Dopo cause e contro-cause, un attacco con bombe molotov ad ottobre del 2011, il sito oscurato nel 2012 e la sua sede incendiata, alla rivista Charlie Hebdo è il massacro: 12 morti a seguito dell’irruzione di uomini armati nella redazione di Parigi.
A scatenare la furia degli estremisti è stata la pubblicazione di diverse vignette satiriche con la figura di Maometto (l’ultima, avente per oggetto l’Isis, solo pochi minuti prima dell’attentato).
SOTTO MINACCIA
L’Associazione siriana per la libertà aveva querelato Charlie Hebdo per incitazione all’odio, mentre una causa per diffamazione e ingiuria era stata presentata dall’Associazione di musulmani di Meaux.
Dopo che nel 2013 una copia della pubblicazione è arrivata al Ministero degli Interni, la Polizia di Parigi aveva aumentato le misure di sicurezza attorno al palazzo. Nessuno però ha visto passare gli uomini armati da kalashnikov.
LE PROVOCAZIONI
Da Maometto nudo fino ad un Corano bucato dalle pallottole. Fondata nel 1992 (e rilevata da un’altra rivista chiamata Hara-kiri nel 1961), il settimanale francese di sinistra ha sempre cercato di rivendicare la libertà di espressione nonostante le minacce degli islamisti più radicali.
Purtroppo la fama internazionale è arrivata nel 2006, e dal successo della diffusione delle pagine. Charlie Hebdo aveva ripubblicato le caricature apparse sul quotidiano danese Jyllands-Posten (la cui ri-pubblicazione ha motivato le dimissioni del direttore di Libération), con il manifesto firmato da 12 intellettuali – tra cui Salman Rushdie e Bernard-Henri Lévy – a favore della libertà di espressone e contro l’auto-cesura.
LA SCELTA RESPONSABILE
Il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault aveva detto che capisce “che certe persone possano vedere ferita la propria sensibilità, ma siamo in uno Stato laico, uno Stato repubblicano”.
Il direttore, Stéphane Charbonnier, conosciuto come Charb, ha difeso il diritto alla pubblicazione delle vignette e ha detto che in caso di auto-censurarsi “un gruppo di estremisti nel mondo e in Francia avranno vinto”. Charb vive da anni sotto scorta.
Nel 2013 Charlie Hebdo aveva pubblicato “La vita di Maometto” in un fumetto, con la consulenza di un gruppo di musulmani e professori di Islam politico.