Tanto rumore per nulla sulla presidenza di Unicredit? Così pare, sentendo alcuni grandi soci del gruppo bancario guidato dall’amministratore delegato, Federico Ghizzoni.
C’è chi, come il sindaco di Verona, Flavio Tosi, uno dei perni della fondazione Cariverona, primo socio della banca con il 3,5%, punta sul presidente della fondazione, Paolo Biasi, per un posto nel cda; e magari pensa che Biasi sia anche una personalità giusta per la presidenza ora appannaggio di Giuseppe Vita.
E c’è pure chi come il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar, primo socio di Unicredit con il 5% – scrive oggi il Corriere della Sera – fa lo stesso pensiero recondito di Tosi sulla presidenza. Gli arabi dunque non si accontenterebbero più – come nel cda attuale che sarà rinnovato la prossima primavera – di un vicepresidente (Luca Cordero di Montezemolo) e di un consigliere (Mohamed Ali Al Fahim)?
Ma indiscrezioni finanziarie milanesi offrono un’altra lettura: le voglie arabe sono soltanto sbandierate dai veronesi per spingere su una opzione “italiana” per la presidenza. Ovvero Biasi? Il presidente della fondazione veronese scade a ottobre e non è più rinnovabile per limiti di età.
Ma una soluzione italiana, dallo spesso internazionale, c’è già. Da qui nasce la riconferma, al momento certa, per l’attuale presidente di Unicredit, Giuseppe Vita: “Nominato già tre anni fa quale figura di raccordo tra i soci italiani ed esteri – scrive oggi Fabrizio Massaro del Corsera – è siciliano ma ha vissuto decenni in Germania diventandone uno dei manager più affermati”. Partita chiusa, dunque?