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Cosa resta degli eventi

In Via Bologna a Torino il palazzo che ospitò il Toroc, il comitato organizzatore dei Giochi Olimpici Invernali di Torino che si sono tenuti nel 2006, è ingrigito come il ricordo di quella stagione luccicante della città alle prese, oggi, con la morsa della crisi che non è mortale solo grazie a una cassa integrazione sconfinata. Davanti all’ingresso dello stabile che ricorda una vecchia nave dismessa, c’é ancora il totem con il logo dei giochi. Sui cinque cerchi, sulla scritta Torino Olympics Games, su tutto pesa l’ombra inesorabile del tempo.
Dallo stabile, poi, penzola un telone con su scritto “Affittasi”. A pensarci bene, per rendere meno triste il palazzo basterebbe già solo rimuovere il Totem che ricorda quel periodo ricco e fortunato per la città e che fa a pugni con il presente. Il fatto è che l’Italia è il paese delle inaugurazioni. È il paese degli chef. Il paese in cui quando, poi, si tratta di rimettere le cose al loro posto, di lavare i piatti, non si trova più nessuno. E poi – gli eventi sono così – . Ecco, se tanto mi da tanto, considerato che Torino rispetto a Milano è la provincia babba, non oso pensare cosa rimarrà dell’EXPO.


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