il punto più alto del riconoscimento delle istituzioni nazionali per il lavoro scientifico. La vicenda del Consiglio Internazionale si intreccia con alcuni nodi di portata ideale, riguardanti sia la questione del rapporto fra le potenze vincitrici, i paesi neutrali e la Germania, sia la contrarietà mai nascosta di una parte della comunità scientifica europea alla guerra.

Un tema di particolare interesse, poco noto al di fuori della cerchia degli specialisti, è quello del modo in cui durante la guerra viene affrontato il nodo della iper-specializzazione della letteratura scientifica e degli strumenti di ricerca e consultazione. È questo il punto centrale delle associazioni di cooperazione bibliografica all’interno dei vari paesi e a livello internazionale. Vi lavorano soprattutto scienziati, economisti e filosofi impegnati nella cooperazione bellica, la cui collaborazione in campo bibliografico in un periodo fortemente segnato dalle esigenze militari sembrerebbe altrimenti inspiegabile. Al nodo pratico (da cui trarranno sviluppo molti aspetti della successiva organizzazione della documentazione e della bibliografia nel dopoguerra) si congiunge inestricabilmente un nodo teorico legato al lavoro di filosofi e bibliografi per la classificazione universale del sapere, e quindi anche alla dimensione utopica dei progetti di segno pacifista per far sì che la Prima Guerra Mondiale sia anche l’ultima guerra.

Il convegno è organizzato da Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, Società Italiana di Storia della Scienza, Gruppo Nazionale di Fondamenti e Storia della Chimica, Centro PRISTEM – Università Bocconi.


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