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Tornare a contare qualcosa

La diplomazia italiana fa sentire la sua voce, o così pare.

E’ iniziata in questi giorni la corsa per accaparrarsi un posto al tavolo dei grandi; l’Italia punta al seggio del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel biennio 2017/2018 e stavolta sembra fare sul serio.

A dare inizio alla campagna italiana per un posto tra i big del mondo è stato il neo-ministro degli esteri Gentiloni che, dal Palazzo di vetro dell’Onu a New York, dove si era recato in occasione della giornata mondiale dei diritti dell’uomo (10 dicembre u.s.), ha annunciato la candidatura italiana.

Gentiloni ha fatto leva sul  tema della difesa dei diritti umani, questione molto cara al Nostro paese che, sul punto, si è distinto per una efficace campagna di sensibilizzazione a livello globale.

Il titolare della Farnesina ha puntato il dito contro la pena di morte, la mutilazione genitale femminile e i matrimoni forzati tra bambini, argomenti per i quali l’Italia si è, da anni, strenuamente battuta riscuotendo forti consensi da più parti.

Per il Consiglio di Sicurezza si voterà nel giugno 2016.

I posti a disposizione del gruppo WEOG (paesi occidentali) sono 2, a fronte di tre candidati:Italia, Svezia e Olanda.

Per l’Italia non sarà affatto facile imporsi sui due paesi concorrenti che, sebbene abbiano un potenziale geopolitico inferiore, godono di una maggiore autorevolezza internazionale grazie ad una stabilità economica, sociale e politica di cui il Bel Paese non può fregiarsi.

Va, altresì, considerato che le 2 nazioni antagoniste appartengono anche esse all’UE, ragion per cui è facile prevedere che i voti dell’unione si disperderanno.

A questo punto l’Italia dovrà puntare sulle simpatie dei paesi lontani, missione non semplice ma non impossibile.

Ed, infatti, proprio dopo aver pronunciato il suo discorso all’ONU, il ministro Gentiloni ha incontrato gli ambasciatori dei piccoli Stati del Pacifico e dei Caraibi (SIDS), nonchè alcuni dei rappresentanti africani.

Per il nostro paese è, comunque, un’occasione importante.

L’ultima volta che ha avuto un seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza è stato nel biennio 2007/2008; senza dubbio ritornare a farne parte potrebbe concedere all’Italia un maggior potere negoziale a livello internazionale, oggi affievolito.

Emblematici il caso dei Marò e quello di Cesare Battisti, che hanno attestato come l’asse geopolitico si stia spostando, sempre più, verso nuove aree e quanto poco la nostra diplomazia riesca a farsi valere e a far sentire il proprio peso.

Se a ciò si aggiunge che il Paese da anni soffre il peso di una forte recessione economica e l’avvicendarsi di 4 governi in poco più di 4 anni, è intuibile immaginare la compromessa autorevolezza del sistema italiano agli occhi dei Paesi esteri.

Sintomatica è stata la reazione di Merkel e Sarkozy, che, nell’ottobre del 2011, durante una conferenza congiunta a Bruxelles, alla domanda dei giornalisti  “Il premier italiano vi ha rassicurato sui provvedimenti che prenderà il suo governo?” risposero con un beffardo sorriso; senza dimenticare le ineguagliabili ed innumerevoli gaffe del signor B sul colorito della pelle del Presidente Americano Barack Obama, all’indomani della sua vittoria nel 2008, sugli inappropriati consigli dati a Martin Schulz, in occasione di un suo intervento al Parlamento europeo che hanno lasciato sgomenta la platea internazionale .

A peggiorare la situazione ha certamente contribuito l’immobilismo e l’imperizia del nostro Esecutivo nella gestione della “Primavera araba”, che hanno agevolato la Francia ed altri Paesi, consentendo loro di mettere le mani su Stati che precedentemente ci consideravano partner privilegiati, uno su tutti la Libia.

Non ci ha favorito finanche la gestione del conflitto ucraino e quello siriano, ma” quanto meno” in queste circostanze abbiamo perso solo la faccia e non anche interessi tradotti in milioni di euro.

Nel futuro, per il titolare della Farnesina e il suo entourage si prospetta un duro lavoro, bisognerà annullare più di qualche insuccesso, recuperare quello che si è perso nel corso del  tempo e, cosa ardua ma non impossibile, conquistare  il seggio al Consiglio di Sicurezza, tappa fondamentale  per ripartire.



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