Molto difficilmente Sergio Mattarella sarà il dodicesimo Presidente italiano. Troppi indizi ed un semplice ragionamento politico, lo fanno sospettare.
Innanzitutto, i conti: senza l’apporto di Forza Italia, la riforma costituzionale al Senato rischia di non passare. Quindi, se Berlusconi non dovesse mollare l’osso (e perché mai lo dovrebbe fare!) è giocoforza per il Premier non archiviare, troppo in fretta, il patto del Nazzareno per ritrovarsi con niente in mano (Italicum, compreso) e mettere a repentaglio la stessa legislatura. Sempre che non sia questo il suo vero fine.
Ma oltre alle implicazioni politiche, assai pesanti, molte cose non tornano. Prima di tutto il colloquio di ieri con il quirinabile Casini. Perché mai Renzi avrebbe voluto incontrare direttamente e non certo senza qualche imbarazzo, l’ex Presidente della Camera mentre poteva semplicemente interpellare -come è accaduto, più sobramente, con le consultazioni dei giorni scorsi – il segretario dell’Udc, Cesa?
Perché Renzi, che aveva promesso di fare il nome del vero candidato solo dopo la terza votazione, ha voluto scoprirsi, improvvisamente e ben 24 ore prima dall’inizio delle votazioni, e mettere a repentaglio l’elezione del “suo” candidato?
Se poi, Renzi voleva «premiare» la minoranza (Mattarella fu a suo tempo un candidato della segreteria Bersani-Fassina-Orfini) e ricucire nel partito poteva lanciare Bersani, su cui avrebbero potuto facilmente convergere i voti dei grillini e della sinistra più estrema e, forse, dei centristi che sarebbero potuti ritornare nell’orbita renziana anche in vista delle regionali.
Massimo risultato, con il minimo sforzo!
Sempre che la «renzata» non fosse proprio il lancio di Bersani (uomo assai stimato anche nel centro-destra), bruciato dalle quirinarie dei 5Stelle.
Vedremo! Certo è che il fronte pro-Mattarella è assai composito (PD unito, Sel, SC, Pi-Cd-ex-M5S con l’eventuale aggiunta di Gal e Autonomie-Psi-Pli) ed i numeri alquanto risicati (559-605) da mandare a nozze i franchi tiratori di professione che, senza colpo ferire, assieme all’affossamento del giudice costituzionale potrebbero facilmente decretare la prima “Caporetto” per Matteo Renzi.
Tanto che il Premier, sapendo il fatto suo, ha sottolineato più volte di fronte ai gradi elettori PD che Mattarella è il candidato del partito. Rafforzando l’impressione di conservare, per eventuali “futuri scenari”, un jolly. Quel «PierFerdy» da sempre affascinato dal “Partito della Nazione”.
Più che una «renzata», la vera ipoteca sul futuro per l’ex Sindaco!