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L’onestà non e’ un optional: o c’è o non c’è e nel Pd è carente

Poco importa se verrà sciolto o meno il Consiglio Comunale di Roma, travolto in lungo e largo dal tornado di Mafia Capitale con epicentro la cooperativa 29 Giugno, fiore all’occhiello della della Lega Coop perchè politicamente, moralmente il Consiglio Comunale e la stessa Giunta, di Roma, a poco più di un anno dalle elezioni, sono di fatto sciolti, anzi liquefatti.

A poco servono i lamenti di disgusto e ripugnanza, intervallati da lai di incredulità e di sorpresa, dei dirigenti, vecchi e meno vecchi, del Pd per i quali politicamente, moralmente vale il detto non potevano non sapere e a nulla serve la ridicola richiesta a Papa Francesco di pregare per Roma (!), al fine di tenere in vita artificialmente un corpo dall’elettroecefalogramma piatto.

Si susseguono, una dietro l’altra, a ritmo vertiginoso, foto e intercettazioni che parlano di un perverso sistema consociativo di corruzione, connivenze, omertà e complicità, ben strutturato, ramificato e solido al tempo stesso: sarebbe da stolidi e cretini credere che tutto ciò si mette in piedi in una settimana, un mese, un anno, cinque anni o che passasse inosservato!

Alla magistratura il compito di fare il suo corso: alla politica il dovere, l’obbligo di fare pulizia, di ridare, se ne ha la voglia e capacità, credibilità e affidabilità alle istituzioni piccole, medie, grandi, che amministra, anzi dovrebbe amministrare, per conto e nell’interesse superiore dei cittadini, del popolo sovrano, pur se la sovranità popolare si assottiglia ogni giorno di più, da quando a Palazzo Chigi è stato catapultato il senatore a vita Mario Monti.

E proprio sulla delicatissima quaestio della credibilità e dell’affidabilità delle istituzioni che il giovane turco Matteo Orfini, fattosi, coraggiosamente, chirurgo d’emergenza per asportare la o le metastasi annidate nel corpo malato del Pd e quindi di Roma, si gioca la partita della vita: Orfini è persona preparata, intelligente, ben informata del Pd e di Roma e dotata di pensiero autonomo, qualità indispensabile per rianimare il suo paziente a dosi massicce di onestà, di coerenza e di rigore.

Giorni fa alla Fiera del libro, Più libri più Liberi, è stato presentato e dibattuto, davanti a un folto pubblico di uomini e donne, interessate alla cultura e alla politica, un piccolo grande capolavoro letterario, storico, filosofico e mediatico: Gramsci nel cieco carcere degli eretici di Noemi Ghetti, per L’Asino d’oro edizioni, che restituisce all’eretico, ateo e antidogmatico intellettuale comunista, nè stalinista, nè marxista, nè crociano, la sua autentica dimensione culturale e politica che lo portò a progettare l’egemonia culturale, quale via nonviolenta per l’emancipazione degli oppressi, operai e contadini, uomini e donne.

Orfini sicuramente conosce Gramsci, sa dei Quaderni del carcere e delle Lettere dal carcere, le due opere dell’intellettuale sardo: il piccolo grande capolavoro della Ghetti uscito nel 90esimo dell‘Unità, la storica testata fondata nel 1924 da Gramsci, chiusa allora dal feroce fascismo e oggi dal malaticcio, infermo Pd di Mattteo Renzi, può, meglio e più di qualsivoglia trattato di filosofia, spiegare cos’è l’onestà, la coerenza, il rigore, per essere state vissute direttamente sulla propria pelle e rese vive, da un pensiero umano vitale e profondo, tanto da resistere all’usura del tempo, alle manipolazioni togliattiane e persino all’occultamento.

Ri-leggere e ri-studiare Gramsci, alla luce del piccolo grande capolavoro della Ghetti, si rivela pertanto un ottimo viatico per rinnovare in toto il nuovo moderno umanesimo di sinistra e, al tempo stesso, un valdio antidoto all’antipolitica che è l’altra pericolosa faccia dell’inquietante Mafia Capitale: entrambe sono l’humus per le peggiori soluzioni autoritarie di destra.

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