Nel suo report mensile l’OPEC ha tagliato le stime di offerta nel 2015 di circa 300 mila unità al giorno, a 28,9 milioni di barili. Si tratta di un minimo da 12 anni e di un livello inferiore di circa 1,1 milioni rispetto sia alla produzione del mese scorso che al target riaffermato dall’organizzazione in occasione dell’ultimo meeting dello scorso 27 novembre. D’altro canto, l’OPEC ha rivisto verso l’alto (di 120 mila unità, a 57,31 milioni di barili al giorno) la stima sulla produzione da parte dei Paesi non appartenenti all’organizzazione. L’OPEC ha tagliato anche le stime sulla domanda mondiale di petrolio, vista crescere nel 2015 di 1,12 milioni di barili al giorno a 92,26 milioni: si tratta di un calo di 70 mila unità rispetto al report del mese scorso.
I prezzi, ieri di nuovo in calo, sono ora inferiori al breakeven per tutti i 12 Paesi dell’organizzazione con la sola eccezione di Kuwait e Qatar. L’effetto Grecia ha continuato a pesare sul mercato europeo dei titoli di stato e sugli indici azionari. Anche ieri si è assistito a un allargamento dei premi al rischio, peraltro modesto per Italia e Spagna, a fronte di cali dei rendimenti sul Bund.
Il Tesoro ha venduto in asta tutti i 5,5 miliardi di BOT a 12 mesi. Il rendimento è salito dallo 0,335% del collocamento di novembre a 0,418%. Il rapporto di copertura è salito a 1,82x da 1,78x precedente. Dollaro in netto calo come cambio effettivo (è stato riassorbito per intero il rialzo del periodo 1-5 dicembre). L’euro rimonta per il quarto giorno di fila (max. 1,2448, ritoccato oggi a 1,2494), mentre lo yen è brevemente rientrato in area 117.