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Lo sapete che l’addestramento delle Forze Armate è la cenerentola della Difesa italiana?

Pubblichiamo l’articolo di Affari Internazionali.

L’addestramento delle Forze Armate rimane uno dei pilastri fondamentali per uno strumento militare in grado di assolvere i propri compiti istituzionali. Attualmente in Italia sono chiamate ad affrontare la progressiva riduzione dell’impegno all’estero, una costante contrazione degli impegni finanziari, nonché adattarsi e sfruttare adeguatamente ciò che il progresso tecnologico offre in termini di innovazione, prodotti e supporto.

LE RAGIONI DELLA SUA NECESSITA’

L’attività addestrativa è fondamentale per diverse ragioni. È in gioco la capacità dell’Italia di proiettare e sostenere rapidamente adeguate capacità militari nell’eventualità si rendesse necessario, sia su base nazionale sia in missioni internazionali sotto egida Onu, Nato e Ue. Da un adeguato addestramento dipende infatti l’efficacia e la credibilità dello strumento militare, in termini di protezione degli interessi nazionali, anche quando quest’ultimi potrebbero non coincidere del tutto con quelli dei principali partner europei e/o transatlantici.

Va da sé inoltre che un adeguato addestramento assicura la protezione dello spazio euro-atlantico, come forma di deterrenza per scoraggiare atti potenzialmente ostili. Ciò rende necessaria un’attività addestrativa costante, capace di coprire l’intero spettro delle possibili operazioni militari, comprese quelle ad alta intensità, ossia contro un avversario con capacità convenzionali equipaggiate e addestrate. L’addestramento risulta determinante anche considerando il progresso tecnologico, il quale esige una formazione del personale militare e tecnico più articolata e costantemente aggiornata. Infine, la sperimentazione di nuovi sistemi d’arma, specie se tecnologicamente avanzati, rimane un’attività estremamente sensibile e strettamente legata alla sicurezza nazionale, con importanti implicazioni anche sul piano industriale.

CENERENTOLA DELLA DIFESA ITALIANA

Alla sua crescente rilevanza, tuttavia, non coincide un adeguato sostegno finanziario. L’addestramento figura come la “cenerentola” della difesa italiana, soprattutto – ma non solo – in termini di risorse assegnate. Basti pensare che dal 2002 al 2013 le spese per l’esercizio sono passate da 3.590 milioni di euro a 1.335 milioni, con un impressionante taglio del 63%. Anche in termini percentuali, il peso di tale voce sulla Funzione Difesa ricalca in larga misura i dati assoluti. Mentre nel 2002 le spese dedicate assorbivano poco più del 25% (26,3), undici anni dopo non raggiungono il 10% (9,2%).

A questi dati va ad aggiungersi la progressiva riduzione del finanziamento alle missioni internazionali, utilizzato per coprire parte dei costi di esercizio riferiti all’addestramento del personale militare e alla manutenzione degli equipaggiamenti. Da 1,55 miliardi di euro del 2011 si è passati a 1,4 miliardi nel 2012, per poi diminuire ulteriormente nel 2013 toccando 1,25 miliardi. Per l’anno in corso il fondo missioni ha visto un taglio di 250 milioni di euro assestandosi a circa 1 miliardo. Un combinato disposto che solleva un problema vitale per le Forze Armate italiane, ossia come mantenere le capacità operative faticosamente acquisite negli anni, assicurando adeguati standard di efficacia, prontezza, interoperabilità ed efficienza dello strumento militare. Sono questi i temi affrontati in un recente studio IAI, che verrà presentato durante una conferenza a Roma il prossimo 11 dicembre.

LA DIMENSIONE NATO E UE

L’addestramento può annoverarsi fra le aree dove risulta più agevole realizzare iniziative di cooperazione internazionale. L’impegno italiano ha un duplice obiettivo: mantenere adeguati standard delle capacità operative sia in termini tecnologici, dottrinari e procedurali; rimanere all’interno di un sistema d’alleanze che fornisce alla politica estera, di difesa e industriale italiana un capitale politico-diplomatico-commerciale da poter sfruttare nei confronti dei principali partner europei e internazionali.

Le attività di training costituiscono pertanto uno strumento di “diplomazia militare”. Guidare o partecipare in modo significativo a iniziative internazionali nel campo dell’addestramento significa rafforzare i rapporti bilaterali e la posizione dell’Italia e attesta la qualità degli equipaggiamenti italiani realizzati dall’industria nazionale, sostenendo indirettamente gli sforzi di esportazione verso Paesi alleati ed amici.

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