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Così è rimbalzata la fiducia delle imprese e delle famiglie

inflazione

L’indice composito di fiducia delle imprese elaborato dall’Istat è rimbalzato a 91,6 a gennaio, dopo essere sceso nei due mesi precedenti. È il livello più alto da settembre 2011. Contrariamente a quanto avvenuto in novembre e dicembre, la fiducia è salita nei servizi e nelle costruzioni, mentre è scesa nel manifatturiero e nel commercio al dettaglio.

Nel manifatturiero (il settore considerato maggiormente anticipatore dell’attività economica), la fiducia è risultata poco variata nel mese (a 97,1 da 97,3 di dicembre). Si tratta del primo lieve calo dopo tre mesi di aumento.

Sono rimasti stabili sia i giudizi che le attese sugli ordini (a -24 e +6, rispettivamente), mentre le indicazioni sulla produzione sono miste: le imprese sono meno pessimiste sull’output corrente ma rivedono al ribasso le intenzioni di aumento della produzione per il futuro. Il saldo relativo alle scorte si riduce a 1 da 2 precedente (si tratta di un segnale positivo per le prospettive della produzione futura).

L’indagine mostra anche un incoraggiante rimbalzo per le aspettative sia sull’economia in generale che sull’occupazione in particolare.

Ancor più marcato il rimbalzo per la fiducia dei consumatori, salita a 104 a gennaio da 99,9 di dicembre. Si tratta del primo rialzo dopo un trend di calo durato per tutta la seconda metà del 2014, che porta l’indice ai massimi da 6 mesi. Il dato è risultato superiore alle attese.

Il dettaglio dell’indagine è anche più confortante dell’indice sintetico, in quanto mostra che il miglioramento è generalizzato e riguarda sia la situazione economica dell’Italia che la condizione personale degli intervistati, sia i giudizi sulla situazione corrente che le attese per il futuro.

Da notare che le aspettative delle famiglie sulla disoccupazione sono scese per il terzo mese consecutivo, a 41 da 48 precedente. Si tratta di un minimo dai livelli pre-crisi (giugno 2008). Si tratta di un segnale del fatto che il peggio per il mercato del lavoro potrebbe essere alle spalle.

Gli intervistati segnalano anche un miglioramento del bilancio famigliare e delle possibilità sia attuali che future di risparmio. Salgono anche le opportunità di acquisto di beni durevoli.

Infine, calano decisamente sia i giudizi che le attese sull’inflazione (a -22 e -31 rispettivamente), a conferma del fatto che permane l’usuale correlazione negativa tra aspettative inflazionistiche e fiducia/intenzioni di acquisto dei consumatori. Ciò conferma che al momento la bassa inflazione non sembra rappresentare un freno per i consumi (anzi è l’unico sostegno al potere d’acquisto delle famiglie).

In sintesi, il rimbalzo della fiducia sia delle imprese che delle famiglie a gennaio è a nostro avviso uno dei primi segnali che l’economia italiana sta cominciando a beneficiare dell’impatto dei recenti shock positivi sui mercati finanziari. Nelle nostre stime, l’impatto congiunto dagli shock su energia e tasso di cambio, nonché dal QE deciso dalla BCE, può valere potenzialmente, sotto ipotesi “caute”, lo 0,8% del PIL all’anno. Di questo, lo 0,3/0,4% è “aggiuntivo” rispetto alla nostra attuale previsione per il 2015 (0,4%).

Tuttavia, prima di rivedere le previsioni scegliamo prudentemente di aspettare che l’impatto delle variabili esogene si rifletta in misura più tangibile sui fondamentali che guidano la domanda domestica. Anche su questo fronte, comunque, il miglioramento del reddito disponibile per i consumatori e delle condizioni finanziarie per le imprese, che potrebbe spiegare il rimbalzo della fiducia di famiglie e aziende a gennaio, giustifica prospettive meno incerte rispetto al recente passato. In altri termini, per la prima volta da molto tempo, sulle stime di crescita per l’Italia pendono rilevanti rischi verso l’alto.


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