La strage alla rivista satirica Charlie Hebdo era prevedibile (e forse evitabile)? E se è vero che dietro il gesto dei fratelli Kouachi ci sarebbe l’al Qaeda yemenita, ci sono stati dei segnali che prima del 7 gennaio potevano far presagire l’elaborazione di un disegno terroristico per colpire il cuore dell’Europa? Sfogliando le pagine del magazine qaedista Inspire, gli interrogativi sono legittimi.
CHARB E LA LISTA NERA DI “INSPIRE”
Il nome di Stéphane Charbonnier, direttore della rivista francese e tra i primi ad essere crivellato dai kalashnikov di Chérif e Saïd Kouachi, era già presente da un anno nella lista nera dei 9 uomini “Wanted dead or alive for crimes against Islam” – in cui compaiono tra gli altri il politico olandese Geert Wilders e il pastore americano Terry Jones – pubblicata in uno dei numeri del magazine di propaganda qaedista, in cui le foto segnaletiche dei ricercati sono accompagnate dal motto «un proiettile al giorno toglie l’infedele di torno».
IL NUMERO DI DICEMBRE
Ma ci sarebbe di più. Nel numero di dicembre di Inspire, intitolato “Neurotmesis”, ci sono indizi che potrebbero tradursi in vere e proprie direttive ed esortazioni per gli attentatori di Parigi. La quattordicesima uscita del magazine è dedicata alla crociata di al Qaeda in Europa e in Occidente, con approfondimenti sugli attentati dell’11 settembre e della maratona di Boston, e in cui viene ribadito che Regno Unito, Francia e USA restano gli obiettivi principali degli attacchi terroristici. Il numero, uscito due settimane prima l’attentato a Charlie Hebdo, ha tra le immagini più evocative la sagoma di un uomo inginocchiato che prega con accanto una pentola a pressione e sullo sfondo grattacieli. Segue la frase: «Se tu hai la conoscenza e la sapienza devi passare all’azione».
Tra una rassegna delle impressioni e dei commenti alla rivista provenienti dalla stampa e dalle istituzioni occidentali – della serie, “come ci vedono” – e una lettera al popolo americano in cui si spiega la legittimità della “guerra” contro gli Stati Uniti – e passando per un’intera sezione in cui viene illustrato in modo certosino e con toni da rivista da cucina come, dove e contro chi pianificare attacchi costruendo in modo semplice e veloce una bomba “invisibile” fatta in casa – una pagina della rivista è occupata dalla rubrica “Mujahid’s Notes”. Si tratta di un appuntamento fisso del magazine in cui vengono riportate su finti block notes una serie di annotazioni del combattente-tipo impegnato nella jihad. E accanto a queste, su una scrivania immaginaria, compaiono di volta in volta degli oggetti, assemblati in maniera apparentemente casuale.
GLI INDIZI NASCOSTI IN “MUJAHID’S NOTES”
Nella rubrica “Mujahid’s Notes” del numero di dicembre, tra gli appunti riportati su fogli, agende e post-it, spuntano un passaporto francese e un portapenne contenente delle matite. Non solo. Tra le frasi scritte su uno dei blocchi immediatamente vicini all’icona del passaporto, ce ne sono alcune che recitano: «Le forze di sicurezza europee stimano che al momento 400 sospettati “lupi solitari” stanno pianificando e organizzando attacchi in Europa», «Ritirate i vostri passaporti per la “lone jihad”», «Qual è la differenza tra un mujahid inerte e uno attivo?». Elementi che ad una lettura superficiale possono dire poco o apparire del tutto ininfluenti, ma che per gli addetti ai lavori rappresentano dettagli preziosi.
LA POSIZIONE DI FABRIZIO CALVI DI “LIBÉRATION”
Fabrizio Calvi, giornalista italiano tra i fondatori di Libération, esperto di criminalità organizzata e servizi segreti, ritiene che Inspire contenga, di fatto, «l’ok per i fratelli Kouachi». «Precisamente – spiega – è un messaggio degli jihadisti, in cui si vede un passaporto francese e sotto, la foto di un porta matite». Si tratterebbe, insomma, di un messaggio in codice, di un segnale. E il fatto che la rivista fosse liberamente consultabile in rete da dicembre, fa pensare che i servizi segreti fossero a conoscenza dei contenuti e, di conseguenza, del pericolo a cui erano esposti i vignettisti francesi, americani e olandesi. Tanto che negli Stati Uniti, dove l’allarme è evidentemente risuonato con una certa insistenza, hanno pensato bene di mettere sotto protezione la disegnatrice satirica Molly Norris che aveva dato vita alla campagna “Ogni giorno facciamo una caricatura di Maometto”, trasferendola in una località segreta e assegnandole una nuova identità. Per Calvi Inspire può aver fornito precise indicazioni agli attentatori di Charlie Hebdo in ragione del fatto che è stato «Al Awlaki, uno dei dirigenti di Al Qaeda più ricercati dagli americani nonché la mente ideologica nella penisola arabica, ad aver lanciato la crociata contro i caricaturisti che “oltraggiano” il Profeta». Calvi ricorda inoltre che già negli scorsi mesi «i servizi segreti francesi hanno sventato 5 attentati, tra cui uno davvero terribile» ma che «per il sesto non ci sono riusciti».
IL RUOLO DI “INSPIRE” NELLA PROMOZIONE DEL TERRORISMO
Del resto Inspire, pubblicato da al Qaeda nella Penisola Araba (AQAP) sin dal luglio del 2010, rappresenta uno degli strumenti attraverso cui l’organizzazione cerca di raggiungere e dialogare. È rivolto, sostanzialmente ai giovani lettori americani e britannici e negli anni passati ha svolto un’attività di mediazione in lingua inglese dei messaggi lanciati da Osama Bin Laden. Ma la rivista ha anche lo scopo di fare incetta di nuovi “lupi solitari” da sguinzagliare in giro per l’Occidente. Moltissimi estremisti locali o internazionali, infatti, sono stati motivati alla militanza dalla rivista e in molti casi l’hanno utilizzata come manuale di istruzioni per costruire ordigni e bombe in vista di attentati di matrice terroristica.