Mancano meno di cinque mesi all’inizio di Expo 2015 e una delle maggiori attrazioni sarà senza dubbio il Padiglione Usa che, com’è tradizione, sarà tra i più tecnologici e interattivi. L’interesse per il Padiglione americano deriva anche da una particolarità non riscontrabile in nessun altro Paese partecipante, ovvero la natura esclusivamente privata – nel nostro caso aziendale – delle risorse che finanzieranno la costruzione e la gestione dello Usa pavilion.
Infatti, a causa di una legge federale risalente agli anni 80, il governo americano non può finanziare iniziative catalogabili come sostegno all’export con risorse pubbliche. Pertanto, come accaduto per le precedenti edizioni di Expo, il Dipartimento di Stato a luglio 2013 ha pubblicato una gara d’appalto (una Request for ro- posal) per individuare un partner privato che collaborasse con il governo americano per garantire la partecipazione a Expo Milano 2015, ovvero assicurasse le risorse finanziarie necessarie, progettasse, costruisse, gestisse e, alla fine di Expo, smantellasse, il padiglione Usa. Come American chamber of commerce in Italy (AmCham) abbiamo appreso dell’esistenza di questo bando grazie alla missione diplomatica americana in Italia e, attraverso i contatti con l’organizzazione Expo, siamo venuti a conoscenza che due tra le più iconiche organizzazioni del settore culinario americano – l’International culinary center e la James Beard foundation – stavano considerando di sviluppare una proposta per partecipare alla gara del Dipartimento di Stato.
Alla luce dell’impegno che la Camera profonde da quasi cent’anni (nel 2015 festeggeremo il centenario) nello sviluppo delle relazioni transatlantiche, abbiamo deciso di volare a Washington, incontrare Dorothy Hamilton (fondatrice dell’International culinary center e presidente dei Friends of the Usa pavilion) e di unirci a loro nella creazione dei Friends of the Usa pavilion (Friends). Solo un mese più tardi, il 13 ottobre 2013, i Friends sono stati ufficialmente incaricati dal Dipartimento di Stato di assicurare la partecipazione degli Usa a Expo. Da allora con i nostri partner abbiamo contattato più di un centinaio di aziende americane e italiane con interessi negli Usa per presentare il nostro progetto e valutare insieme opportunità di collaborazione.
La natura stessa del padiglione americano ne fa di fatto un’iniziativa “per le aziende e delle aziende”, in quanto senza il loro contributo il padiglione non esisterebbe. Per questa ragione l’Usa pavilion rappresenta una vera e propria piattaforma che, per usare le parole del segretario di Stato John Kerry, è open for business, un luogo dove le aziende potranno contribuire a raccontare il messaggio che gli Usa presenteranno a Expo ma anche e soprattutto sviluppare contatti e rafforzare relazioni con gli sponsor del padiglione e di Expo, con le delegazioni di business in visita a Milano durante i sei mesi dell’esposizione universale e con le rappresentanze ufficiali dei 144 Paesi partecipanti.
Questo sistema di partecipazione a Expo che fa degli Stati Uniti un caso unico tra i Paesi partecipanti, rappresenta per chi scrive una vera e propria partnership virtuosa. Anche da un punto di vista dei contenuti questo sistema rappresenta un caso interessante: il governo americano coinvolge e integra le aziende – attraverso le loro tecnologie, soluzioni, esperienze e innovazioni – nella storia che il padiglione Usa porta a Expo dimostrando, in questo modo, non solo cosa l’amministrazione, ma l’intera società americana, pensa di un certo tema.
Ciò assume particolare importanza, soprattutto se si considera il tema che Expo affronta: Feeding the planet, energy for life e quindi, nel nostro caso, come gli Stati Uniti d’America affrontano il tema della food security e della disponibilità di risorse alimentari per una popolazione mondiale in continua crescita e che entro il 2050 ci si aspetta raggiunga i 9 miliardi di individui. Questa per gli Stati Uniti è una grande opportunità anche per mostrare al mondo che il cibo americano non necessariamente è junk food. L’exhibition che il padiglione presenterà contribuirà a rendere visibile un lato fino a ora poco conosciuto della cucina e delle tradizioni alimentari americane – dal tacchino della cena di Thanksgiving alle aragoste del Maine – e che offrirà un punto di vista diverso sulle abitudini alimentari negli Usa.
La presenza degli Stati Uniti all’esposizione universale di Milano porta con sé anche molti benefici per il nostro Paese. Il prestigio di ospitare quella che ancora oggi è la più grande economia al mondo è una grande occasione per rafforzare ulteriormente le relazioni economiche e diplomatiche con il governo americano (gli Stati Uniti rappresentano il terzo partner commerciale per le esporta zioni dell’Italia che negli ultimi anni hanno riscontrato una significativa crescita, solamente tra 2012 e 2013 sono passate da 38,1 miliardi di dollari a 40 miliardi di dollari facendo registrare un incremento del 5%). Inoltre, va ricordato che il Padiglione Usa, come la partecipazione di tutti i Paesi che saranno presenti a Expo, rappresenta un investimento estero che crea ricchezza e posti di lavoro e che potrà fungere da volano per il futuro.
In qualità di grande evento internazionale, l’Esposizione universale di Milano rappresenta una vetrina per l’Italia, l’occasione di mostrare al mondo quali potenzialità e straordinarie occasioni di investimento il nostro territorio offre, così da attirare l’attenzione delle imprese partecipanti e, magari, convincerle a investire nel nostro Paese una volta che l’esposizione sarà conclusa.
Aziende americane quali General Electric, Microsoft e 3M, che sono presenti in Italia ormai da molti anni e che in Italia hanno trovato un luogo dove coltivare talenti, condurre progetti di ricerca e sviluppare prodotti e soluzioni innovative, conoscono il nostro Paese e il suo potenziale, e ci credono a tal punto che hanno deciso di investirvi due volte: come aziende (investitori esteri) e attraverso il Padiglione Usa. Per noi di AmCham il Padiglione Usa ed Expo rappresentano un mezzo non un fine, un’occasione importante – se non unica visto che per molto tempo non avremo l’opportunità di ospitare un’altra esposizione universale – attraverso la quale rafforzare le relazioni transatlantiche, presentando il meglio degli Stati Uniti, e al contempo spiegare al mondo che l’Italia è capace di grandi cose e che può essere un luogo appetibile per le imprese estere alla ricerca di valide e interessanti opportunità di sviluppo.
Simone Crolla – Managing director dell’American Chamber of Commerce in Italy