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Per rattoppare la spesa sanitaria, lo Stato diventa dietologo (secondo l’Economist)

L’obesità è un problema? Si tratta di un luogo comune, secondo l’Economist, che ne spiega qui la ragione: “Oltre 2,1 miliardi di persone, ovvero quasi il 30% della popolazione mondiale, sono in sovrappeso o obesi. L’eccesso di peso porta a circa il 5% dei decessi in tutto il mondo. Se il trend proseguirà, quasi la metà degli adulti di tutto il mondo sarà grasso entro il 2030. Negli ultimi tre decenni, secondo uno studio pubblicato sulla rivista medica Lancet, nessuna nazione è dimagrita”.

LE MISURE ANTI-OBESITÀ FANNO DIMAGRIRE
E dunque, mangiate e ingrassate e non fatevene un cruccio – tanto nessuno può farci niente. A meno che non vogliate dare ascolto allo studio recente pubblicato dal McKinsey Global Institute (MGI), il braccio di ricerca della società di consulenza, che ha condotto un’analisi su 74 misure anti-obesità in tutto il mondo: di queste per 44 è stato possibile misurare costi e impatti. Risultato: nessuna da sola è risolutiva, ma tutte insieme “possono portare a una linea accettabile nel giro di cinque-dieci anni un quinto delle persone oggi in sovrappeso”.

COME FA LO STATO A FARCI PERDERE PESO
Gli interventi sono i più disparati: da miti consigli a fare scelte alimentari sane, a spintoni: sono quelli che prendono le distante dalle scelte alimentari sbagliate. Ma la più efficace “sarebbe costringere produttori di cibo e ristoranti a fare porzioni più piccole e limitare i grassi. Altre misure sono meno paternalistiche, come quelle che spingano a pubblicizzare nei negozi di generi alimentari prodotti sani”. , invece di quelle zuccherate. Ma se si lasciano gli individui a dimagrire attraverso la dieta e l’esercizio fisico, senza aiuti, secondo Mgi, il progetto fallisce.

UNA QUESTIONE ETICA
E quindi è necessario che i governi intervengano e il dibattito è quanto mai acceso soprattutto negli Usa. “Quando Michael Bloomberg, il sindaco di New York, ha cercato di limitare le dimensioni delle bevande zuccherate nel 2012 – scrive l’Economist – ha affrontato una reazione, ed è stato fermato dai tribunali. In Europa, un certo numero di Paesi hanno agito per liberarsi dei grassi saturi che ostruiscono le arterie e anche l’America si sta muovendo in questa direzione”.

MISURE COSTO-EFFICACI
Però quanto è limitante questo Stato censore che priva il cittadino di mangiare patatine fritte con ketch-up? “John Stuart Mill, filosofo amante della libertà del diciannovesimo secolo, considerava giustificata l’azione dello Stato se serviva a evitare azioni dannose per il pubblico. Alcuni considerano le misure anti-obesità come rientranti in tale categoria. I paesi ricchi dedicano tra il 2 eil 7% della loro spesa sanitaria al problema, e fino al 20% se si include il trattamento di malattie associate, come il diabete. L’onere economico dell’obesità, stima l’Mgi, è del 2,8% del Pil mondiale, più o meno pari alla spesa di guerra”.

Quasi tutte le misure analizzate nello studio sono costo-efficaci, offrendo risparmi sanitari e guadagni di produttività tale da controbilanciare il loro costo. Se fossero stati tutte applicate in Gran Bretagna, un Paese che spende un miliardo all’anno in programmi anti-obesità, “il vantaggio economico sarebbe di circa 25 miliardi di dollari all’anno”. Perciò, evviva lo Stato dietologo.


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