Le recenti vicende della Politica italiana hanno minato in modo feroce la fiducia delle elettrici e degli elettori del Centro Sinistra e, più in generale, dell’elettorato nel suo insieme.
Se prendiamo i dati relativi alle ultime elezioni amministrative in Emilia Romagna e in Calabria ci si accorge senza troppe difficoltà che viviamo un momento nero e senza precedenti nella partecipazione politica. Questo è ancor più vero, e ancor più pesante, se si considera che in Italia, di solito, la partecipazione durante le votazioni (ad ogni livello) è sempre stata alta e che l’Emilia Romagna è sempre stata la regione che i dati di partecipazione al voto tra i più alti.
Casi di malaffare, corruzione e abuso di potete, trasversali ad ogni partito e colore politico, hanno acuito questo scoraggiamento e senso di frustrazione. Specialmente in tutti coloro che si sono sempre impegnati in modo convinto e onesto, da votanti e/o militanti del Partito Democratico e più in generale del Centro Sinistra.
Dobbiamo ripensare in modo radicale questo sistema e depurarlo.
Il Partito Democratico al bivio
Subito dopo la vicenda di Roma ho scritto un articolo sul sito del Circolo PD di Berlino, di cui sono segretario, per esprimere la mia personale visione delle cose e ho deciso di rivolgermi, con un appello, a tutte le elettrici e tutti gli elettori che, a seguito di questo ennesimo caso di malaffare, hanno deciso di buttarsi alle spalle tutto, perché sostenuti da questa vicenda nel dire: alla fine sono tutti uguali. Mi ripeto: non è vero, non siamo tutti uguali. Nel mio appello lo ho scritto a chiare lettere.
Ora mi rivolgo a chi, invece, nel Partito Democratico può davvero fare la differenza. Lo dico anche a quei militanti che malgrado questo grave momento di demotivazione hanno deciso di restare e di lottare, da dentro, per cambiare le cose in meglio e per dimostrare anche ai più scettici, che non siamo tutti uguali e che siamo in molti onesti e volenterosi. Mettere tutto nello stesso calderoni è un colpo mortale alle persone oneste e un grande favore ai disonesti, che non vengono più emarginati bensì coperti.
Il Partito Democratico, in quanto primo partito del Centro Sinistra in Italia e Partito di Governo, ha il dovere Politico e Morale di impegnarsi per dimostrare ai cittadini e alle cittadine che non accetteremo casi di corruzione, malaffare, opportunismo politico e inganno ai danni della collettività. Io lo dico a chiare lettere: chi sbaglia è fuori, senza se e senza ma.
Il Partito Democratico è oggi ad un bivio: o dimostra davvero che siamo un’alternativa credibile e valida a tutto ciò che c’è sempre stato, ossia ai soliti intrecci di potere e malaffare, oppure siamo un contenitore vuoto. E vuote sono le promesse che ogni giorno sentiamo tuonare sui telegiornali, tramite tweeter o Facebook dai vari esponenti del nostro amato Partito.
Le nostre regole
Per cambiare c’è un primo imperativo: definire regole chiare e davvero stringenti al nostro stesso operato. Lo Statuto del Partito Democratico deve essere rivisto non c’è altra soluzione. Esistono più norme, regolamenti attuativi e altri Statuti che sembrano contraddirsi a vicenda o parlare lingue diverse. Le norme che dovrebbero regolare la vita interna del Partito sono troppo incomplete o incongruenti od opache. Servono chiare norme e chiare sanzioni.
Le modifiche all’art.40 dello Statuto recentemente approvate sono un primo passo, ma non è sufficiente. Occorre fare molto di più. Spetta, senza dubbio, ai Circoli stessi farsi interpreti di questa esigenza dei cambiamento. E spetta ai cittadini e alle cittadine vigilare assieme agli onesti che queste regole siano poi concretamente rispettate.
Un partito delle tessere? Non è una bestemmia
Un partito è per sua stessa definizione composto da iscritte e iscritti, dunque da tessere. L’idea che ci possa essere la volontà di non concepire più un partito in questo senso mi fa rabbrividire. Questo comporterebbe un’espansione dell’illecito e dell’incontrollabile. Alla massima flessibilità corrisponde il minimo del controllo. Non è certo ciò che dobbiamo augurarci.
Se penso al modello tedesco, quello dell’altro grande partito socialdemocratrico europeo, l’SPD, vedo esattamente questo: tessere, pagamenti e controllo. Sarebbe forse necessario ed urgente che anche il PD si dotasse di un sistema di pagamento con carta automatico come nell’SPD e che le tessere vengano associate al numero di carta di identità o di passaporto e che il rinnovo avvenga automaticamente con prelievo da conto corrente.
Questo comporterebbe un maggior controllo, con una chiara tracciabilità dei versamenti, e dunque un minor impatto delle tessere false.
Il partito che ci serve è quello in cui le iscritte e gli iscritti hanno un peso chiaramente determinante nelle scelte politiche della dirigenza e in cui esterni possano partecipare liberamente ma senza la possibilità di interferire con le scelte politiche di maggior rilevanza.
Conseguenza di tutto questo è che le primarie per la scelta del segretario avvengano SOLO per le iscritte e gli iscritti. Così come quelle per la selezione del nostro candidato alla Presidenza del Consiglio. Non ha alcun senso che alle primarie possano partecipare anche i non iscritti: un’anomalia da correggere.
Legalità, rispetto delle regole e concretezza
Alle regole chiare vanno riaffermati principi fondamentali come quello della legalità e del rispetto delle regole, scritte e non scritte. Occorre che ci sia qualche cosa di più di un Manifesto dei Valori o un Codice Etico: chi non ha etica né coscienza non ha problemi a giurare e spergiurare per poi frodare senza limiti. Occorre un vero controllo e un vero sistema di punizioni. Anche radicali e definitive.
La Concretezza è l’elemento cruciale dell’azione Politica: basta con le promesse. Non si può vendere speranza come fosse olio salvifico. Servono azioni concrete, alla portata della nostra capacità di agire. La concretezza è il codice da applicare per fare promesse giuste e realizzabili: solo così si limitano anche casi d’opportunismo, frode e inganno.
Unità nel rispetto della diversità
Che dire poi delle recenti tensioni e volontà di spaccature? Le tensioni volute dall’alto sono deleterie e denotato un vero e proprio progetto distruttivo. Chi ha fomentato questo sentimento deve poi assumersi le responsabilità profonde delle azioni compiute. Spingere una parte importante, per storia, idee e consenso politico, alla rottura è da incoscienti e lancia un dubbio terribile: si lavora per l’Unità del Partito o per la sua dissoluzione? Ai posteri l’ardua sentenza? No, a noi militanti il compito di obbligare chi in alto spinge per questa frattura a ritornare sui propri passi e capire che il Partito non gli appartiene. Per questo è fondamentale che all’interno si resti compattamente vicini: una scissione non aiuterebbe che chi lavora, nel buio o alla luce, per la distruzione di questo Partito.
Non si può essere sempre dalla stessa parte e della stessa idea, ma agendo da dentro si può cercare attivamente di dare una direzione diversa a queste linee politiche. Uscendo il rischio è la condanna all’ininfluenza o ad una lacerante e lenta ripresa che costerà a tutti molto caro.
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Questo Partito è l’unica struttura democratica che può consentire all’Italia di restare a galla. Imperativo è tracciare i confini invalicabili dell’onestà e dell’impegno sincero per la collettività: oltre quei confini deve cadere la mannaia della punizione senza tentennamenti e deve essere chiaro che il senso di questo Partito che si definisce Democratico è essere Comunità di persone accomunate da ideali socialdemocratici, dunque di sinistra. La scelta presa per l’Europa ha un suo peso: a chi dice che non c’è più destra o sinistra, chiedo di informarsi meglio e di vedere i rischi presenti di un ritorno agli estremismi di destra e ai principi che li hanno ispirati nel secolo scorso, tutt’ora validi e purtroppo potenti: xenofobia, nazionalismo, populismo, misoginia, uso della religione come arma, contrapposizione tra tradizione e modernità, tra natura e innaturalità.
Il patrimonio a cui nessuno di noi può rinunciare è quello della Democrazia e delle istituzioni democratiche: il PD ha questo onere, e il suo fallimento è il fallimento di un progetto più ampio. Non permettiamolo. Diamoci da fare per rendere questo Paese un posto migliore e iniziamo da noi stessi a dire cosa è giusto e cosa non lo è, cosa è da cambiare e cosa da tenere.