Google si appresta a diventare un operatore mobile virtuale (Mvno) negli Stati Uniti: venderà servizi di telefonia mobile direttamente ai consumatori appoggiandosi alle reti di T-Mobile e Sprint. Lo ha riportato il sito hitech The Informer e la notizia è stata poi confermata e arricchita di particolari da The Verge e dal Wall Street Journal. Il progetto avrebbe il nome in codice Nova ed è affidato alla guida dell’executive Nick Fox; il servizio dovrebbe essere lanciato già quest’anno, forse commercializzando i piani tariffari (che sarebbero aggressivamente low cost) sul Play Store come servizio mobile per i cellulari Nexus.
TARIFFE ULTRA LOW-COST
“Se sei una grossa Internet company non vuoi avere a che fare con ogni società del cavo e azienda telefonica che in teoria, o forse anche in pratica, cerca di interferire con la tua libertà di fare affari”, commenta Steve Jurvetson, uno dei fondatori e soci della Draper Fisher Jurvetson di Menlo Park, California, una società del venture capital (Jurvetson è nei Cda di SpaceX, la start-up dell’industria spaziale che realizza satelliti per le comunicazioni in cui Google ha appena investito una grossa somma).
Secondo alcune fonti, l’accordo con Sprint sarebbe in realtà già realizzato: Google affitterebbe capacità sulla sua rete e così potrebbe offrire direttamente agli utenti di cellulari i servizi mobili. Con T-Mobile le trattative, separate, sarebbero ancora in corso.
Il servizio di Google dovrebbe proporsi con piani tariffari che costeranno pochissimo, anche meno di quelli di Sprint e T-Mobile che già sono considerati operatori low-cost rispetto a Verizon ed At&t. Google starebbe anche sviluppando delle nuove e non meglio specificate “communication” apps associate ai piani dati mobili. Ci sarebbero sia tariffe “no limits” che tariffe “a consumo”.
SCOMPIGLIO TRA I CARRIER
Secondo alcuni l’offerta di Google sarebbe una rivoluzione sul mercato mobile negli Stati Uniti e obbligherebbe le grandi telco a un ripensamento delle loro strategie: non a caso, Masayoshi Son, presidente della giapponese SoftBank (che possiede Sprint), avrebbe facilitato l’accordo tra la sua compagnia mobile e Google, probabilmente per creare scompiglio tra le rivali maggiori, Verizon ed At&t.
L’impatto di Google come Mvno sarebbe però da guardare più nel lungo termine che nell’immediato: la stessa Sprint per ora ritiene che i nuovi clienti wholesale che avrà grazie al servizio di Google saranno un vantaggio maggiore rispetto al potenziale rischio che Google diventi un temibile concorrente. Google, al momento, si starebbe limitando a sondare il terreno anche se, aggiungono i commentatori americani, quando Google deciderà di voler essere davvero un operatore mobile e muovere guerra agli operatori tradizionali, avrà tutti gli strumenti per farlo, con o senza le alleanze di altri partner.
Google del resto ha dichiarato di non avere ambizioni di conquistare grandi fette di mercato come Mvno e che il progetto Nova è un “esperimento” che serve soprattutto a spingere i grandi carrier americani a migliorare i loro servizi.
Il Ceo Larry Page non ha mai nascosto il suo disprezzo per le compagnie telefoniche tradizionali che, a suo vedere, non innovano abbastanza e che propongono software con il loro brand che compete con le offerte di Google. Entrando sul mercato mobile, insomma, Google vuole pungolare gli operatori mobili esistenti a innovare sui prezzi e sulle reti, con l’obiettivo di potenziare le connessioni Internet, perché siano più efficienti e veloci, così le persone sono sempre connesse, fanno ricerca, usano i servizi di Google e vedono le sue pubblicità.
LA REAZIONE DI VERIZON
Il Cfo di Verizon Communications Fran Shammo ha avuto modo di confermare e commentare le notizie sul progetto di Google di trasformarsi anche in un operatore mobile. “E’ solo un altro concorrente che avremo di fronte”, ha dichiarato Shammo in un incontro con gli analisti. Per lui la mossa di Google è un esempio lampante di quanto l’industria wireless sia competitiva negli Usa oggi e la prova che non c’è bisogno che venga ulteriormente regolata (un messaggio per la Fcc e i suoi piani sulla net neutrality).
“L’obiettivo di Google è di aumentare la velocità di connessione così le persone fanno più ricerca”, ha detto Shammo spiegando che più utenti usano la ricerca di Google più sono le pubblicità che Google può far visualizzare, con conseguente aumento del guadagno per Big G.
STRATEGIE E SFIDE DI GOOGLE
Verizon può avere le sue ragioni per non lasciarsi impressionare dall’ingresso di Google sul mercato mobile e dalla sua prevedibile guerra sui prezzi ai consumatori: per Google la strada non sarà del tutto spianata. Anche se il colosso di Internet non deve accollarsi le spese per costruirsi la sua rete mobile, dovrà comunque gestire alcune attività fondamentali connesse col diventare un operatore, dal servizio clienti alle fatturazioni.
Google inoltre non ha alcuna presenza retail e potrebbe avere difficoltà a commercializzare la sua offerta: infatti per ora sembra che venderà device e servizi solo online e non è ancora chiaro quali produttori di cellulari si siano accordati con Google per supportare i suoi servizi mobili.
Al tempo stesso Google “non è priva di esperienza nel wireless (è stata uno dei primi a investire in Clearwire, poi acquisita da Sprint) e ovviamente è l’architetto del sistema Android“, sottolinea l’analista di Wells Fargo Jennifer Fritzsche. “Va anche notato che At&t e Verizon sono importanti partner di Google su Android: come reagiranno ora alla sua concorrenza come operatore? Alleandosi con i due carrier rivali di At&t e Verizon, Google manda un messaggio agli incumbent. Per noi appare molto interessante la relazione di Google con Sprint: ha spettro e copertura nelle città e questo interessa molto a Google”.
A Google interessa molto in generale la telefonia mobile come strumento ormai preferenziale di connessione alla Rete. Nella sua strategia per un mondo sempre connesso rientrano anche il progetto 1 Gbps Google Fiber (banda larga su fibra ottica che Google ha realizzato in prima persona in una serie di città americane) e l’azione di lobby presso la Fcc perché venga liberato l’uso dello spettro nei 3.5 GHz con cui le telco ma soprattutto i nuovi entranti sul mercato mobile potranno fornire servizi a prezzi più bassi, soprattutto nelle città dove c’è spesso un sovraccarico di traffico dati. A Google piacerebbe avere accesso almeno in parte a queste frequenze e aggirare la dipendenza dai provider tradizionali. E sta lavorando attivamente su questo fronte: Milo Medin, top manager di Google prima a capo di Google Fiber, ora dirige un “progetto sull’accesso a Internet”. Google ha anche assunto di recente due esperti di frequenze mobili, Andrew Clegg, della National Science Foundation, e Preston Marshall, ex dell’agenzia DARPA. Infine la scorsa estate ha comprato la start-up Alpental Technologies, che lavora su tecnologie di accesso wireless di nuova generazione.