Il 2015 sarà ancora un anno “caldo” per le questioni di sicurezza negli Stati Uniti che riproporrà le sfide lasciate irrisolte nel 2014: l’ascesa dello Stato Islamico, l’instabilità in Nord Africa e Medio Oriente, la crisi ucraina, le tensioni con Russia e Iran. Il presidente Barack Obama ha già nominato un nuovo segretario alla Difesa (che dovrà essere confermato dal Senato), ma le elezioni di midterm hanno consegnato l’intero Congresso all’opposizione Repubblicana e questo renderà particolarmente accesa la battaglia sulle priorità e le strategie da seguire.
ASH CARTER NUOVO SEGRETARIO ALLA DIFESA
La novità fondamentale del 2015 sarà l’arrivo del nuovo segretario alla Difesa. Il segretario uscente Chuck Hagel resterà in carica finché il Senato non avrà concluso gli incontri per la conferma del suo successore, l’ex vice segretario alla Difesa Ashton Carter.
Nominato da Obama a inizio dicembre, Carter è considerato da molti come un deciso cambio di marcia rispetto ad Hagel. Fisico ed ex professore di Harvard, Carter ha una profonda conoscenza delle materie del Pentagono, dalla cyber-guerra alla costruzione dei nuovi bombardieri. E benché i Democratici lo ritengano “uno dei loro”, il nuovo segretario è in realtà un allievo del Generale Brent Scowcroft, ora in pensione ed ex consigliere per la sicurezza nazionale dei Presidenti Repubblicani Gerald Ford e George H.W. Bush.
Quarto segretario alla Difesa Usa in sei anni, Carter ha già promesso che farà sentire la propria voce – un compito non facile perché i suoi predecessori hanno incontrato serie difficoltà a far valere la propria opinione di fronte alla volontà della Casa Bianca di controllare da vicino le questioni inerenti la sicurezza nazionale. Con tanti fronti caldi in tutto il mondo, Carter dovrà trovare il suo posto accanto al Segretario di Stato John Kerry, al consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice e al vice presidente Joe Biden per far arrivare le sue proposte a Obama.
BATTAGLIA SUL BUDGET
Nel 2015 si infiammerà anche la lotta sulla spesa per le forze militari: i tetti al budget pubblico (la cosiddetta ‘sequestration‘) hanno toccato anche il Dipartimento della Difesa e sia i Repubblicani che i Democratici si sono opposti ai tagli sulla difesa.
“Un ritorno alla sequestration metterebbe a rischio il ruolo tradizionale dell’America come garante della sicurezza globale e in ultima analisi la nostra stessa sicurezza”, ha dichiarato a marzo Hagel.
“Penso che la minaccia della ‘sequestration’ sia quasi altrettanto dannosa dei tagli stessi per l’instabilità che introduce nel processo di pianificazione”, ha ribadito a inizio dicembre Jamie Morin, direttore dell’ufficio di Cost Assessment and Program Evaluation del Pentagono.
I NUOVI PROGETTI DELLA DIFESA USA
I politici e i leader della Difesa prenderanno probabilmente nel 2015 due fondamentali decisioni relative al procurement che potenzieranno la dotazione delle forze militari americane. La prima riguarda il Long Range Strike Bomber: l’Air Force dovrebbe assegnare l’anno prossimo la commessa per la costruzione del nuovo bombardiere a lungo raggio per l’aviazione americana.
L’altra decisione attesa è quella relativa al progetto del Joint Light Tactical Vehicle, il nuovo avanzato veicolo militare da ricognizione per l’esercito che deve sostituire gli attuali Humvees.
Inoltre il Corpo dei Marine dovrebbe annunciare il suo nuovo Lockheed Martin F-35 Joint Strike Fighter, che secondo quanto annunciato quest’anno sarà pronto a combattere sul campo proprio nel 2015.
BRACCIO DI FERRO SULLE STRATEGIE
I Repubblicani hanno accusato l’amministrazione Obama di essere priva di una chiara strategia di politica estera; questo è uno dei punti su cui il partito del presidente ha perso consensi nelle elezioni di midterm. Molti commentatori americani temono che nemmeno i Repubblicani abbiano le idee chiare sulla politica estera; tuttavia gli avversari di Obama hanno già garantito che cercheranno di bloccare o annullare le decisioni prese dal presidente in materia di sicurezza nazionale, come l’apertura di un’ambasciata all’Havana o la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo. L’opposizione è capeggiata dai Repubblicani più influenti come il Senatore John McCain, nuovo presidente del Senate Armed Services Committee, o dai Senatori Ted Cruz, Marco Rubio e Rand Paul, che pare siano pronti a candidarsi alle presidenziali del 2016.
I punti caldi della politica estera su cui Casa Bianca e Congresso si potrebbero scontrare sono: la strategia nei confronti dello Stato islamico e del regime siriano di Bashar al-Assad; l’eventuale inasprimento delle sanzioni contro la Russia e l’Iran prima delle prossime trattative sugli arsenali nucleari; la possibilità di ampliare il sostegno ai ribelli siriani e curdi o al governo ucraino.
UN ESERCITO DI ROBOT
Il 2015 potrebbe anche essere un anno storico per le forze militari americane perché la robotica si prepara ad assumere un ruolo da protagonista dopo anni di investimenti e ricerca. Proprio nel 2015, a giugno, l’agenzia Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency) terrà le finali dei campionati mondiali dei robot (World Cup of robots, Robotics Grand Challenge Finals) a Pomona, California.
Il 2015 Robotics Grand Challenge potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nella creazione e nell’impiego di robot per scopi militari nelle situazioni di massimo rischio e emergenza; lo stesso tipo di progettazione potrebbe influenzare poi la creazione di macchine per uso civile (medico o personale).
Dovrebbe essere anche vicino al lancio lo Shipboard Autonomous Firefighting Robot o Saffir, un robot speciale che resiste ad altissime temperature e che comunica con lo staff umano tramite i gesti o i comandi vocali; in caso di incendio crea in tempo reale mappe 3D dei danni e si attiva per estinguere le fiamme.
Importanti annunci sono attesi già alla prossima Naval Future Force Science and Technology Expo che si tiene a inizio febbraio.
IL RITORNO DEI DRONI
Gli Usa hanno messo in bilancio una spesa di 2,4 miliardi di dollari per i droni nell’anno fiscale 2015, un netto ridimensionamento rispetto all’investimento del 2013 (5,7 miliardi), ma la cifra potrebbe essere potenziata alla luce dell’ascesa dello Stato Islamico e della necessità di bloccarne l’espansione anche con l’aiuto dei velivoli senza equipaggio comandati da remoto.
Il sottosegretario alla Difesa Michael Vickers ha infatti spiegato che lo Stato Islamico, “insieme all’instabilità in Nord Africa, ha portato alla luce alcune carenze in determinate aree, in particolare i voli dei droni per operazioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione”. E ancora: “Pensavamo di poter ridurre i ritmi di crescita della nostra flotta ma l’ascesa dello Stato Islamico e altre sfide ci portano a rivedere le strategie”.
Tra i progetti in fase di sviluppo il più importante è considerato Uclass della Marina, un drone che decolla e atterra usando le navi portaerei e che ha una lunga autonomia (14 ore senza necessità di rifornimento) e serve soprattutto per attività di spionaggio. Ma il progetto è anche controverso e da più parti, compresi gli esperti sentiti dall’House Armed Services Committee, è stato chiesto che le forze militari americane puntino piuttosto su droni con minore autonomia di volo ma maggiore capacità di caricare armi a bordo. Nel 2015 si dovrebbe sapere dunque se sarà portato avanti il progetto Uclass o se gli Stati Uniti sceglieranno droni che spiano di meno ma vanno dritti al bersaglio.