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Lampedusa, che cosa fa l’Europa dopo Mare Nostrum. L’intervento di Alfano

Difendere la frontiera esterna dell’Europa richiede investimenti e importanti interventi di politica estera europea. La cooperazione con i paesi terzi gioca un ruolo fondamentale per contrastare le attività portate avanti dalla più macabra agenzia di viaggi del mondo, quella dei trafficanti di esseri umani, che lucrano sulla sofferenza e le paure di persone in fuga da guerre e persecuzioni. un altro elemento ha a che fare con la soluzione della crisi libica. Da lì passano molti migranti che, provenienti dal Corno d’Africa, cercano di raggiungere l’europa passando proprio attraverso il paese del Nord Africa.

IL VUOTO EUROPEO SULL’IMMIGRAZIONE

Di fronte alle sciagure di Lampedusa, dove centinaia di persone hanno perso la vita alla ricerca di un futuro migliore, ci si chiede se l’Italia avrebbe dovuto fare di più per colmare un vuoto lasciato anche dall’Europa. Il valore della dignità umana non può essere calpestato e cancellato.
Gli abitanti di Lampedusa hanno edificato a sud dell’isola un arco e l’hanno chiamato Porta d’Europa, un simbolo attraverso il quale si configura l’ingresso in Europa. È una sorta di Checkpoint Charlie che separa il nord e il sud del mondo e segna il passaggio a livello che molti giovani, ma non solo, vogliono superare per entrare in Europa in cerca di lavoro e salvezza da guerre e persecuzioni. L’Italia ha fatto i conti con questa emergenza avviando l’operazione Mare nostrum, conclusa a novembre 2014, costata 114 milioni di euro e che ha permesso di salvare oltre 100mila vite umane. In questa situazione, il nostro Paese ha combattuto una grande battaglia e, grazie anche alla presidenza italiana del Consiglio, ha spinto l’Europa a fare importanti scelte di grande valore politico. L’Europa ha messo a disposizione, nella frontiera sud del Mediterraneo, i propri assetti navali e aerei e i propri tecnici. Ciò significa che l’Europa riconosce l’esistenza di una frontiera comune da difendere; perché nella storia non esiste alcun esperimento di Stati uniti, di confederazione di Stati o di unione di Stati che abbia cancellato le frontiere interne senza poi difendere quelle esterne.

COOPERAZIONE BILATERALE

Difendere la frontiera esterna dell’Europa richiede investimenti e importanti interventi di politica estera. Innanzitutto la cooperazione con i Paesi terzi gioca un ruolo fondamentale per contrastare le attività portate avanti dalla più macabra agenzia di viaggi del mondo, quella dei trafficanti di esseri umani che lucrano sulla sofferenza e le paure di persone in fuga da guerre e persecuzioni. Un altro elemento ha a che fare con la soluzione della crisi libica. Da lì passano molti migranti che, provenienti dal Corno d’Africa, cercano di raggiungere l’Europa passando proprio attraverso la Libia.

IMMIGRAZIONE, ASILO E RIFUGIATI

Dentro questa doppia sfida di politica estera si pone il tema centrale del contrasto all’immigrazione illegale e della gestione della vicenda dei richiedenti asilo, dei profughi e dei rifugiati. Entrambe queste attività devono essere gestite avendo come obiettivo quello di eliminare i traffici illegali di esseri umani. Grazie a Mare nostrum abbiamo arrestato 750 scafisti e abbiamo sequestrato le loro navi madre. Ora dobbiamo realizzare una visione europea.

LE DICHIARAZIONI DI ROMA

L’immigrazione irregolare va contrastata; il flusso dei richiedenti asilo, dei rifugiati va gestita nell’ottica del diritto internazionale. È in quest’ottica che abbiamo recentemente avviato due negoziati paralleli e un’iniziativa di ordine politico rilevante. Da una parte, nell’ambito di negoziati con Paesi dell’Africa centrale e dell’Africa nord-orientale hanno preso vita il Processo di Karthoum e il Processo di Rabat che si sono conclusi con le Dichiarazioni di Roma di fine novembre, i cui pilastri fondamentali sono rappresentati dall’accoglienza dei rifugiati e dal contrasto alla criminalità organizzata dei trafficanti. Con queste attività abbiamo anche raggiunto l’importante obiettivo di far dialogare tra loro Paesi africani non avvezzi a farlo. Abbiamo inoltre lanciato l’idea di istituire, con il supporto di organizzazioni internazionali e umanitarie, dei campi per i rifugiati direttamente nei Paesi africani, in modo da gestire la valutazione delle richieste in loco ed evitare l’essenza stessa dei viaggi della speranza. Un modo davvero importante per contrastare l’attività dei trafficanti. È importante favorire la logica dei rapporti bilaterali tra coloro i quali hanno la possibilità di dare una mano in cambio di maggiore stabilità nell’area e dell’eliminazione delle organizzazioni criminali internazionali. Ai due processi si aggiunge poi l’iniziativa, già avviata con l’inizio della presidenza italiana del Consiglio, di mettere insieme le attività dei ministri degli Esteri e dei ministri dell’Interno europei. Le due politiche da sole sono insufficienti. Jumbo conference, così abbiamo chiamato questa iniziativa, ha visto la partecipazione dei ministri degli Esteri e dell’Interno Ue alla presenza dell’alto rappresentante per la Politica estera e la difesa Federica Mogherini e del commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos.

LA QUESTIONE TERRORISMO

Un’altra grande questione che si connette alla tematica dell’immigrazione è quella del terrorismo internazionale. C’è bisogno di contrastare il rischio del terrorismo sulla rotta Lampedusa-Europa. È un’azione che stia mo già svolgendo ma che mette a dura prova regole europee che devono essere cambiate e sforzi di equilibrio tra diritti egualmente importanti che in questa vicenda rischiano di diventare antagonisti. Si pensi ad esempio al diritto alla privacy in potenziale contrasto con il diritto alla sicurezza; o alla relazione tra il diritto di circolazione e il diritto alla sicurezza, da cui derivano i problemi relativi alla questione del Passenger name record.

LE SFIDE FUTURE

È su queste sfide che rilanciamo l’idea che proteggersi insieme all’Europa e in rapporto con i Paesi terzi del Mediterraneo rende l’Italia e l’Europa intera un luogo più sicuro in cui vivere. Si tratta di sfide che si pongono tra coloro che ritengono l’Europa possa essere la soluzione e coloro che credono l’Europa sia il problema. La Fondazione De Gasperi crede nell’Europa. È dedicata a uno statista che morì senza vedere realizzata la comunità europea di difesa. Quella comunità che magari oggi avrebbe fornito strumenti diversi per contrastare e gestire l’emergenza immigrazione. Più Europa per un’Europa migliore; senza dimenticare l’esistenza di Stati nazionali e la ragione stessa della loro presenza.

IL COMPITO DEI POPOLARI

È esattamente questo il punto di equilibrio che noi come popolari europei ci sforziamo di trovare, avendo come avversari non la famiglia socialista con cui governiamo insieme in alcuni Paesi europei, quanto quelle forze populiste all’opposizione che indicano l’Europa come il problema e non come la soluzione. Nella storia ci sono corsi e ricorsi. In quello che rispetto ai grandi oceani sembra un lago, il Mar mediterraneo, passa ancora oggi il destino del mondo, come accadde migliaia e migliaia di anni fa. E lì, siamo pronti a scommettere per un futuro di pace e prosperità per gli Stati, i popoli e i cittadini europei.



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