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Tinagli, Zanetti e le prossime scelte di Scelta Civica

Enrico Zanetti

“Ciao, posso disturbarti per fare due considerazioni su Scelta Civica?” E’ il messaggio che ricevo giorni fa da un amico con il quale ho avuto modo di condividere un percorso e un’idea italo futurista, almeno fino a quando il think tank di montezemoliana  genesi è dapprima sfociato in una multietnica convention romana per poi dissolversi in un partito politico, Scelta Civica con Monti per l’Italia, per l’appunto.

Senza tornare sulle ragioni che a suo tempo mi videro su posizioni molto critiche verso quel passaggio, nondimeno sulle vicissitudini a volte grottesche che hanno caratterizzato la storia politica di Scelta Civica per l’Italia – la scritta “con Monti “ era sparita dal simbolo dopo pochi mesi, come del resto pure fisicamente il senatore catalizzatore del partito – resto comunque convinto che laddove c’è passione, impegno e determinazione politica occorra quantomeno riconoscerne la bontà d’intenti ed il merito. Così è per l’amico italo futurista, poi candidatosi nella lista di Scelta Civica, trombato per pochi voti dopo essersi strenuamente impegnato in campagna elettorale per far eleggere il suo capolista, eletto peraltro anche in un’altra circoscrizione ma, avendo optato per quella lombarda, l’avversa circostanza non gli ha aperto le porte della Camera. Roba pesante da digerire, ma tant’è.

Il giorno dopo, ci sentiamo al telefono. Non avendo più seguito se non saltuariamente le vicende di ciò che rimane di Scelta Civica, l’amico mi ragguaglia sull’imminente congresso che dovrebbe –  il condizionale è d’obbligo – eleggere un segretario tra di due contendenti in campo, entrambi  espressione parlamentare di quella che fu Italia Futura. Mi annuncia la sua decisione di voler rinnovare il suo impegno nel partito, finalizzato in questa fase a sostenere uno dei due, allo stato pure sottosegretario del governo Renzi. Trattasi di un valido tecnico, fiscalista di prim’ordine le cui posizioni e osservazioni nel merito di alcune scelte governative ho condiviso più volte.

Resta però un dubbio, ovvero che di consenso stiamo parlando, di carisma e doti di leadership che spesso in politica poco (o nulla) hanno a che fare con dotti e accademici contenuti, ottimi per convegni e salotti ma poco orecchiabili per la semplice e sensibile pancia della maggioranza degli elettori. E in democrazia contano i voti, può piacere o meno, ma contano i voti: chi li prende governa e chi governa ha sempre ragione.

Oggi, leggo un’intervista su formiche.net che l’antagonista ha deciso di non concorrere per il timore che il tutto si risolva in una caccia alle tessere per aggiudicarsi i voti dei delegati. Stupisce l’ingenuità dell’illustre professoressa, popolare ex dispensatrice di omniscienti soluzioni dalle tribune del Ballarò targato Floris. Viene da chiedersi come ella pensi vengano eletti i segretari di partito, seppur civici che siano. E sorge pure il sospetto che dietro tale suo sacrificio non si celi un’ipotesi pretestuosa di volontà migrator partitica, peraltro negata oggi dall’interessata nella citata intervista.

Del resto, lo stesso era  accaduto poco tempo fa ad un ex direttore di Italia Futura che, occorre riconoscere, ha avuto la coerenza di dichiarare senza troppe riserve e con chiarezza la sua folgorazione per il premier toscano, chiedendo poi asilo nella ditta democratica.

Ora, cosa succederà in futuro non è dato di sapere. Ma da ciò che si può evincere dall’assaggio di questa nuova, rinnovata, ulteriore volontà di ripartenza… è che il sapore sembra essere ancora  quello testato di una maionese impazzita. E all’amico, con molta simpatia, non resta altro che augurare buona fortuna.

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