L’articolo è stato pubblicato da L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi.
Chissà se l’ultimo messaggio di fine anno di Giorgio Napolitano in tv darà qualche indicazione sul suo successore al Quirinale da metà gennaio in avanti. Certo è che alla prima conferenza-stampa di Matteo Renzi da presidente del Consiglio a chiusura del 2014 che si terrà oggi si parlerà di tutto.
Ma forse non troppo dell’appuntamento più importante per un capo del governo che ha nel frattempo archiviato la riforma del lavoro ed è riuscito a far incardinare in Parlamento sia la nuova legge elettorale, sia la revisione della Costituzione. Ma adesso la partita è diversa e il premier non può vincere la nova sfida a colpi di fiducia parlamentare stile “con me o contro di me”: deve, invece, convincere alleati e avversari nel segreto dell’urna.
Forza di volontà e numeri rischiano di non bastare, se Renzi non saprà usare l’arma della politica vera, che è anche persuasione, e coraggio, e capacità di sostenere il nome giusto al momento giusto. Saper catturare l’attimo fuggente. Tutto il contrario di quel che capitò a Pierluigi Bersani, il predecessore alla guida del Pd che bruciò le candidature di Franco Marini e di Romano Prodi nel falò dei 101 traditori della parola data. E ne pagò, il Bersani sconfitto, le amare conseguenze con le dimissioni.
E allora, per non ripetere il precedente, il presidente del Consiglio dovrà coniugare la sua novità al realismo del momento. Novità significa l’identikit di una personalità che rispecchi la svolta generazionale e politica per la quale Renzi si batte e continua a godere di consenso nel Paese. Perciò, una figura non anziana, lontana dalle manovre politiche, uomo (o, ancor meglio, donna) che capisca di economia e creda nell’Europa. E che in Italia sia in sintonia con il cambiamento invocato dal premier: ecco il profilo che Renzi predilige.
Tant’è che si fa il nome del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in prima fila. E’ forte abbastanza per rispondere ai requisiti, senza far ombra al presidente del Consiglio. Ma per quanto il conto alla rovescia sia già cominciato, la strada è lunga. E l’accordo coi grandi elettori del Parlamento dovrà essere trovato bussando alle porte di tutti. Anche se Renzi dovrà rivolgersi prima di tutto a quelli con cui sta riformando le istituzioni. Centrosinistra e centrodestra è la via realistica, vista l’incompatibilità o la contrarietà delle forze all’opposizione.
Salvo, però, sorprese. Che per il Quirinale sono di casa almeno quanto nel Pd, da dove viene l’insidia più pericolosa, perché già sperimentata. Dagli amici mi guardi Iddio, con quel che segue.