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Cuba e Stati Uniti, ecco perché cambia tutto (o forse no)

Come nel Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “tutto cambia affinché nulla cambi”. E’ questo il commento di molti osservatori sulle annunciate nuove relazioni tra Cuba e Stati Uniti. Il presidente Raul Castro aveva rispettato la scorsa settimana la promessa di liberare un gruppo di prigionieri politici e oggi il suo omologo americano, Barack Obama, ha fatto la sua parte: il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha modificato alcune restrizioni di movimento e per i cittadini americani sarà più facile viaggiare sull’isola. Ma sono davvero cambiati i rapporti tra Cuba e Stati Uniti?

ISOLA APERTA

Da quando il 17 dicembre scorso è stata annunciata la fine dell’embargo economico, le tensioni tra i due Paesi sono diminuite (nonostante la reazione del presidente russo Vladimir Putin, che si è sentito tradito dall’alleato centroamericano). Dopo lievi modifiche messe in atto nel 2012, ora ci sono nuove regole che concedono la possibilità di viaggiare sull’isola: può prendere un aereo per Cuba chi vuole fare visita ai familiari, visite istituzionali, attività di organizzazioni umanitarie, scambi professionali, educativi, religiosi, culturali o sportivi. Tutti motivi che fino a ieri potevano costare un’accusa per “tradimento” o “spionaggio”.

INTERESSE YANKEE 

Le misure annunciate ci avvicinano alla sostituzione di politiche che non hanno funzionato, lasciando spazio ad altre che promuovono la libertà economica e politica… Cuba ha un grande potenziale di crescita economica. Aumentando viaggi, commercio, comunicazioni e affari, gli Stati Uniti aiuteranno i cubani a determinare il proprio futuro”, ha spiegato in un comunicato il segretario del Tesoro americano, Jacob Lew.

RIFORME ECONOMICHE

Da oggi non serve il permesso speciale del governo, che è stato più volte negato a personaggi noti dell’opposizione cubana, come ad esempio la blogger Yoani Sanchez. Neanche le agenzie di viaggi o compagnie aeree hanno più bisogno di autorizzazioni per coprire le tratte verso Cuba.
I turisti potranno portare fino a 10mila dollari per le rimesse familiari o donazioni a organizzazioni religiose e educative; potranno inviare fino a 2000 dollari ogni tre mesi. Chi non è cubano potrà usare, senza limiti, le proprie carte di credito e comprare beni fino a un valore di 400 dollari. Per l’alcool e il tabacco potranno spendere fino a 100 dollari.

I PRIMI INVESTIMENTI

Oltre a Caterpillar, AT&T, Verizon, Sheraton e Marriott International – le prime compagnie a mettersi in fila a dicembre poche ore dopo l’annuncio della fine dell’embargo (qui l’anticipazione di Formiche.net su tutti gli investimenti che stanno sbarcando nell’isola) -, il governo ha annunciato agevolazioni per imprese di telecomunicazioni e istituzioni finanziarie. Così come la vendita libera di computer, telefoni cellulari e altri dispositivi tecnologici.

L’ARRIVO DI GOOGLE

A giugno scorso, una delegazione di Google formata da Eric Schmidt, e i manager di Google Ideas, Jared Cohen, Brett Perlmutter e Dan Keyserling, è stata in visita a La Habana per incontrare rappresentanti del governo e della dissidenza. In un articolo pubblicato sul The New York Times l’11 marzo 2014, Schmidt e Cohen hanno assicurato che “in 10 anni il mondo avrà 5 miliardi di persone collegate a Internet e si stima che la maggiore crescita sarà in società che ora sono sotto censura. Luoghi dove fare click ad un articolo scomodo può portare un’intera famiglia in carcere o qualcosa di peggio”. E nella lista c’è Cuba.

IL CONTESTO CUBANO

Yoani Sanchez è cauta sui cambiamenti in atto: “È vero che Raul Castro ha lasciato in libertà una cinquantina di prigionieri politici e ha scarcerato Alan Gross in cambio di tre spie. Ma solo quest’anno ha arrestato più di 2mila oppositori e ha aggredito fisicamente un centinaio di loro, con speciale accanimento sulle ‘Damas de Blanco’ (un’associazione di mogli e figlie di dissidenti arrestati dal governo cubano)”. “In realtà, Obama non aveva cambiato prima la politica nei confronti di Cuba per motivi elettorali. Comanda l’urna elettorale. Obama ha aspettato le elezioni di medio termine del suo secondo mandato. Solo in quel momento ha cominciato ad agire”, ha spiegato la Sanchez da Cuba.

IL FATTORE DENARO

Per il blogger dissidente Orlando Luis Pardo, a guidare il processo di transizione nei rapporti tra Cuba e Stati Uniti è il denaro: un gruppo di compagnie e lobbisti con interessi economici avrebbe fatto pressione su Washington per poter investire più liberamente nell’isola.

Secondo il sito web americano The Hill, sia a Cuba sia negli Stati Uniti si attendono manifestazioni contro l’apertura economica. L’articolo cita Sarah Stephens, direttrice del Centro per la Democrazia delle Americhe, che nel Consiglio nazionale del commercio estero (Nftc) ha detto: “Ci saranno ostacoli al processo di normalizzazione dei rapporti. Forse non ci riusciranno a fermarlo, ma si faranno sentire”.

LA PROPOSTA DEI DISSIDENTI 

Le proteste dei cubani non si sono fatte aspettare. Oggi circa 300 attivisti, giornalisti, sindacalisti e accademici, oppositori al governo di Castro, hanno presentato una proposta con i possibili cambiamenti che la società civile si aspetta dopo la ripresa dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti. Il documento è firmato dal Foro per i diritti e libertà. L’obiettivo è quello di mettere in primo piano la questione dei diritti umani a Cuba. “Abbiamo due strade da percorrere: o la mutazione del regime a un capitalismo autoritario, dove il cubano si dovrà accontentare di piccole concessioni, mentre gli eredi del castrismo si rifaranno con le ricchezze. O la seconda, esigere cambiamenti concreti per una vera democrazia”.

MA GLI STATI UNITI ASPETTANO 

E mentre il regime dei Castro spalanca le porte agli investimenti americani sull’isola, gli Stati Uniti saranno più cauti sulle iniziative cubane. Il vicepresidente del Global Trade Issues del Nftc, Jake Colvin, ha detto che il processo di ricezione delle attività economiche cubane in America non sarà immediato.

L’INIZIO DEL DIALOGO

Il primo appuntamento dei negoziati sulla normalizzazione delle relazioni diplomatiche è fissato per il 21 e il 22 gennaio a La Habana. In rappresentanza degli Stati Uniti sarà presente la segretaria di Stato per gli affari dell’emisfero, Roberta Jacobson.

E FIDEL CASTRO?

Resta un mistero se sarà presente o meno Fidel Castro. La scorsa settimana è circolata (ancora una volta) la notizia della sua morte. È un anno che il leader della Rivoluzione cubana non si fa vedere in pubblico, per cui il governo aveva annunciato una conferenza stampa lo scorso venerdì per smentire le voci sulla presunta morte. Ma al posto di Fidel sono arrivate lettere con la sua firma. L’ex calciatore argentino Diego Armando Maradona ha diffuso sui social network un video dove fa vedere la missiva e rassicura: “Fidel è vivo, sta molto bene e mi ha pure scritto”.

RESTARE IN VITA 

Su quanto cambierà o meno la vita quotidiana a Cuba dopo la fine dell’embargo e le riforme economiche si è espressa la scrittrice cubana Wendy Guerra sul suo blog “Habáname”: “Passi a trovare gli amici del quartiere che, nonostante le illusioni della fine dell’anno, ripetono: qui nulla è cambiato. Rispondo il telefono e una voce mi chiede di Castro. No, qui non vive nessun Castro. Squilla di nuovo e una giornalista mi chiede cosa penso della morte di Castro. Cerco di rispondere e cade la linea. Richiama e cade ancora la linea. Non c’è modo di spiegare nulla. Stacco il telefono, chiudo le finestre e mi siedo a scrivere sulla realtà che mi circonda. Mi torna in mente una gran verità: La morte non è più una notizia. Qui la vera notizia è restare vivi”.


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