La notizia dell’attacco alla redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo mette in luce un disegno di lotta alla civiltà occidentale fondata sulla libertà di parola, al diritto di satira e al multiculturalismo di matrice europea.
La tragedia si consuma quando da più fronti le libertà religiose vengono difese – come ultimamente in Germania e Svezia -, a scapito di una indignazione popolare contro il politically correct che la politica occidentale manifesta soprattutto nei confronti di musulmani non pacifici.
I principi e la dignità di cittadinanza nelle democrazie occidentali sono attualmente minacciati dal sospetto del vicino diverso, convertito, che potrebbe rivelarsi un terrorista Isis “fai da te”; dall’intollerante perdurare dell’eccezione “islamica” rispetto alle regole comuni.
Il terrorismo che inneggia alla guerra delle civiltà dovrebbe far riflettere i pseudo leader occidentali che perdono tempo e risorse a definire o rievocare confini e sfere di influenza territoriali a scapito della minaccia diretta alla civiltà euroatlantica includente la Russia.
Già l’attentato suicida di ieri a Istanbul faceva da premessa al peggio. Mai ci saremmo aspettati un attacco tra Hagia Sophia e la Moschea Azzurra, tra i luoghi più sorvegliati della Turchia insieme agli edifici governativi, con tutto il mondo concettuale e simblico che questi evocano per i popoli e le tradizioni plurisecolari tra oriente ed occidente.
Huntington ha fatto breccia nelle menti perverse degli intellettuali terroristi pseudo musulmani che hanno ideato e sferrato l’attacco, ma ciò che lascia trasecolati è l’efferatezza stragista che ha voluto marchiare con il sangue la libertà che abbiamo conquistato in secoli di guerre e progressi scientifici, sociali e culturali, che partirono idealmente con il contributo della tradizione sapienziale e filosofica islamica medievale.
Sarebbe il caso di iniziare a riflettere sui programmi culturali ed educativi delle nuove generazioni di occidentali, cui fanno parte milioni di musulmani, trovando spazio per una inclusione filosofica e concettuale dell’Islam illuminato e spirituale come l’abbiamo ereditato nei testi a noi pervenuti per edificare una civiltà policulturale sapienziale e non l’ennesima civiltà suicida.
Gli assetti geopolitici tragici che si stanno configurando non lasciano spazio che al lume della ragione, da ritrovare tra le pagine della storia e della memoria. Il relativismo uccide.