In un mondo che ha esasperato gli antagonismi elevandoli a pensiero, ci ritroviamo incapaci di pensiero critico, cioè libero.
Dobbiamo fare in modo che, soprattutto le giovani generazioni, ritornino a pensare in termini di analisi complessa, di contesto, senza trascurare ma integrando conoscenze, competenze, esperienze. Non esistono, nella realtà, problemi che possano essere analizzati con un occhio disciplinare; tutte le sfide della vita, infatti, chiedono di essere approfondite attraverso una riflessione pertinente, mai lineare.
Ai vari livelli e secondo le particolari caratteristiche, i luoghi dell’educazione e della formazione, salvo lodevoli eccezioni, devono praticare il pensiero critico. Si fatica a considerare l’insegnamento come un processo virtuoso e circolare di arricchimento nella Conoscenza, finalizzato a problematizzare le certezze e ad acquisire un metodo basico e transdisciplinare di comprensione delle realtà particolari e della realtà globale (ritrovando la globalità in ogni particolare), al di là degli specialismi e delle tecnicalità. Si fatica, in sostanza, a considerare l’insegnamento come un processo comunitario, di crescita comune, di condivisione strategica.
Il mondo di oggi ha urgente bisogno di pensatori critici, di visionari; ciò è necessario per costruire un sistema di “competizione cooperativa” (davvero globale e non solo globalizzato), reintegrando nel profondo la convivenza umana e non continuando, come accade, a separarla e a disgregarla.
